Nel corso del secondo trimestre del 2002 in corso il numero delle imprese non agricole registrate presso le Camere di Commercio della Toscana è aumentato di 2.911 unità, per un tasso di crescita di 0,9 punti percentuali. L’incremento è stato inferiore a quello registrato nello stesso trimestre del 2001 e del 2000 (+1,2%), rimanendo tuttavia al di sopra dei valori rilevati per il periodo aprile – giugno del 1999 (+0,8%), del 1998 (+0,7%) e del 1997 (+0,7%).
Le nuove iscrizioni ai registri camerali sono state 7.666, per un tasso di natalità del 2,2% (inferiore al 2,4% del 2001 e del 2000, ma superiore al secondo trimestre degli anni precedenti), mentre le cessazioni sono state 4.755, il numero più alto con riferimento allo stesso trimestre degli ultimi sei anni.
Il numero delle iscrizioni si è mantenuto su livelli sostanzialmente simili a quelli raggiunti nel periodo corrispondente del 2000 e del 2001, il numero delle cessazioni è cresciuto invece di circa 20 punti percentuali rispetto al secondo trimestre del 2001.
A seguito del +0,2% messo a segno dalla Toscana nel corso del primo trimestre, i primi sei mesi dell’anno in corso vedono un bilancio fra iscrizioni e cessazioni di +3.598 unità, per un tasso di crescita complessivo di 1,1 punti percentuali.
L’incremento registrato nella prima metà dell’anno risulta così inferiore solamente al tasso di crescita rilevato nello stesso periodo del 2001, e superiore ai primi sei mesi degli anni precedenti.
Nel confronto con le altre regioni italiane, il tasso di crescita messo a segno dalla Toscana scende dal settimo posto del primo trimestre al decimo posto del trimestre attuale, ancora di poco inferiore al Veneto (+0,90%). Rispetto alle altre regioni maggiormente significative dal punto di vista del tessuto economico ed imprenditoriale, la Toscana si piazza davanti a Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia (le tre regioni fanno registrare tassi di crescita del numero delle imprese di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente).
Le dinamiche provinciali
L’andamento più dinamico delle province costiere rispetto a quelle interne, evidenziato durante il primo trimestre, si attenua molto nel periodo aprile – giugno.
Inoltre, mentre nei primi tre mesi dell’anno il 90% del saldo veniva messo a segno dalle imprese della costa, nel secondo trimestre questa percentuale scende al 59,6%, in linea con l’importanza del tessuto imprenditoriale costiero all’interno del panorama regionale (57,4%).
Le province toscane che si sono maggiormente distinte nell’ultimo trimestre quanto a tasso di crescita delle imprese iscritte ai registri camerali sono state Siena e Lucca (entrambe +1,3%) (graf.5). Superiori alla media regionale anche gli incrementi fatti registrare dalle imprese aretine (+1,0%), livornesi (+0,9%) e grossetane (+0,9%), mentre le province di Firenze e Massa mostrano incrementi leggermente al di sotto della media della Toscana.
Agli ultimi posti della graduatoria regionale per province si collocano Pistoia (+0,5%), Pisa (+0,6%) e Prato (+0,7%).
Per Prato e Pistoia c’è da segnalare l’alto turn-over di imprese (rispettivamente 4,9% e 4,7%), calcolato come rapporto fra la somma di iscrizioni e cancellazioni e le imprese registrate all’inizio del trimestre, che deriva sia dai più alti tassi di natalità regionali (rispettivamente 2,8% e 2,6%) sia dai più alti tassi di mortalità (2,1% per entrambe le province).
In termini assoluti le province di Firenze (+772 imprese rispetto al primo trimestre 2002) e Lucca (+488) fanno registrare gli incrementi più rilevanti, rappresentando da sole oltre il 43% del saldo complessivo regionale.
Le dinamiche per forma giuridica
Continua anche nel secondo trimestre il ricorso a modelli organizzativi di impresa più strutturati: le società di capitali sono cresciute dell’1,7%, contro lo 0,7% delle ditte individuali.
Questo risultato è il derivato di un tasso di natalità simile nelle due forme giuridiche appena considerate (entrambe hanno fatto registrare un 2,6%), ma di un tasso di mortalità delle ditte individuali (1,9%) più che doppio rispetto alle società di capitali (0,8%).
Le ditte individuali costituiscono, alla fine del trimestre, poco più della metà delle imprese registrate presso le CCIAA toscane (50,7%), tuttavia le loro cessazioni nel corso del periodo aprile – giugno hanno rappresentato oltre i due terzi (68,8%) delle cessazioni d’impresa rilevate in Toscana.
Le dinamiche per settore di attività
Dopo il momento dell’iscrizione al Registro delle imprese può intercorrere, soprattutto per le imprese costituite in forma societaria, uno spazio di tempo in cui la nuova impresa risulta inattiva.
Questo spiega come mai il 47% circa del saldo delle imprese relativo al secondo trimestre dell’anno in corso risulti non classificabile per settore di attività, e come le indicazioni relative alle dinamiche settoriali siano solitamente meno nitide.
Nel generale contesto di incremento del numero delle imprese, il settore tessile-maglieria vede una diminuzione di 115 imprese (per un tasso di crescita di –1,1 punti percentuali), che trascina verso il basso tutto il comparto moda (-87 imprese, per un tasso di crescita del –0,3%), nonostante il saldo di +27 imprese (+0,4%) del settore confezioni-abbigliamento e la sostanziale tenuta del cuoio-calzature (1 impresa in più rispetto al primo trimestre dell’anno).
Le diminuzioni delle imprese del tessile-maglieria sono concentrate per l’80% nelle province di Prato e Pistoia (di cui il 60% circa nel pratese), il saldo positivo delle confezioni-abbigliamento è dovuto soprattutto al contributo delle 31 imprese in più nella provincia di Prato rispetto al trimestre precedente, mentre la stabilità del cuoio-calzature è raggiunta sostanzialmente grazie all’aumento delle imprese fiorentine (+9 unità).
Ancora una volta buona la prestazione dell’edilizia, che con 824 imprese in più nel periodo aprile-giugno mette a segno l’incremento assoluto e percentuale più elevato.
È buona anche la risposta dei servizi, che vedono incrementare il numero di imprese di oltre 700 unità, anche se il saldo non è positivo in tutte le province: si passa infatti da un saldo positivo di 313 imprese nella provincia di Lucca alla diminuzione di 89 imprese nella provincia pisana.
Il settore agricoltura
Per effetto dell’introduzione, negli anni 1996-’97, dell’obbligo di registrazione al Registro delle Imprese da parte di tutte le imprese agricole, si è creato un elemento di discontinuità che non consente di analizzare una serie storica dei movimenti delle imprese del settore agricolo antecedente al 1999.
Con riferimento al secondo trimestre degli ultimi quattro anni, il periodo aprile-giugno dell’anno in corso è l’unico all’interno del quale si è verificata una diminuzione del numero delle imprese (-119).
In particolare nel secondo trimestre 2002 si registra il minor numero di iscrizioni (516) ed il maggior numero di cessazioni (635). È interessante notare anche il progressivo peggioramento del saldo delle imprese agricole toscane nel secondo trimestre degli ultimi anni: si passa da un +355 del 1999 ad un –119 del trimestre appena concluso.
L’artigianato
Nella prima metà dell’anno in corso il numero delle imprese artigiane toscane (con l’esclusione di quelle agricole) è aumentato di 567 unità, per effetto delle 5.615 nuove iscrizioni ai registri camerali e delle 5.048 cessazioni.
Il tasso di variazione rilevato (+0,5%) si attesta su valori simili all’anno precedente (+0,6%), risultando nettamente migliore rispetto al primo semestre del 2000, in cui fece registrare un -0,2%, corrispondente ad una diminuzione di 246 imprese.
Con riferimento alle regioni più significative dal punto di vista della consistenza imprenditoriale, il tasso di variazione delle imprese artigiane toscane nella prima metà dell’anno è inferiore solo a quello messo a segno dall’Emilia Romagna (+0,9%, frutto di una migliore tenuta nel primo trimestre dell’anno preso in esame).
Il Piemonte e la Lombardia chiudono il semestre con un minor numero di imprese artigiane rispetto alla fine del 2001, facendo rilevare tassi di variazione rispettivamente di -0,4 e -0,1 punti percentuali.
Si nota un miglioramento generalizzato nel passaggio dal primo al secondo trimestre, grazie ad un aumento dei tassi di natalità e ad una riduzione dei tassi di mortalità per tutte le regioni considerate, andamenti tuttavia dovuti probabilmente anche a fattori di natura amministrativa.
I più consistenti saldi fra il numero di iscrizioni e di cessazioni ai registri delle imprese delle CCIAA sono quelli registrati nelle province di Firenze (+198 imprese, per un tasso di crescita di +0,6 punti percentuali rispetto alla fine del 2001, incremento superiore a quello medio regionale) e di Lucca (con +166 imprese, corrispondente ad un brillante +1,3%).
I due risultati sono la sintesi di comportamenti differenziati da parte delle due province: mentre quella fiorentina si distingue per il tasso di mortalità relativamente basso (4,1%), l’area lucchese vanta un tasso di natalità d’impresa (5,8%) inferiore solo a quello della provincia di Siena (tasso di natalità del 6,0%, che contribuisce alla formazione del più alto tasso di crescita a livello provinciale, +1,4%).
Anche nello spaccato provinciale si nota il miglioramento dal primo al secondo trimestre, tuttavia nelle province di Prato e Pistoia l’aumento del numero di imprese artigiane riscontrato nel corso del secondo trimestre 2002 non è stato in grado di bilanciare le diminuzioni fatte registrare nei primi tre mesi dell’anno, tanto che le due province chiudono il primo semestre con un bilancio negativo (Pistoia –0,2%; Prato –0,5%).
Nella diminuzione generalizzata del numero di imprese artigiane relativa al primo trimestre, si deve tuttavia evidenziare la tenuta di alcuni settori, fra i quali l’industria alimentare, quella degli altri mezzi di trasporto, le costruzioni.
Per questi settori anche il dato sul secondo trimestre è positivo, così come di conseguenza il risultato semestrale. Per ciò che concerne il secondo trimestre dell’anno in corso, fra i settori industriali solo il tessile fa registrare un tasso di variazione del numero delle imprese artigiane negativo (-0,6%), dato che merita di essere tenuto in particolare considerazione perché succede ad una più profonda variazione negativa sofferta nel primo trimestre (-3,2 punti percentuali). Nei settori manifatturieri del legno e mobilio, della lavorazione dei minerali non metalliferi e della lavorazione dei metalli, l’aumento delle imprese del secondo trimestre non è stata infine in grado di bilanciare le diminuzioni dei primi tre mesi dell’anno.