Al Saschall di Firenze la più irlandese delle band italiane

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 marzo 2002 23:15
Al Saschall di Firenze la più irlandese delle band italiane

Martedì 12 e mercoledì 13 marzo a Irlanda in Festa dal vivo si può ascoltare l’ultimo, recentissimo, album di Cisco e soci, Radio Rebelde, un disco scoppiettante realizzato con il contributo di molti artisti di calibro internazionale, tra cui lo scrittore Luis Sepulveda. Nel sesto album dei Modena City Ramblers, Radio Rebelde, le canzoni si susseguono come se la mano dell’ascoltatore girasse la manopola di un immaginario sintonizzatore, da cui escono ritmi e tempi propri del mezzo radiofonico.

Non quelli dei nostri network, però: semmai, voci e atmosfere degli eredi della gloriosa Radio Rebelde, fondata da Che Guevara ai tempi della lotta nella Sierra Maestra. Gli stacchi radiofonici si alternano a schegge di telegiornali e televisioni satellitari, per comporre un quadro d’insieme affine al nuovo approccio dei Ramblers nei confronti delle loro canzoni, una vocazione internazionale e attuale, che si materializza nella ricerca di una “mescla” sonora capace di aggiornare le lezioni di Clash di Sandinista e dei Mano Negra di Casa Babylon.

Il risultato è una evoluzione della patchanka celtica in cui il punk, l’elettronica, il dub, il reggae, i ritmi africani, latini e balcanici sono rami rigogliosi dell’originaria matrice folk e popolare del gruppo, in una applicazione personale e innovativa che rappresenta lo stile Ramblers del 2002. Da sempre aperti alle collaborazioni (ricordiamo gli incontri ravvicinati con Bob Geldof, Gang, Chieftains, Paolo Rossi, Luis Sepulveda, Paco Ignacio Taibo II), i Ramblers hanno registrato Radio Rebelde a Napoli e per assorbire meglio atmosfere meticce e frenesia metropolitana hanno ospitato nel disco importanti musicsiti partenopei: Marcello Colasurdo, grande interprete del più antico canto napoletano, la “fronna”, e leader degli “Spaccanapoli”; Daniele Sepe, compositore e musicista indipendente, che ha arrangiato i fiati in due canzoni dell’album: Ornella Mancini, dotata cantante già nei Vox Populi; Franco Sansalone, chitarrista dobro, Marzouk Mejri, musicista tunisino residente a Napoli, cantante flautista e percussionista molto noto negli ambienti della cosiddetta “worldmusic” italiana.

MODENA CITY RAMBLERS
I Modena City Ramblers nascono nel 1991 come gruppo di folk irlandese intriso di spirito punk trapiantato nella rossa provincia emiliana, ed iniziano ad esibirsi in birrerie, circoli e case del popolo per un pubblico di amici e parenti.

Nel 1993 incidono il loro primo demotape, oggi introvabile: COMBAT FOLK. Nel marzo 1994 esce il primo album, RIPORTANDO TUTTO A CASA, per l'etichetta indipendente romana Helter Skelter. E' un disco con cui i Modena City Ramblers rivendicano l'identità meticcia che hanno inventato a cavallo tra Irlanda ed Emilia, racconti della Resistenza e degli anni Settanta, viaggi e lotte. Il disco li impone nel circuito indipendente, dove la loro proverbiale carica live anima concerti sempre più affollati; nel giro di pochi mesi, la band si lega al management Mescal ed alla major discografica Polygram: RIPORTANDO TUTTO A CASA viene così ripubblicato nel novembre dello stesso anno dalla Blackout-Mercury con l'aggiunta del brano "Il bicchiere dell'addio", inciso con Bob Geldof.

I MCR partecipano intanto ad un disco tributo ad Ivano Fossati, cui seguirà, nel 1995, l'adesione ad un'antologia di cover dedicate ad Augusto Daolio dei Nomadi. Dopo le 25.000 copie vendute dal primo album ed una trionfale tournée con il comico Paolo Rossi, nel marzo 1996 arriva nei negozi il secondo, LA GRANDE FAMIGLIA, dedicato alla complicità con il pubblico che si va stringendo attorno alla band. Il disco mette in mostra evidenti espansioni dell'universo artistico del gruppo: il folk, fin dall'inizio suonato con attitudine punk, non esita ad indurirsi per contaminarsi con il rock.

Nella "famiglia" Ramblers sono intanto entrati i toscani Francesco Moneti e Massimo Giuntini, mentre l'impegno del "grande vecchio" Luciano Gaetani è ormai part time a causa degli impegni familiari e lavorativi. Ad un nuovo tour con Paolo Rossi segue un'importante esperienza nel Sahara Occidentale a sostegno del popolo Saharawi. Nel settembre del 1997 esce il terzo album, TERRA E LIBERTA', che risente delle esperienze consumate da alcuni componenti del gruppo in America Latina. È un salto sonoro e letterario alla ricerca dell'utopia di cui è artefice l'amicizia stretta con alcuni autori di quell'area, da Luis Sepulveda a Daniel Chavarria e Paco Ingacio Taibo II.

Il combat folk si irrobustisce ed allarga i suoi orizzonti senza perdere la sua identità, per diventare "patchanka celtica". Quando il disco esce in Italia, i Modena si trovano a Vallegrande, in Bolivia, per le celebrazioni del ventesimo anniversario dell'assassinio di Che Guevara. Ormai Modena City Ramblers è sinonimo di concerti ovunque affollati, e la fama di live-band irresistibile si conferma nei club come nei palasport: il gruppo salta, suona forte, si diverte e diverte. Le tournée di LA GRANDE FAMIGLIA e TERRA E LIBERTA' attirano così più pubblico dei tour di artisti assai più blasonati.

A novembre 1998, dopo un altro anno passato in tour, i Ramblers sentono il bisogno di un tuffo nelle loro origini; realizzano a questo proposito RACCOLTI, insolito album acustico dal vivo registrato in un pub irlandese d'Emilia, davanti a pochi amici. Il cd comprende brani dei tre album dei MCR e tre inediti. Dopo un prestigioso tour nei teatri italiani dinanzi a platee sedute, il gruppo si reca in Irlanda per la pre-produzione del nuovo album in studio, FUORI CAMPO, ultimato all'inizio di giugno e pubblicato il 30 settembre 1999 sotto le insegne della Universal, che ha nel frattempo assorbito la Polygram.

Il disco conferma la duplice natura combat e festaiola dei Modena City Ramblers, ed è arricchito da innesti quanto mai eterogenei: la tradizione irlandese viene riletta e inserita tra nuove ritmiche e armonie di matrice reggae, ska, rock, nonché da suggestioni provenienti dall'Africa, dal deserto e dall'Europa dell'Est. Due mesi dopo, la vicenda artisitca, umana e politica della band viene raccontata da Paolo Ferrari e Paolo Verri nel libro "Combat Folk: L'Italia ai tempi dei Modena City Ramblers", edito da Giunti.

Con l'uscita di FUORI CAMPO, i Ramblers tornano ad un'intensa attività live, con un tour che accompagna il disco ed il gruppo nel nuovo millennio: oltre ottanta concerti nell'arco di un anno e mezzo, con un successo di pubblico degno di una delle più importanti realtà live del nostro rock. Dalle piazze italiane ai piccoli club delle Asturie e della Catalogna, dalla solidarietà portata in Albania ai prestigiosi festival in Sudafrica, i Modena City Ramblers macinano chilometri ed esperienze che offrono alla loro vocazione meticcia orizzonti internazionali.

Mentre FUORI CAMPO viene pubblicato anche in Giappone per la locale consociata Universal, divergenze artistiche e scelte personali portano due componenti storici della band, Giovanni Rubbiani e Alberto Cottica, ad intraprendere altre strade. Ma il gruppo va avanti: Kaba Cavazzuti, da sempre dietro alla consolle in sala d'incisione, entra nella formazione come musicista a tempo pieno, la tournée prosegue e si comincia a lavorare sul materiale destinato al disco successivo. Nel frattempo, il cantante Cisco Bellotti realizza con lo stesso Kaba la produzione dell'album d'esordio del gruppo "fratello" aretino La Casa del Vento, il cui NOVECENTO esce nel febbraio 2001 per l'etichetta Mescal.

Nell'album, Cisco affianca al microfono il compositore della band toscana, Luca Lanzi, e tutti gli altri Ramblers forniscono il proprio contributo. Desiderato da tempo, va inoltre in porto un tour "resistente" assieme ai Gang: è il progetto "Gang City Ramblers", in cui il gruppo compone con i fratelli Severini un'unica band che propone canzoni degli uni e degli altri. Al termine di questa esperienza, i Ramblers cominciano la pre-produzione di nuove canzoni in un cascinale della collina aretina: sono le session da cui scaturiscono l'ossatura e la direzione del nuovo disco, molto "spinto" nei suoni e "militante" per i temi trattati.

Il breve ma intenso giro di concerti dell'estate 2001 vede affacciarsi arrangiamenti sempre più orientati ad una evoluzione personale e imbastardita dei suoni, con particolare attenzione all'indole "no-global" di Manu Chao, dei Macaco e di tante band di frontiera. La tappa successiva consiste nella conclusione del lavoro preparatorio al disco con una seconda pre-produzione effettuata nella tranquillità "casalinga" di Rubiera. Sono i giorni dell'attacco alle Twin Towers, e la canzone "Terra del fuoco", su cui i Ramblers stavano lavorando proprio l'11 settembre, reca nel testo e nell'atmosfera le stimmate della terribile attualità.

A fine ottobre, il gruppo si trasferisce a Napoli per registrare il nuovo album. Con Kaba Cavazzuti ormai musicista, la regia viene affidata per la prima volta ad un produttore "esterno": Enzo "Soulfingers" Rizzo, scelto per l'efficacia dei servizi resi, tra gli altri, a Mano Negra, Les Negresses Vertes e Manu Chao. RADIO REBELDE esce nel febbraio 2002 per la Blackout-Mercury/Universal e si presenta come un vero e proprio collage sonoro-emozionale: tredici pezzi uniti dal filo rosso dell'attualità, del viaggio di conoscenza e confronto, della memoria, della denuncia e della ribellione culturale.

Accanto all'attività dal vivo e in studio, sulla scia dell'esperienza produttiva di Cisco con La Casa del Vento i Ramblers inaugurano anche una propria etichetta discografica, la Modena City Records. Il marchio veicola produzioni artistiche e progetti paralleli all'attività della band, e grazie ad un accordo con i dischi de “Il Manifesto” intraprende il proprio cammino nell'ambito della produzione discografica indipendente. Il primo titolo pubblicato dalla MCRecords nel febbraio del 2002 è PAZIENZA SANTA dei Paulem, gruppo di arzilli vecchietti dell'Appennino modenese che interpreta con maestria il patrimonio musicale della propria terra.

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