Negli ospedali italiani occorrono più farmacisti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 ottobre 2002 17:07
Negli ospedali italiani occorrono più farmacisti

Firenze - Negli ospedali e nelle aziende sanitarie occorrono più farmacisti. Non solo: i farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale devono essere presenti ovunque vengano somministrati medicinali ad ammalati. Ma chi sta peggio sono le case di cura private e le residenze per anziani che di farmacisti sono del tutto prive.
E’ quanto emerso oggi a Firenze nel corso della prima delle quattro giornate del 31° congresso della Società Europea di Farmacia Clinica (ESCP). Il simposio è organizzato in collaborazione con la SIFO, Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie, che nella circostanza si è fatta portavoce delle rivendicazioni degli oltre 2500 soci, praticamente la totalità degli organici del settore.

Secondo un calcolo approssimativo ce ne vorrebbero almeno il doppio.
“Negli ospedali italiani i farmacisti sono ancora troppo pochi”, ha ricordato la dottoressa Giovanna Scroccaro, presidente della SIFO, “Solo uno ogni 200 posti letto, mentre ce ne vorrebbe almeno uno ogni 50/100, come negli Stati Uniti, dove i farmacisti ospedalieri hanno un ruolo strategico. Difatti girano nei reparti insieme ai medici ai quali forniscono la loro consulenza”.
Sia in ospedale che nelle ASL i farmacisti del Servizio Sanitario Nazionale svolgono un incarico delicatissimo di monitoraggio, di farmacovigilanza, ovvero di raccolta delle prescrizioni per capire se i medicinali sono usati in maniera appropriata, e di informazione scientifica rivolta ai medici.

Raccolgono inoltre le segnalazioni di reazioni avverse osservate dai medici e ne sorvegliano l’andamento nel tempo. “Dunque”, aggiunge Giancarlo Donati Cori, direttore del Servizio Farmaceutico dell’Azienda Sanitaria Locale Fiorentina, la terza più grande d’Italia, “anche sul territorio la presenza del farmacista ha un significato decisivo. E purtroppo siamo pochi, esattamente come negli ospedali”. Un calcolo rapido per la zona di Firenze: nell’ASL i farmacisti sono 12 e ne servirebbero almeno 25, nei sei ospedali che fanno capo all’ASL almeno 40 dai 20 che sono e all’ospedale di Careggi (14) almeno una trentina.
Un numero adeguato di farmacisti è in sostanza indispensabile per garantire ai medici informazioni di interesse pubblico.

In realtà, oggi i medici sentono una sola campana, quella delle aziende farmaceutiche che solo in Toscana, dove si spendono di farmaci € 1 miliardo, schierano 2000 informatori scientifici. “Con informazioni appropriate”, suggerisce Donati Cori, “non avremmo avuto casi come quello della cerivastatina, ne’ avremmo iper prescrizioni di farmaci o usi impropri. In altre parole, risparmieremmo molti soldi, ma soprattutto la gente ne guadagnerebbe in salute”.
Una più massiccia presenza di farmacisti nel Servizio sanitario Nazionale, ha aggiunto la dottoressa Scroccaro, è peraltro uno dei prerequisiti indispensabili anche per sfruttare i vantaggi della farmacogenetica.

“Grazie ai progressi della genetica”, ha spiegato, “la terapia farmacologica va verso una sempre più spinta individualizzazione che mira ad aumentarne i benefici e a ridurne i rischi. Questo processo comporterà il cambiamento di molte professioni, tra cui quella dei farmacisti. Occorre dunque anche un cambiamento radicale della Facoltà di Farmacia, con insegnamenti maggiormente orientati alla clinica e condivisi con la Facoltà di medicina, e una nuova mentalità da parte di quei medici ancora poco disponibili a condividere con i farmacisti, senza prevaricazioni o sovrapposizioni, la cura del paziente”.

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