Genova 01 di Fausto Paravidino al Teatro Nazionale di Quarrata(PT) sabato 7 Febbraio 04 di Fausto Paravidino al Teatro Nazionale di Quarrata (PT) sabato 7 Febbraio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 gennaio 2004 17:10
<I>Genova 01</I> di Fausto Paravidino al Teatro Nazionale di Quarrata(PT) sabato 7 Febbraio 04 di Fausto Paravidino al Teatro Nazionale di Quarrata (PT) sabato 7 Febbraio

Genova 01 racconta ciò che avvenne a Genova al di fuori della cosiddetta zona rossa durante i giorni del G8. Rappresentare questo testo, per me è raccontare la lotta antica dell'uomo contro la dittatura, contro qualsiasi forma di dittatura, da quella perpetrata negli scontri di Genova a quella quotidiana, nascosta e apparentemente meno pericolosa dell'uomo contro se stesso. Credo che il G8 si possa riassumere in cinque grandi argomenti, che in “Genova 01” trovano una loro ‘sublimazione drammaturgica’ nei cinque atti che lo compongono.

Quasi ricalcando la struttura dei cinque atti shakespeariani, il primo racconta di come ambo gli eserciti si stanziarono nei rispettivi accampamenti e di come l'uno cantò e ballò in nome di un altro mondo diverso e possibile; l'altro osservò con fredda circospezione. Quelle medesime motivazioni, quella stessa smania per la verità, ebbene quei ‘sogni’ scintillavano ancora negli occhi di quei valorosi all’alba del secondo giorno e per noi secondo atto, ma ben presto ebbero a dover resistere, ebbero a dover chiedere coraggio a se stessi e ai loro cavalieri, che cadevano sotto i colpi della repressione.

Questa giornata è la più difficile da raccontare poiché è la più densa di avvenimenti, di orari, di immagini e di smarrimento, di stupore, di paura. Questo è l’atto più raccontato, più narrato, anche registicamente proprio perché ci sono tanti punti di vista e ognuno di loro necessita una collocazione all'interno di quel caos, che troverà quiete soltanto nel fragore di quei due spari, nel silenzio di quella morte. Il giorno e atto successivo si aprono con il rancore e la paura nel cuore di quelle trecentomila persone che non sono più separate in tanti gruppi come ieri, oggi sono un fiume, un enorme fiume che viene bloccato e fatto straripare.

Il quarto atto rappresenta ciò che non poteva essere né atteso né previsto, come la foresta in Macbeth si anima e pare prendere vita, così con lo stesso stupore e terrore credo siano stati accolti i massacratori della Diaz. Di questa notte si sa poco, abbiamo solo un video che ci fa vedere l'arrivo, ma cosa sia effettivamente successo lo sanno solo coloro che erano presenti. Certo abbiamo anche, il sangue, le fratture, le urla di quella notte. Qui la storia sembra sprofondare nella tenebra del mistero, si vede sempre meno, e anche la mente sembra non comprendere più quali siano le logiche che governano l’universo, fino a perdere completamente coscienza nel quinto e ultimo atto (i fatti di Bolzaneto) all'interno di ciò che più c'è di oscuro e terrificante nell'animo umano, ovvero il suo istinto al predominio, alla violenza, all'odio.
[Filippo Dini]

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