G8: arresti e altre misure cautelari per no global in Toscana
La Toscana trasformerà molti dei temi emersi dal Sfe in azioni di governo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 dicembre 2002 19:31
G8: arresti e altre misure cautelari per no global in Toscana<BR>La Toscana trasformerà molti dei temi emersi dal Sfe in azioni di governo

FIRENZE- "Ventitre' misure cautelari sono state disposte dal gip di Genova Elena Daloisio per i manifestanti presunti responsabili degli scontri al G8 di Genova -annunciava stamani l'agenzia ANSA- Le misure sono state chieste dai pm Anna Canepa e Andrea Canciani. Si tratta di nove custodie cautelari in carcere, 4 arresti domiciliari, 6 obblighi di dimora, 4 obblighi di presentazione all'autorita' giudiziaria. A eseguire 21 delle 23 misure e' stata la digos di Genova, a partire dalle quattro di stamani.

Due gli indagati irreperibili. Una persona colpita da custodia cautelare e una dagli arresti domiciliari. Sono state eseguite anche 45 perquisizioni". Gli indagati sono anche di Firenze. I reati contestati: devastazione, saccheggio, incendio, fabbricazione, porto e detenzione di materiale esplodente, porto e detenzione di arma impropria, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Non sono stati contestati reati associativi.
Gioia, allegria, passione. Per riferire in Consiglio regionale sull’andamento del Social Forum e sulle considerazioni che da quell’evento dobbiamo trarre, il presidente della Regione Claudio Martini ha scelto le parole con le quali una ragazza di vent’anni ha raccontato, nella lettera scritta a un quotidiano, la giornata fiorentina.

La presenza di migliaia di giovani a Firenze “ci dice che c’è spazio per la partecipazione, l’impegno, il coinvolgimento”, ha detto Martini, “e questo, noi che siamo impegnati nella politica, dobbiamo ascoltarlo”.
Intanto, i numeri. “Non amo il balletto delle cifre – chiarisce Martini – ma che al corteo ci fosse mezzo milione o un milione di persone è comunque un fatto eccezionale”. 60mila partecipanti accreditati da 105 paesi del mondo; oltre 200 dibattiti e workshop; 1.000 le associazioni che hanno aderito; 75 gli eventi culturali; 10 i treni speciali da tutta Italia.

Tanti personaggi, e migliaia di giovani che a Firenze hanno parlato del futuro: del nostro e del loro. “Qui sta il primo riconoscimento di quanto sia stata corretta e lungimirante la nostra scelta”, ha sottolineato il presidente. Un scelta di accoglienza dalla quale la città e la regione hanno tratto “un indiscutibile vantaggio”. Martini ha ricordato la “forte tradizione di impegno sociale, di tutela dei diritti sociali e civili, di attenzione ai temi ambientali, di cooperazione e solidarietà, di militanza pacifista”: una tradizione che si è tradotta in precise politiche realizzate dalla Regione Toscana nel campo della tutela ambientale, della cooperazione internazionale, della difesa di una sanità pubblica e universalistica, del rispetto dei diritti degli individui.
Martini ha ripercorso le tappe che hanno portato alla scelta di ospitare il Social Forum a Firenze, dalla partecipazione a Porto Alegre, alla richiesta ufficiale a lui e al sindaco di Firenze, all’attenta analisi della questione, fino ad arrivare alla decisione, presa con grande senso di responsabilità e di attenzione.

Ha dato atto di aver trovato la stessa determinazione e apertura nel sindaco Domenici, e nel prefetto Serra; e ha ringraziato loro, il questore, tutte le forze dell’ordine, il Ministero dell’Interno e il ministro Pisanu in particolare. In questa occasione, ha osservato, “Firenze ha indicato un modello, ha tracciato una strada e mi auguro che ovunque, non solo in Italia, si faccia tesoro di questa esperienza”. Un ringraziamento anche a tutti i fiorentini, “per la grande disponibilità dimostrata, per lo spirito di accoglienza e di ospitalità”.
Impegnandosi fattivamente perché si tenesse il Social Forum e per tenere aperto il dialogo tra istituzioni e movimenti, ha ribadito Martini, “la Regione Toscana non ha deviato dai propri compiti istituzionali, né ha fatto una scelta di parte”; “riformismo – ha voluto ricordare – non significa rinuncia alla critica, severa quando necessaria, della realtà esistente, né significa proporsi orizzonti modesti e rinunciatari”.
Citando i titoli dei giornali italiani e stranieri, il presidente ha osservato che senza dubbio "il Sfe ha dato un grande prestigio a Firenze e alla Toscana", e ha raccontato dell’accoglienza ricevuta a Bruxelles: “oltre ai tanti complimenti per il successo e l’importanza dell’avvenimento – ha detto – c’era il riconoscimento del ruolo positivo svolto da questa città”.
Evidenziando il legame profondo tra la decisione di ospitare il Sfe a Firenze, e la storia della città e della regione, Martini ha poi affrontato il grande tema della pace.

“A Firenze è venuta una generazione di giovani europei per partecipare pacificamente ad un grande evento per la pace”, ha ricordato citando La Pira: “I giovani sono come le rondini, vanno verso la primavera, verso la nuova età della storia”. E senza esitazioni ha detto che “il messaggio uscito da questo straordinario appuntamento è molto chiaro: no alla guerra in Iraq, anche se votata dall’Onu”. A Firenze, ha detto, “migliaia di giovani europei hanno compreso che le guerre attuali sono soprattutto un grande massacro per le popolazioni civili.

Per questo una parte crescente dell’opinione pubblica le considera immorali, ingiuste e sbagliate. E perciò inammissibili”. Così sarebbe anche la guerra in Iraq, che “rischia di innescare una spirale che potrebbe estendersi e provocare solo ulteriori distruzioni”. A questo dibattito “la Toscana può dare il suo apporto, oggi più autorevole e ascoltato”, ha osservato Martini, proponendo Firenze come sede per ospitare un “Forum per l’Europa della pace e della nonviolenza”.
Perché dopo il Sfe le iniziative della Toscana non si fermeranno, anzi si rafforzeranno e moltiplicheranno.

“Continuerà e si arricchirà l’impegno della Regione Toscana sui temi della pace, dello sviluppo sostenibile, di una globalizzazione equa e rispettosa dei diritti”, ha annunciato; anche se, ha voluto chiarire, “siamo un’istituzione e non diventeremo mai un movimento: non è questo il nostro ruolo”. Molti dei temi emersi nel Sfe verranno trasformati in azioni di governo, e proseguirà l’esperienza di San Rossore, “che resterà il luogo privilegiato di confronto fra istituzioni e movimenti e tra sostenitori e critici della globalizzazione”, con due obiettivi fondamentali: formare un laboratorio vivo, e diffondere questa esperienza sul territorio.
E citando di nuovo La Pira (“ragazzi, una città non può essere amministrata e basta, non è niente amministrare una città, bisogna darle un compito, se non gli si dà un compito muore.

Il compito per Firenze è la pace…Se si fa questo si vince, altrimenti…”), ha concluso: “io sono convinto che il compito di Firenze e della Toscana sia quello della pace ed è per questo che chi amministra la città e la regione ha anche l’obbligo di tradurre in realtà questo compito”.

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