IL RE DANZA, Progetto Intereferenze Teatro e Danza

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 novembre 2001 20:19
IL RE DANZA, Progetto Intereferenze Teatro e Danza

Da venerdì 23 a domenica 25 novembre (feriali ore 21.15 - domenica ore 15.30) verrà presentato a Villa Rospigliosi -Spicchio- Lamporecchio (PT) "IL RE DANZA", terzo ed ultimo spettacolo presentato nell'ambito del Progetto INTERFERENZE: TEATRO E DANZA a cura di Angelo Savelli. Lo spettacolo, con adattamento e regia di Daniele Lamuraglia, vede la presenza degli attori Massimo Grigò, Stefano Buonoconto, Roberto Caccavo, Riccardo Naldini, Monica Bauco, Stefania Stefanin, Emanuela Agostini e i danzatori Paolo Pagni e Flavia Sparapani.


La Musica, la Danza, il Teatro, uniti in un’unica forma d’Arte, che appare assoluta. Sembra un sogno, ma è quel che è accaduto. Questa esperienza artistica totale forse non poteva esistere che nel secolo in cui dominò un Potere assoluto, e in cui fu fissato il termine stesso – assolutismo - che definiva le possibilità illimitate di operare in ogni campo. Nessun patteggiamento con dei gusti particolari: il gusto s’imponeva, dall’alto di una monarchia illuminata. Il direttore di quest’arte assoluta, era appunto il Re, fonte di ogni raggio di luce che rischiarava i tempi, precorrendoli, suscitandoli: un passo di danza sempre avanti agli altri. Ne Il Re danza abbiamo i tre personaggi che incarnano storicamente questa specie di miracolo artistico: Lully, Molière e Luigi XIV: la musica unita alla danza, la parola e il teatro, il potere assoluto.

Le loro vite diventano fatalmente e precocemente dei simboli, poiché ogni scelta che compiono, tanto privata quanto pubblica, riecheggia e risuona non solo in tutte le venature di un regno che aveva raggiunto il suo apogeo nelle terre d’occidente, ma anche lungo il corso dei tempi futuri. Possono scomparire le persone, ma non i simboli: è in tale veste che questi tre personaggi storici hanno ancora la capacità di venire a trovarci, interrogarci, porre i loro alti quesiti intorno alla musica, alla danza, al teatro. È grazie alla levatura del loro genio che i due artisti, Lully e Molière, possono fronteggiare il re, e mettere in gioco non il proprio gusto, ma le questioni profonde della rappresentazione artistica, con una libertà di mezzi sconfinata, segnata dall’unico limite di servire il Bene Supremo del regno, indicato dal dito del gran tutore, Luigi XIV.

Un limite non indifferente, e decisamente provocatorio per un artista: infinita disponibilità di mezzi e limite del bene comune. Se il film di Corbiau, dal quale ha origine questa mise en espace, mette in risalto la magnificenza degli scenari di quel seicento nel quale sono collocati i personaggi, mostrandoli alle prese tra le grandi questioni storiche e gli intricati conflitti privati, la lettura tende a riallacciare il filo delle sensazioni intime, attraverso quel traduttore extratemporale che è il sogno, un tessuto nella cui trama il privato e il pubblico possono svelare il proprio sottile confluire, e i conflitti ripresentare il loro potere rievocativo, la loro rinnovata contemporaneità. Seduti intorno a Lully, disteso sul suo sofà, ospiti nella splendida sala di una villa seicentesca, gli spettatori partiranno per un viaggio nel tempo: assisteranno alle visioni della sua memoria; al riapparire dei momenti felici e gloriosi, di quelli difficili e tragici; al riecheggiare di musiche trionfali ma anche ironiche; al ritmo cadenzato dei passi dei danzatori; al divertimento delle battute dei buffi personaggi di celebri commedie. Questa "grande storia" che riemerge oniricamente dal secolo d’oro, è come tagliata da qualcosa che ci avvicina a questi personaggi-monumento: l’amicizia, e il suo prezzo da pagare all’arte.

Forse l’unico aspetto da "contrattare" dolorosamente, rispetto ai sentimenti artistici: quello che ci mette in diretta comunicazione con questi giganti della storia, che altrimenti, forse, non potremmo che sognarci.

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