Manifestazione dei "partigiani" della pace ieri sera al Teatro della Pergola

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 marzo 2003 07:41
Manifestazione dei

Manifestazione dei ragazzi del movimento pacifista ieri sera al Teatro della Pergola. Al termine della prima di "Sabato, domenica e lunedì" di Eduardo De Filippo, per la regia di Toni Servillo e l'interpretazione di Anna Bonaiuto e dello stesso Servillo, in sala e dai palchi hanno cominciato a sventolare le bandiere della pace, mentre dal loggione piovevano volantini multicolori con frasi celebri pacifiste. Dal palcoscenico non si sono fatti sorprendere: anche gli attori hanno preso a sventolare la bandiera tra gli applausi.
La serata era iniziata con tutto il personale del teatro a esibire all'occhiello gagliardetti pacifisti, quasi in ironica polemica con il direttore del teatro, che settimane fa aveva proibito ai sindacalisti stendere dalle finestre della Pergola il popolare stendardo antibellico.

Alla fine Giorgetti una piccola guerra se la è ritrovata in casa, anche se può consolarsi con il fatto che l'addetto stampa del teatro di cognome fa "Pace".
La manifestazione di ieri sera ha un poco smorzato gli applausi tributati ad un cast di attori (17 in scena) davvero affiatati in uno dei migliori spettacoli della stagione. La carrellata di caratteri messa in scena da De Filippo procede al galoppo nel primo e secondo atto. Nel terzo Eduardo scopre le carte, abbandona la chiave della commedia borghese e torna al teatro popolare mediato dal duetto dei protagonisti.

E' allora che Servillo e Bonaiuto ritornano attori contemporanei, segnando il distacco da un autore particolare della scena italiana.
Nel suo originale percorso De Filippo sottolinea la propria distanza dalla letteratura intellettuale. Anche in "Sabato, domenica e lunedì" si concede una battuta sul Gattopardo (best seller del 1959) quasi a ricordare che borghese, lui, non sarà mai. Perché Eduardo, con la forza e la rabbia delle proprie origini, guarda più a ritroso, anche oltre la tradizione partenopea, verso la commedia dell'arte e forse ancora più lontano.

Magari a quella galleria di caratteri popolari e vivi che fece la fortuna imperitura di un altro trittico italiano, quello dantesco.

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