La radiografia dell'economia locale pratese

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 febbraio 2002 14:57
La radiografia dell'economia locale pratese

E' impensabile che Prato non attraversi un momento di crisi. E' in crisi l'Europa, dove la Germania non tira più, sono in crisi gli Usa, ancor prima dell'11 settembre, è in crisi il Giappone, per non parlare del Sud America. Che Prato, in un mercato mondiale così, con la sua economia radicata nell'esportazione, riesca ad attraversare indenne questa fase non è possibile». Mario Maselli, presidente dell'Unione Industriali, con estrema concretezza delinea gli scenari nei quali deve muoversi il distretto industriale pratese.

Eppure non è un messaggio di sfiducia quello emanato dall'ultimo appuntamento degli Stati Generali, prima della serata conclusiva di domani, venerdì 1° marzo. Si è parlato di economia, nel pomeriggio di ieri mercoledì 27 febbraio, a Villa Fiorelli («Lo spazio economico si trasforma: locale e globale. Le Tendenze dei mercati»), partendo dai numeri forniti dall'assessore allo sviluppo Roberto Rosati: rispetto a un movimento commerciale internazionale cresciuto, negli anni '90, del 6%, il commercio mondiale tessile mostra tassi inferiori, non andando al di là del 4%.

Non però Prato: il peso delle esportazioni pratesi sul totale italiano è aumentato passando dal 19% al 22 per cento. In prima fila i filati (dal 7 al 9%), gli altri tessili (dall'11% al 15%), ma anche i tessuti locali: dal 25 al 27%. Certo gli anni tra la fine del millennio e l'inizio del terzo non sono stati semplici, perchè dice ancora Rosati c'è «stata una sostanziale stabilità della spesa totale delle famiglie per i prodotti d'abbigliamento», ma dopo le ghiacciate del triennio 1997-2000, almeno in quest'ultimo anno il fatturato ha ripreso a crescere «in maniera sostenibile».

Fatturato in crescita ma non diminuiscono «le difficoltà strutturali delle imprese pratesi, perchè al contempo c'è stato un restringimento dei margini di profitto». Se questa è la radiografia dello stato di salute del distretto Rosati ha tracciato le linee di un intervento che vedono Prato, impegnata sul piano europeo tramite Acte, l'associazione delle comunità tessili, a porre la questone del superamento delle strozzature doganali, e soprattutto ad avviare procedure di una «certificazione di qualità» dei prodotti tessili, che poi significa certificazione ambientale, già in atto col progetto Emas nel primo Macrolotto, e 'clausole sociali' per qanto concerne il rispetto delle norme sul lavoro.

Certo non mancano le questioni aperte («bisognerà verificare col nuovo governo la sorte del contratto di programma») e soprattutto occorre una strategia di area metropolitana, per il complesso del sistema moda e per le infrastrutture, sulla quale dice Luca Rinfreshi della Cna «Prato si muove con maggiore speditezza rispetto a Firenze». Una strategia che deve vedere unite parti pubbliche e private: la famosa 'cabina di regia', perchè sostiene Giovanni Nenciarini (Confartigianato) «bisogna sapere che fine farà il distretto»: Una 'cabina di regia' è utile purchè, fanno sapere dall'Unione Industriale, «non sia solo di parole e parole.

Qui occorrono decisioni». E poi bisogna stare attenti a demonizzare anche certi scenari: «La delocalizzazione non può essere un tabù. Prato non dismetterà il suo apparato, le sue produzioni più innovative. Ma se qualcosa può essere fatta fuori non può essere considerato un fatto negativo». Cala il sipario sugli Stati Generali. L'appuntamento è per l'incontro conclusivo al Metastasio.

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