Marisa Fabbri in "Il cielo tutto rosso" mercoledì 30 Aprile (ore 21.15) al Teatro Manzoni di Calenzano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 aprile 2003 16:16
Marisa Fabbri in

Loula Anagnostaki è una delle voci maggiori della drammaturgia greca del secondo Novecento. Le sue opere sono state rappresentate in vari paesi europei. Il teatro di Loula Anagnostaki persegue, dall’esordio dell’autrice nel 1965, una linea ben precisa di ricerca, che indaga nei comportamenti e nelle loro motivazioni reali e indotte. La sua notorietà fu assicurata da un trittico di testi che raccontavano esattamente l’atmosfera di un paese che stava rapidamente precipitando verso la dittatura.

L’indagine poi si è estesa a tutti i possibili ambiti della quotidianità, di norma indagata con il ricorso a personaggi femminili forti, cui è demandato il compito di narrare ciò che accade e di tentare di trarne un significato.
Il cielo tutto rosso, intenso monologo presentato ad Atene nel 1998, è stato presentato nell’ottobre 2002 al Teatro della Limonaia nell’ambito della collaborazione tra i festival Autrici a Confronto e Intercity Athina e viene riproposto al Teatro Manzoni di Calenzano ancora con la forte e incisiva interpretazione di Marisa Fabbri.

Il personaggio, Sofia Apostolou nata Karabetsou, si presenta all’inizio del testo con i suoi vizi e le sue virtù: “professoressa di francese, laureata, parlo anche inglese e russo…licenziata perché alcolizzata” e da qui parte un’epopea allo stesso tempo picaresca e densa di tristezza, in cui riepiloga il percorso della sua vita accanto al marito Christakis, comunista e sognatore e all’imbranatissimo e catastrofico figlio Yannakis in un interno claustrofobico dalle cui finestre si può sempre vedere il cielo tutto rosso al tramonto.
Le vicissitudini familiari sono, come sempre nel teatro dell’autrice, specchio dei mutamenti della società e la requisitoria, un pó buffa e un pó triste, si conclude con un sussulto di vitalità e L’internazionale cantata a squarciagola come segno di una propria paradossale rivoluzione, finalmente compiuta.

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