Regione Toscana: un progetto per alloggi sociali
Ma brucia ancora la morte di un'handicappata nei giorni scorsi a Calenzano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 settembre 2003 19:07
Regione Toscana: un progetto per alloggi sociali<BR>Ma brucia ancora la morte di un'handicappata nei giorni scorsi a Calenzano

Diciassette centri di prima accoglienza presenti nei Comuni della Usl di Empoli diventeranno alloggi sociali dove ospitare famiglie in gravi difficoltà, italiane e non italiane: persone che hanno perso il lavoro o che comunque vivono al momento in condizioni di estrema marginalità. Il progetto prevede per Empoli la realizzazione di 4 alloggi sociali per immigrati e fasce sociali deboli nel centro di accoglienza di Martignana. Delle diciassette strutture, altre cinque sorgono a San Miniato, quattro a Santa Croce sull'Arno, tre a Fucecchio, ed il resto a Castelfiorentino, Vinci e Limite sull'Arno.

La proprietà è per lo più pubblica ed al momento possono ospitare 217 persone. La trasformazione in alloggi sociali prevede una ristrutturazione che partirà quest'anno, con i primi appartamenti già disponibili nel 2004. La Regione Toscana ha illustrato il progetto questa mattina, in una conferenza stampa a Palazzo Bastogi, a Firenze. "La Regione Toscana intende costituire una rete che coinvolga pubblico e privati, enti locali, diocesi, banche ed imprese - ha spiegato il vice presidente della Toscana ed assessore alle politiche sociali, Angelo Passaleva - E il progetto pilota di Empoli, la Valdelsa ed il Valdarno sarà il primo embrione di questa rete".

L'idea è quella di creare un parco di immobili disponibili e da locare a rotazione. "È importante - è il commento del Sindaco di Empoli, Vittorio Bugli - che i Comuni della nostra area siano stati scelti per sperimentare la costruzione di una rete regionale di alloggi per le fasce meno abbienti. Si tratta di un esperimento che potrebbe dare buoni frutti per tutta la Toscana. Ritengo fondamentale la scelta di utilizzare piccole strutture". Il protocollo d'intesa vede coinvolte la Regione Toscana, che investirà circa 400 mila euro l'anno per tre anni (altrettanti verranno dagli enti locali) i quindici comuni delle due articolazioni zonali (Empolese Valdelsa e Valdarno Inferiore) dell'Asl 11 e la Fondazione Michelucci.
"La legge Bossi-Fini prevede che i datori di lavoro debbano cercare un alloggio ai dipendenti immigrati assunti.

Spesso non è semplice neppure per loro - ha aggiunto Passaleva -. Una rete di alloggi disponibili può venire incontro alle loro esigenze, per questo vogliamo coinvolgerli nel progetto. Ma più la rete si allarga, più gli immobili saranno numerosi e maggiori saranno le situazioni di marginalità che potranno essere evitate".

Per capire se era possibile fare qualcosa di più o di diverso, per evitare ogni facile autoassolvimento, l’assessore di Calenzaono Salvatore Cardellicchio ha scritto una lettera aperta indirizzata alle Associazioni, ai consiglieri comunali e ai cittadini di Calenzano, per riflettere sulla tragedia che ha colpito nei giorni scorsi la vita di Paola Imbriano, una ragazzo handicappata morta nella roulotte dove viveva.
“Gli strumenti che un’Amministrazione comunale può adottare rientrano nella complessità delle politiche di assistenza e di emergenza sociale ed abitativa – scrive l’assessore – e molto è stato fatto e si sta facendo in questi anni a Calenzano, nonostante i continui tagli agli enti locali e al sistema del welfare”.

Ma, continua Cardellicchio, pretendere che sia il Comune a dare risposte a tutto e a tutti è errato. “Anche se il Comune non potrà né dovrà cedere a nessuno il ruolo di motore, di soggetto principale, di fulcre della rete solidale”
Per questo l’Assessore lancia una proposta: dotarsi, nei servizi sociali, di uno strumento paragonabile al 118 del sistema sanitario. Ovvero, costruire una rete di servizi rapidi e flessibili.
Ecco il contenuto della lettera: Assessorato alla Sanità, Sicurezza Sociale, Casa e Politiche giovanili

LETTERA APERTA agli amministratori comunali, alle Associazione di volontariato, ai cittadini di Calenzano

Calenzano, 23 settembre 2003

"Il tragico evento che è successo sabato 20 settembre con la morte di Paola è da considerare senza alcun dubbio una sconfitta per tutta la nostra società civile: è evidente che non siamo stati in grado di aiutare nel modo migliore una persona che aveva estremo bisogno di aiuto!
Quando avvengono questi fatti ognuno di noi si chiede se avrebbe potuto fare qualcosa di più o di diverso e sarebbe giusto che ognuno di noi si ponesse sul serio questa domanda piuttosto che andare a cercare eventuali responsabilità altrui in una sorta di autoassolvimento.
L’Amministrazione Comunale e il Servizio ai Cittadini erano a conoscenza della situazione e la seguivano con particolare ed assidua attenzione.

Erano in contatto diretto con gli Assistenti sociali del Comune di Castiglion dei Pepoli che avevano in carico il caso di Paola e dei suoi figli, avendo lì Paola la residenza ufficiale e, insieme a loro, persone di indubbia capacità professionale da quel che abbiamo potuto constatare, erano state fatte delle proposte che Paola non ha ritenuto di accettare. I contatti erano stretti ed assidui soprattutto con la Caritas di Calenzano che per prima ci aveva segnalato il caso e che lo seguiva direttamente.

Infatti una cosa si può dire con sicurezza che Paola e Fabio non sono stati lasciati soli e si trovavano proprio a Calenzano, pur non essendo residenti, perché qui c’è una comunità che lavora sull’accoglienza che ha cercato di dargli una mano. Il “caso sociale” era indubbiamente molto complicato e di difficilissima soluzione e l’esito finale ne è purtroppo la dimostrazione.
Le domande cruciali sono: avremmo potuto prevenire questa conclusione? Esistevano gli strumenti per risolverlo? E se non esistono sarà il caso di predisporli?
Non è così semplice dare le risposte ma è chiaro che una società più giusta e solidale, attenta alle richieste di chi ha più necessità sarebbe stata in grado di rispondere in maniera più puntuale a questi bisogni.

E’ purtroppo vero che anche nel sociale (così come nella medicina) vi sono casi incurabili, di ciò occorre prendere atto, ma ciò non deve essere un alibi per non riflettere attentamente sulle questioni poste. Sulla seconda domanda vi è forse la risposta più semplice e mortificante: nella situazione attuale non vi sono strumenti adeguati per dare soluzioni a questi casi socio-sanitari: un maggior ricorso ai Trattamenti sanitari obbligatori si scontra con l’esigenza di libera scelta individuale; una disponibilità di soluzioni abitative pronte per l’emergenza hanno talvolta rappresentato in passato una modalità di aggiramento della graduatoria per le Case di edilizia residenziale pubblica, ma soprattutto le risposte in casi complessi che comprendono problematiche di natura sanitaria, psicologica, economica e socio abitativa non possono che essere parziali e non risolutive, soprattutto quando le soluzione proposte, tecnicamente giuste, non sono accettate dal soggetto interessato.

Gli strumenti che un’Amministrazione comunale può adottare rientrano nella complessità delle politiche di assistenza e di emergenza sociale ed abitativa e molto è stato fatto e si sta facendo in questi anni a Calenzano, nonostante i continui tagli agli enti locali e al sistema del welfare. E’ necessario trovare e sperimentare sempre nuovi servizi e sarà necessario far fare un salto di qualità al servizio sociale, dotandolo di uno strumento paragonabile a quello che il 118 rappresenta per il sistema sanitario e non può non basarsi su una rete di servizi che possano essere usati in maniera rapida e flessibile. Ma con tutto ciò che un’Amministrazione potrà costruire continueremo a perdere sempre le battaglie se non ci sarà una rete di solidarietà reale, di sostegno e di sussidarietà che coinvolga tutto l’associazionismo organizzato e tutta la cittadinanza.
Pretendere che sia il Comune a dare risposte a tutto e a tutti è errato: il Comune da solo non sarà mai in grado di fare ciò anche se non potrà né dovrà cedere a nessuno il ruolo di motore, di soggetto principale, di fulcro della rete solidale.

Ed è per questo che chiedo a me stesso e a tutti i cittadini di renderci più disponibili ad aiutare il prossimo, a donare qualcosa di sé agli altri; so di chiederlo ad un tessuto sociale, quello di Calenzano, fra i più generosi e solidali, ma è proprio su questo che conto per far sì che non succedano altri episodi tragici come quello accaduto a Paola".

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