Toscana: 63 mila famiglie in stato di povertà

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 luglio 2003 18:38
Toscana: 63 mila famiglie in stato di povertà

Secondo i dati Irpet, in Toscana ci sono 63 mila famiglie, per lo più numerose, in stato di povertà relativa corrispondenti a circa 170.000 persone, a cui vanno ad aggiungersi i più drammatici casi di povertà assoluta ancora non rilevati. Lo Sdi ha chiesto in un’interpellanza l’elaborazione di un progetto specifico e strategico per il superamento degli stati di povertà estrema esistenti nella nostra Regione.
Ma tale atto non ha mai ricevuto risposta.
“Il Piano Sociale Integrato Regionale – commenta il presidente del Gruppo Sdi, Pieraldo Ciucchi - previde già nel 2002 l’elaborazione di un Piano specifico nonché l’approvazione entro il primo semestre del 2003 del Piano di Azione per l’inclusione sociale e il contrasto alla povertà, piano del cui stato di elaborazione non si è avuto alcuna notizia”.
“Nel frattempo, però, è stata stilata una tabella di aggiornamento al Piano Sociale Integrato Regionale in cui si ripartiscono i fondi fra i Comuni in base al solo criterio della popolazione: il Piano, dunque, esiste o no? E se no, perché questo ritardo?”.
Ciucchi in particolare rileva come la ripartizione dei fondi limitati disponibili in base alla popolazione “porterebbe a disperdere risorse che, invece, vanno finalizzate e indirizzate a quelle tante famiglie o a quei soggetti che versano in stato di povertà come risulta dallo studio dell’IRPET, studio che il Piano Integrato Sociale a suo tempo approvato citava a fondamento della esigenza di elaborazione del Piano di Inclusione”.
Per questo, insieme ai consiglieri Gelli e Fossati, Ciucchi ha presentato alcune proposte di emendamento affinché la previsione di ripartizione dei fondi venga stabilita contestualmente all’approvazione sollecita del Piano di inclusione previsto dallo stesso PIS.
“La distribuzione “a pioggia” rischia di non raggiungere lo scopo – conclude il capogruppo dei Socialisti Democratici.

– Affinché i fondi vadano a buon fine bisogna basarsi sugli stati di povertà esistenti e su criteri prestabiliti idonei a superarli”.

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