Mutano i rapporti e le relazioni tra imprese

Redazione Nove da Firenze
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07 luglio 2003 15:26
Mutano i rapporti e le relazioni tra imprese

FIRENZE, 7 LUGLIO 2003- La Toscana ha le carte per rafforzare la competitività ed uscire dalle difficoltà congiunturali. E lo fa aprendosi ai processi di trasformazione, ripensando gli stili imprenditoriali e affrontando la sfida, attraverso nuove forme di aggregazione come i gruppi di impresa. E’ questo il messaggio di fondo emerso dal convegno “Metamorfosi del sistema toscano” organizzato oggi da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana, per promuovere una riflessione sull’evoluzione dell’economia regionale e rilanciare le proposte del mondo imprenditoriale sulle politiche di sviluppo.
I dati presentati dall’Ufficio Studi di Unioncamere, mostrano una regione che, nell’analisi dei vari indicatori, risulta meno dinamica rispetto al Nord-Est; intermedia, se non simile, al Nord-Ovest ma in linea con l’andamento medio nazionale.

Fra il 1995 e il 2001, è cresciuto del 7,3% (+6,7% in Italia) il valore aggiunto dell'industria in senso stretto, sono aumentate del 34,2% (+34,8% a livello nazionale) le esportazioni (dal 1995 al 2002); anche se, nello stesso arco di tempo, l'occupazione dell'industria manifatturiera è diminuita del 5,9 punti percentuali; le imprese registrate sono rimaste stazionarie (+0,1%, contro il +1,4% della media italiana) e la produzione manifatturiera si è collocata positivamente solo nel 2000. “Sono segnali di vulnerabilità - ha spiegato il presidente di Unioncamere Toscana Pierfrancesco Pacini - ai quali il sistema produttivo risponde, proponendo soluzioni alternative”.

Nel corso degli ultimi anni in Toscana sono, infatti, emersi alcuni significativi cambiamenti nelle caratteristiche e negli stili imprenditoriali, nei modelli organizzativi e nella trama del tessuto produttivo, con dinamiche evolutive che stanno portando all'affermarsi di nuovi equilibri e paradigmi.
Anche secondo il Presidente di Confindustria Toscana Alessandro Barberis, “la Toscana industriale sta cambiando pelle, ed è sulle nuove idee imprenditoriali che si potrà costruire il futuro”.

Ma quali i cambiamenti in atto? A fronte di una contrazione delle imprese di piccole dimensioni e di quelle più grandi, si è sviluppata una fascia di medie imprese il cui ulteriore consolidamento potrebbe rappresentare uno degli "anelli mancanti" per il rafforzamento competitivo del sistema produttivo regionale. E’ in corso un processo di ammodernamento delle formule imprenditoriali adottate, con una costante crescita delle tipologie giuridiche maggiormente evolute, come le società di capitale.

Cominciano, inoltre, ad affacciarsi nuove forme di aggregazioni come quelle dei gruppi di impresa (il 2,3% dell’intero sistema imprenditoriale manifatturiero ma ben il 22,7% fra le società di capitale), che consentono di sfruttare le complementarità interne al gruppo, pur salvaguardando una flessibilità operativa propria delle piccole dimensioni.
Uscire, dunque, da una logica che considera operativa la semplice unità locale e affrontare la sfida della competitività in termini di reti di imprese, è una delle soluzioni indicate dal sistema imprenditoriale.

”Si tratta di capire - sostiene Pacini - quali forme di aggregazione siano migliori”. ”Si apre, così, la partita per una nuova sfida che può e deve trovare interpreti concreti e propositivi anche negli Enti, e nel sistema camerale, per rafforzare gruppi di imprese e distretti industriali”. ”I livelli di competitività della Toscana dipenderanno dalla riuscita di questi processi di trasformazione e dalla capacità dell'intero sistema regionale di supportare i relativi percorsi evolutivi”.
”I mutamenti del sistema manifatturiero toscano - prosegue Pacini - riguardano anche le specializzazioni produttive.

A fianco dei comparti più tradizionali, legati al sistema persona e casa, crescono nuove "tipicità" nei settori tradizionali, ad esempio la trasformazione alimentare, e nei settori ad elevata specializzazione ed intensità di innovazione, come la meccanica di precisione e l’elettronica”. “C’è preoccupazione, perché ogni cambiamento è difficile”. Ha detto Barberis, tirando le conclusioni del convegno. “Ma contiamo su un’imprenditoria vivace ed attiva e su una regione che ha risorse per reagire.

Occorre però un ”patto di sistema” che ci veda tutti impegnati per una Toscana dove si vive e si lavora bene, ospitale per iniziative imprenditoriali innovative, che favorisca la crescita e lo sviluppo delle imprese. C’è perciò l’esigenza di un’intesa larga tra imprese, istituzioni, ma anche tra sindacati, banche ed università. Tutto il sistema toscano deve sostenere gli imprenditori in questa delicata fase di passaggio”.
“E’ necessario mettere mano ai nodi che frenano la nostra competitività, - ha proseguito Barberis - come le infrastrutture e l’energia.

Sul primo aspetto ci sono stati significativi passi avanti, come l’accordo quadro con il Governo. Ma bisogna passare alla fase delle realizzazioni: resta aperta, ad esempio, la questione della Tirrenica dove è importante che la Giunta Regionale abbia deciso per un’autostrada, e si sia accordata sul tracciato con la regione Lazio. E’ un accordo che spetta ora al Governo valorizzare dando il via all’opera. Sull’energia, il black out di questi giorni, che ha causato gravi danni alle imprese toscane, è un altro segnale di una carenza competitiva, sulla quale anche il Governo Regionale ha annunciato di volere intervenire rivedendo il Piano Regionale per l’Energia”.

“Due allora le cose da fare”. Ha concluso il Presidente degli industriali toscani. “Una riguarda la Regione cui chiediamo un programma di politica industriale per la seconda parte della legislatura, centrato su ricerca e innovazione, credito ed internazionalizzazione. L’altra dipende da noi, dalle imprese ed occorrerà concentrarci su innovazione, ricerca e qualità”.

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