Comprese tra il bacino dell’ex Padule di Bientina e quello del Padule di Fucecchio, le modeste alture delle Cerbaie (altezza massima 100 m. s.l.m.) si estendono per una superficie di circa 4000 ettari nei comuni di Fucecchio, Santa Croce sull’Arno, Castelfranco e Santa Maria a Monte, con propaggini nell’ambito del territorio di Altopascio. L'area costituisce un'importante risorsa ecologica, essendo tuttora coperta in buona parte da una ricca vegetazione formata prevalentemente da pini marittimi e, in minor misura, da querceti (cerri, roveri, farnie, robinie).
I "vallini" più umidi sono caratterizzati da un particolare microclima, che favorisce la sopravvivenza di specie vegetali altrove estinte.
Nei secoli passati l’utilizzazione dei boschi delle Cerbaie da parte delle comunità locali si è basata su forme di sfruttamento collettive e si è tradizionalmente incentrata, oltre che sull'agricoltura, sull'allevamento brado e transumante degli ovini e sul taglio del legname da ardere e da costruzione, oltre che sulla raccolta dei prodotti del sottobosco che hanno costituito a lungo un’importante integrazione per le economie della zona.
Importante la caccia anche a specie oggi scomparse (cinghiali, caprioli). Il massiccio sfruttamento del legname di querce ha provocato, già dai primi del Settecento, importanti trasformazioni ecologiche, facendo diradare il querceto a vantaggio dei pini marittimi, divenuti oggi prevalenti.
La recente diffusione del Matsococcus feyitaudi (cocciniglia corticicola del pino marittimo) sta rapidamente essiccando i pini marittimi, che vengono pertanto eliminati senza che esista un progetto, almeno su scala regionale, di sostituzione delle piante rimosse.
Ci troviamo perciò di fronte a un mutamento ecologico epocale che potrebbe comportare il degrado di tutta l’area.
L’incontro promosso dalla Fondazione Montanelli Bassi e dalla Società Botanica Italiana rappresenta un’occasione per studiare un’alternativa alla scomparsa della pineta nel tentativo di governare questa importante mutazione, eventualmente avviando un progetto di “restauro ambientale”, che riporti nelle Cerbaie l’originario primato del querceto.