Società della salute, Toccafondi (ApF) e Grazzini (FI): «Si aggiunge un nuovo livello burocratico senza riformare il sistema»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 novembre 2003 16:14
Società della salute, Toccafondi (ApF) e Grazzini (FI): «Si aggiunge un nuovo livello burocratico senza riformare il sistema»

«Così come è formulata la proposta tende a restituire ai Comuni un pieno coinvolgimento nel governo della sanità, ma un sindaco non può svolgere le attività e allo steso tempo controllarne il servizio, non può approvarsi il bilancio previsionale e deliberare di ripianarne i deficit, non può affermare che il servizio sociale lo possono svolgere anche i privati e il privato sociale, e poi considerarli marginali». Così il capogruppo di Azione per Firenze Gabriele Toccafondi e il consigliere di Forza Italia Graziano Grazzini giudicano la "Società della salute", ovvero del consorzio fra il Comune e la Regione, attraverso l'Azienda sanitaria per governare insieme gli interventi territoriali sociali e sanitari.

«Questa impostazione - hanno aggiunto i due esepinenti del centrodestra - comporta quindi pregi e difetti. Sicuramente individuare a chi appartiene la responsabilità delle azioni in campo sanitario e sociale è da considerarsi un pregio rispetto alle attuali responsabilità parziali e agli scarica barile tra politici, amministratori, direttori e delegati. La prima cosa che si evidenzia attualmente nella gestione della macchina sanitaria è l'impossibilità di avere un referente che come tale abbia le responsabilità del ruolo che ricopre».

Secondo Toccafondi e Grazzini «chi detiene il potere del nuovo organismo, ovvero il Sindaco, ha poteri di governo molto ampi e dovrebbe quindi essere scontato e opportuno che chi è chiamato a governare dal voto dei cittadini debba assumersi l'intera responsabilità del buon funzionamento dei servizi, ma che non possa anche essere organo di controllo di se stesso». «L'azione di controllo e verifica della qualità dei servizi erogati, della congruità delle scelte effettuate e del risultato economico raggiunto - hanno proseguito - spettano ad un organo terzo che non può limitarsi ad avere una limitatissima funzione di presa visione.

Le varie consulte e comitati e anche il richiamo alla norma di vigilanza sugli atti che spetta ai consiglieri, secondo l'articolo 9 della convenzione, non sono adeguate ad esercitare un reale controllo su un organismo da 450 milioni di euro che eroga servizi a migliaia di cittadini». «Di questa sperimentazione non convince nemmeno la filosofia - hanno concluso Toccafondi e Grazzini - visto che nei documenti si legge che il sistema pubblico sarà sempre di più centro del sistema toscano. Occorre comprendere che il sistema pubblico non può reggersi da solo, ha bisogno del privato e del privato sociale.

Solo là dove non può arrivare il pubblico e in eventuale presenza di risorse finanziarie aggiuntive, allora verranno individuate le forme di compartecipazione tramite convenzioni o gare: questa è una filosofia che non aiuterà chi ha bisogno di assistenza a trovare la migliore risposta alla sua necessità e relegherà il privato o il privato sociale, ad accessorio quasi ingombrante. E' in sostanza un monopolio pubblico che non aiuta il miglioramento del servizio, in questo caso è reale la preoccupazione di vedere che il cambiamento rischia di non essere di mentalità ma solo di facciata o di poltrone».

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