Terme: a che punto è la privatizzazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 luglio 2003 17:30
Terme: a che punto è la privatizzazione

A distanza di oltre due anni dall’approvazione del piano di rilancio del sistema termale toscano, l’assessore regionale al commercio e turismo Susanna Cenni ha aggiornato il Consiglio regionale, con una sua comunicazione, sullo stato di attuazione dei processi di privatizzazione della gestione delle terme di Chianciano, di Montecatini e di Casciana. Per quanto riguarda Montecatini, Cenni ha ricordato che dal maggio 2002 è iniziata la nuova gestione privata degli stabilimenti, e che il piano industriale prevede il completamento degli investimenti (35,777 milioni di euro) entro il 2007.

“Il primo anno di gestione presenta un bilancio positivo, però - ha avvertito l’assessore - si è sviluppata un’azione di critica, non sempre serena, rispetto alla società gestione. Di fatto l’argomento che ricorre più spesso è quella del ritardo nella realizzazione degli investimenti strutturali”. Dei dieci interventi che, secondo il piano industriale, dovevano iniziare entro il 31 luglio 2003, molti non sono partiti. “Nel corso del mese di maggio abbiamo promosso, d’intesa con il Comune – ha detto Susanna Cenni – un incontro.

Lo scopo è stato appunto capire se esistano o meno rischi di un mancato rispetto delle clausole contrattuali”. La società di gestione, da parte sua, attesta che il ritardo dipende da problemi di ordine burocratico imputabili agli organi pubblici competenti al rilascio delle autorizzazioni, e ha chiesto una nuova puntualizzazione del contratto. “Il 18 giugno scorso il Consiglio di amministrazione ha rilevato che ogni intervento ufficiale prima dello scadere dei termini previsti è sconsigliabile” ha spiegato ancora l’assessore.

Inoltre il cda ha incaricato dei consulenti che dovranno valutare se vi siano state violazioni o inadempienze rispetto alle clausole contrattuali in essere, e se la proposta di variazione del piano degli investimenti comporti scostamenti sostanziali rispetto al piano industriale a suo tempo prescelto. “Certamente l’auspicio è che, pur nella complessità delle problematiche e dei rapporti, il piano industriale di grande respiro che sta alla base del contratto venga completamente realizzato. Per l’interesse di tutti, della città, della società immobiliare ma anche della società di gestione, ci dobbiamo augurare di non dover intraprendere azioni drastiche” ha concluso Susanna Cenni.

Diversa la situazione per le terme di Chianciano. In questo caso, nell’ambito del processo di privatizzazione, sono tre, al momento, le società che hanno richiesto di partecipare alla selezione. “Da una prima analisi – ha detto l’assessore – sembra che la somma oggetto di aumento di capitale dovrebbe attestarsi intorno a una cifra compresa tra 1,3 e 3,3 milioni di euro”. Da segnalare anche che il 14 giugno scorso si sono avviati i lavori per la realizzazione di impianti termali: il progetto prevede che il nuovo impianto venga dotato di sette vasche.

L’intervento, che prevede una spesa di 3.061.519 euro, otterrà i previsti finanziamenti comunitari per 1.836.911 euro. Infine, la situazione relativa agli stabilimenti termali di Casciana Terme. Nel gennaio scorso, nell’ambito dell’assemblea degli azionisti della società, sono stati approvati gli indirizzi sulla privatizzazione al consiglio di amministrazione. L’assemblea dei soci ha quindi approvato una delibera che incarica il consiglio di amministrazione di avviare la fase di redazione dei documenti tecnici necessari a definire le linee guida del processo di privatizzazione.
Secondo Pieraldo Ciucchi (Sdi) il fatto che gli interventi non siano iniziati, e che la prevista promozione non sia stata fatta, “è un brutto segnale”.

Ciucchi ha ricordato che ad oggi c’è stata una riduzione del 30% del personale a tempo indeterminato e del 40% di quello stagionale, così come è stata interrotta la convenzione con i medici che permetteva un flusso costante di clienti delle terme. “Si vuole evidentemente marginalizzare il ruolo dell’idroclinica – ha detto ancora Ciucchi –. Questo è incredibile, perché è l’idroclinica che ha determinato lo sviluppo di Montecatini”. “Il gestore ha dimostrato la sua inadeguatezza – ha concluso Ciucchi – e sarebbe bene prendere in esame la possibilità di rescissione del contratto”.

Il consigliere ha infine invitato il presidente della Giunta regionale a occuparsi personalmente della questione delle terme. Virgilio Luvisotti (An) ha osservato che quando si parla di privatizzazione ci si attende un’accelerazione degli investimenti, non dei ritardi come quelli a cui si sta assistendo. E riconoscendo all’assessore Cenni grande impegno per la vicenda delle terme, ha sottolineato che la società di gestione di Montecatini suscitava perplessità fin dall’inizio, poiché non aveva esperienze nel settore termale.

Quanto a Casciana, il consigliere ha ricordato che il bilancio è in ordine, ci sono già stati importanti investimenti e che adesso l’attesa è per la rapida conclusione della privatizzazione. “Il ritardo accumulato dal gestore di Montecatini non è imputabile alle procedure – ha detto Giovanni Barbagli (Rifondazione Comunista) – ma esistono grosse responsabilità. Per questo bisogna intervenire prima che si verifichi un peggioramento della situazione”. Secondo Barbagli il gestore, che vanta esperienze solo nella beauty farm, sta snaturando l’utilizzo delle terme.

La gente, ha concluso il consigliere, si rivolge alle terme con atteggiamento olistico, per ottenere una risposta a un’aspettativa di cura della propria salute, e la risposta va fornita. Per questo c’è bisogno di ridefinire le caratteristiche dei cicli singoli e combinati e di ripensare il ruolo degli stabilimenti termali. Una serie di problemi che riguardano la realtà delle terme di Casciana è stata invece sottolineata da Piero Pizzi (Forza Italia). “Casciana è una bella realtà – ha detto Pizzi – ma la gestione aziendale non risponde a una strategia di una sua valorizzazione, e le terme attualmente fanno concorrenza all’imprenditoria locale”.

Secondo il consigliere, inoltre, si sta cominciando a parlare di privatizzazione, ma non è ancora stato fatto niente di concreto, a distanza di sei anni dalle direttive date dal Consiglio regionale. “Assistiamo – ha concluso – a una sostanziale inerzia della Regione Toscana nel consiglio di amministrazione”. Agostino Fragai (Ds) ha commentato che il vero problema delle terme è che esse sono sempre state considerate come una sorta di sovvenzione pubblica delle attività imprenditoriali private, e che si oscilla troppo velocemente tra atteggiamenti statalisti e liberisti.

“Processi economici come questo non si misurano in un anno” ha commentato Fragai, che ha anche ricordato come è grazie alla Regione che la realtà di Montecatini si trova davanti una strada e una strategia, e che altrimenti si sarebbe avvitata su se stessa. Il consigliere ha ricordato la crisi economica che attanaglia il settore, sostenendo che la vera questione è quella di verificare i ritardi nell’avvio degli interventi e di decidere come affrontarli. A determinare un rallentamento, ha spiegato Fragai, sono stati i vincoli posti dalla Sovrintendenza.

“La Regione Toscana ha gestito il processo – ha commentato Fragai – nel miglior modo possibile e continuerà a gestirlo con spirito costruttivo e con grande attenzione. Tornare indietro, che pure appare un’ipotesi possibile se emergessero chiare violazioni del contratto, non è auspicabile”. “I DS hanno da sempre affrontato la vicenda terme con approccio da cultura bottegaia”. Parola di Alberto Monaci (La Margherita), che ha chiesto al Presidente Martini di prendere in mano la questione, darne ragione al Consiglio e portarne quindi i correttivi necessari.

Sulle terme, che in Toscana sono importanti, anche come volano dell’economia, secondo il capogruppo della Margherita “si è sbagliato troppo, abbiamo realizzato ritardi, siamo stati incapaci di determinare scelte perché legati a condizionamenti locali, non siamo riusciti ad alimentare fiducia negli operatori del territorio”. Per Monaci la relazione dell’assessore Cenni conferma che la società di Montecatini “non è all’altezza di niente”, eppure era stata definita affidabile dal punto di vista economico ed operativo.

“E’ tardi – ha concluso il consigliere – ma prima che la valanga ci piombi addosso è necessario correre ai ripari”. Anna Maria Celesti (Forza Italia), dopo aver ringraziato l’assessore Cenni per la comunicazione puntuale e l’impegno, ha sottolineato che la società di Montecatini ha vinto una regolare gara e che Regione e Comune, in questo percorso, hanno collaborato insieme. Di fronte comunque alla situazione attuale “abbastanza seria a critica”, la consigliera ha invitato la Regione a prendere in mano la situazione con maggiore decisione, facendo una accurata disamina ed optando eventualmente per una soluzione alternativa.

Sirio Bussolotti (Democratici di Sinistra) ha invitato ad accelerare i tempi, perché “sulla questione terme, volano dell’economia della nostra Regione, c’è grande attesa”. Da qui l’invito a partire dall’importanza del settore termale e quindi dall’obiettivo cardine: il rilancio delle terme, magari pensando ad attività legate alle cure, ma non solo; “se non troviamo le risorse necessarie – ha puntualizzato Bussolotti – difficilmente possiamo rispondere ai bisogni dei cittadini”.

In merito alla “cultura bottegaia” il consigliere ha ricordato che si tratta di scelte condivise. Sulla stessa lunghezza d’onda la replica dell’assessore Susanna Cenni, che ha parlato di “strategia che viene da lontano” e non di “cultura bottegaia”. Dopo aver ringraziato gli intervenuti e definito utile il dibattito, la Cenni ha raccolto le preoccupazioni: “davanti a noi abbiamo momenti molto difficili e dobbiamo capire se ci sono le condizioni per proseguire oppure no”. L’assessore ha sottolineato che “il processo di privatizzazione di Montecatini è il primo che si conclude in Italia e questo perché stiamo parlando di un settore in crisi, un tempo fondato sul servizio sanitario nazionale”.

“La privatizzazione non è una parola magica – ha detto – ma un iter che abbiamo cercato di mettere in campo, facendo da apripista”. La Cenni ha infine ricordato la determinazione della Regione ad avere sempre figure competenti e legate al territorio, ed il lavoro sulle prestazioni sanitarie, che ha visto la Toscana avanzare proposte anche al tavolo delle Regioni.

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