Bella e la bestia (19/24 febbraio 2002) dalla fiaba di Madame De Beaumont al Teatro della Pergola

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 febbraio 2002 19:20
Bella e la bestia (19/24 febbraio 2002) dalla fiaba di Madame De Beaumont al Teatro della Pergola

Bella e la Bestia: una storia senza tempo ne volto dove la vita si vede sconvolta da misteriose magie, sparizioni istantanee, trasformazioni terribili: determinata perciò da forze complesse e sconosciute, posta di fronte a scelte elementari di giusto o ingiusto, messa alla prova da percorsi irti d'ostacoli, verso felicità prigioniere di un assedio di mostri.
Ed ogni chiave di lettura teatrale non può che abbandonarsi alle suggestioni delle versioni più remote derivate da miti arcaici dove domina la sostanza unitaria del tutto (uomini, piante, animali) con l'infinita possibilità di metamorfosi di tutto l'esistente.


Dopo essersi avvicinato alla letteratura mitteleuropea più visionaria con una calligrafica elaborazione della Metamorfosi di Kafka e alla tragedia greca con Le troiane di Euripide, il Teatro del Carretto torna ad attingere al mondo della fiaba, da cui prese le mosse nel 1983 con Biancaneve. Per questo ritorno alle origini la formazione lucchese - che lavora principalmente sul teatro di figura con grande capacità di rinnovamento grazie all'inventiva di due animatori d'eccezione, la regista Maria Grazia Cipriani e lo scenografo Graziano Gregori - ha scelto proprio Bella e la Bestia, storia crudele ed emblematica che tratteggia la lotta tra razionale e irrazionale.


Per il Carretto, che nell'approccio con la fiaba tiene parecchio conto delle teorie di una cultrice dell'analisi junghiana come Marie Louise von Franz, il materiale fiabesco è innanzitutto un itinerario di redenzione, se non di ascesi: nel racconto di Madame de Baumont scopre la parabola di un’iniziazione amorosa che passa attraverso il rifiuto di un'apparenza (la mostruosità fisica). Magiche sorprese, attori che si sdoppiano, dolci carillon e atroci rumori, visioni terribili e attraenti, specchi che moltiplicano: perche tutto è metamorfosi in questo racconto dove anche le cose astratte divengono concrete e le sovrasensibili vive e parlanti, dove anche una scultura inerte può animarsi ed un essere umano divenire statua eternamente immobile.


La partitura scenica è notevole per l'ardimentosa visionarietà dispiegata da Graziano Gregori e raggiunge momenti di grande lirismo. Ma, se le immagini sono da sempre l'elemento portante nel linguaggio del Teatro del Carretto, Bella e la Bestia rivela una crescita della compagnia anche sul versante della parola: questa volta, infatti, è dato maggiore spazio al corpo e alla voce degli attori, espandendo quegli aspetti fortemente fantastici presenti nel tessuto narrativo della fiaba.

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