Dopo Agnés Varda, anche sei giovani registi del gruppo Nanuk denunciano: "In Italia il documentario è emarginato"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 novembre 2002 15:46
Dopo Agnés Varda, anche sei giovani registi del gruppo Nanuk denunciano:

Gireranno un film collettivo i sei giovani registi italiani che sotto l’egida della Commissione Europea e insieme a una decina di colleghi inglesi e francesi stanno partecipando a Firenze al seminario Il Reale in Cantiere organizzato in collaborazione con il Festival dei Popoli. Si tratta di Paolo Campana, Francesco Cressati, Andrea Segre, Clemente Bicocchi, Federico Bondi e Cosimo Calamini, gli ultimi tre fiorentini. Di Calamini la stampa si è occupata in questi giorni per il suo progetto di documentario sulle case del popolo toscane con la partecipazione di Carlo Monni.
Nel corso dei lavori del seminario, i sei registi hanno dato vita al gruppo Nanuk (da Nanook l’esquimese, il primo esempio di film documentario moderno) e hanno appunto deciso di realizzare un film a dodici mani.

Saranno sei storie e sei luoghi (dal Veneto al Piemonte fino alla Sicilia attraversando il centro Italia) narrati in un linguaggio diverso dai reportage tv o della fiction. “Vogliamo raccontare i conflitti e le contraddizioni interne alla situazione politica italiana”, spiegano, “a partire dal concetto di libertà, che ha oggi un ruolo tanto centrale quanto confuso, e il cui significato è ormai inafferrabile”.
Il film nasce contemporaneamente a un appello in favore del cinema documentario che il gruppo Nanuk rivolge al mondo della cultura e della politica.

“E’ un appello che scaturisce da un’emergenza”, dicono, “Il cinema documentario, ovvero il racconto cinematografico che agisce nel confine critico e vivo tra finzione e realtà e che nasce dalle storie dei territori, luoghi e persone in cui si muove e si immerge, in Italia non ha oggi ne’ spazi, ne’ possibilità di diffusione. Le sale cinematografiche, da sempre vincolate alla grande distribuzione che domina il cinema-fiction, non sono raggiungibili dal nostro cinema e la televisione continua a tagliare i co-finanziamenti e gli spazi di messa in onda per una forma di racconto probabilmente scomoda”.
“Vogliamo denunciare questa situazione”, aggiungono, “e chiediamo a chiunque condivida il nostro appello - autori, produttori e distributori - di lavorare per cambiarla.

Ci sembra giusto diffondere questa denuncia dal Festival dei Popoli che in Italia ha da sempre voluto scommettere sul documentario e che ci auguriamo continui a far crescere una sezione dedicata alla “presentazione e produzione di nuovi progetti per questo genere di film”.
Denuncia analoga è stata peraltro espressa in questi giorni dalla regista francese Agnés Varda, intervenuta al Festival dei Popoli per ricevere il premio alla carriera e per presentare la prima mondiale, in contemporanea con Parigi, del suo ultimo documentario Deux Ans Apres.

“Il documentario precedente, Les Glaneurs et la Glaneuse”, ha detto, “ha avuto un formidabile successo in tutto il mondo e solo in Italia nessuno l’ha voluto, ne’ il circuito commerciale, ne’ le televisioni. E’ una vergogna che questo genere così importante sia così emarginato”.

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