Teatro della Pergola: Il giuoco delle parti (5/10 marzo) di Luigi Pirandello con Ugo Pagliai e Paola Gassman

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 marzo 2002 09:18
Teatro della Pergola: Il giuoco delle parti (5/10 marzo) di Luigi Pirandello con  Ugo Pagliai e Paola Gassman

Nell’iter complesso del teatro di Pirandello, il periodo che circonda la fase finale del primo conflitto mondiale è particolarmente importante, ancorché difficile sul piano personale. È il momento della prigionia del figlio e della malattia mentale della moglie; è il momento de La ragione degli altri, Pensaci Giacomino! e de Il giuoco delle parti, come molti altri scritto per le virtù interpretative di Ruggero Ruggeri.
Ugo Pagliai e Paola Gassman portano il Giuoco sul palcoscenico della Pergola, calcato l’ultima volta nel corso della stagione 1999/2000 con Una donna di casa di Vitaliano Brancati.

Vero e proprio rasoio calato sulla pièce borghese, Il giuoco delle parti ne parodizza uno dei luoghi comuni più consueti, il “triangolo”. Leone Gala, marito tradito, giunge ad una sorta di superiore consapevolezza del proprio ruolo rinnovato di consorte, e del mutamento dei doveri coniugali. Quando la moglie verrà offesa, sarà l’amante e non lui a doversi impegnare a duello per preservarne la rispettabilità. Il meccanismo dell’umorismo, la percezione dello scarto tra la realtà com’è e come la si percepisce, nasce da questo logico (e non furbesco) irrigidirsi del codice d’onore.

Leone non si sottrae al duello, non ordisce trappole o enuncia sofismi: è la convenzione che, scheletrita, offre al protagonista una comoda, sottile via d’uscita.
Luca De Fusco torna con questo allestimento a Pirandello, del quale aveva frequentato una quindicina d’anni fa testi come Il piacere dell’onestà e La signora Morlì. Nel Giuoco lo ha sempre affascinato l’accurata logica di Leone Gala, l’affannosa vitalità di Silia ma anche l’operazione di mimetismo linguistico messa in atto da Pirandello.

Non è l’artificiosità del meccanismo che De Fusco vuole portare allo scoperto. Piuttosto, la volontà del drammaturgo di raccontare comunque una storia, al di là dello scheletro della convenzione. Di evidenziare la crudeltà, il torbido erotismo e la drammatica passionalità della vicenda di Leone Gala. Grazie ad una piattaforma girevole, dà voce a tutti punti di vista, aprendo il salotto e le sue decorazioni geometriche alla considerazione dello spettatore. Con Ugo Pagliai, De Fusco costruisce un Leone dal carattere spietato e sapiente, attuale nella sua calcolata scommessa, privo di quel versante patetico tipico di tanti eroi pirandelliani.

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