Firenze ospita il primo congresso nazionale dedicato all’osteoporosi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 novembre 2001 15:27
Firenze ospita il primo congresso nazionale dedicato all’osteoporosi

Considerata a lungo come malattia tipica delle donne dopo la menopausa, l’osteoporosi colpisce in realtà anche gli uomini in misura assai diffusa. In Italia i pazienti maschi sono oltre un milione e, secondo studi recenti, sono le vittime del 30% di tutte le fratture del femore e del 20% delle fratture vertebrali da osteoporosi. Non solo gli uomini hanno le stesse probabilità di ammalarsi delle donne, ma muoiono perfino con maggior frequenza in caso di impedimenti gravi. Per affrontare ciò che è ormai riconosciuto come un fenomeno di drammaticità crescente, il Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Firenze dedica all’osteoporosi maschile il primo di una serie di congressi annuali che con il marchio Firenze Osteoporosi puntano a fare del capoluogo toscano un centro di eccellenza nello studio di questa patologia.
Organizzato in collaborazione con Koiné Meeting e Congressi, il convegno si tiene alla Certosa del Galluzzo il 16 e 17 novembre.

Tra i relatori, alcuni tra i più noti specialisti italiani: Maria Luisa Brandi, docente di endocrinologia e malattie del metabolismo all’università di Firenze, Ranuccio Nuti, professore associato di medicina interna all’Università di Siena, Luigi Sinigaglia, primario di reumatologia all’Istituto Ortopedico Pini di Milano, Ombretta Di Munno, associato di reumatologia all’Università di Pisa, Giovanni Luisetto, Giancarlo Isaia, e Andrea Giustina, associati di medicina interna rispettivamente nelle Università di Padova, Torino e Brescia, Luigi Gennari, Alberto Falchetti e Laura Masi, ricercatori dell’Università di Firenze.
“L’osteoporosi maschile”, spiega la professoressa Brandi, “è ancora poco conosciuta e sicuramente sottostimata.

Si tratta comunque di un fenomeno già oggi molto vasto destinato a espandersi nei prossimi decenni con il progressivo invecchiamento della popolazione”.
Secondo calcoli fatti negli Stati Uniti, su 2 milioni di casi di osteoporosi maschile conclamata (da 6 a 8 milioni quelli delle donne), esistono da 8 a 13 milioni di osteopenici, di uomini, cioè, che si trovano nelle condizioni di sviluppare una qualche forma di degenerazione dello scheletro. In Italia, analoghe stime parlano di 4 – 6 milioni di maschi tendenzialmente destinati ad ammalarsi.

Intanto, nei Paesi dell’Unione Europea, ci si rompe una gamba ogni 30 secondi per effetto dell’osteoporosi Che cosa ci aspetta in futuro? Nel 2015 saranno tecnicamente osteoporotici il 20% circa dei maschi americani. Nel 2020 l’Italia registrerà invece circa 14.000 casi di fratture di origine osteoporotica, un numero destinato ad aumentare fino ai 21.000 casi del 2050. Oggi la regione più colpita è la Lombardia con 170 mila casi stimati di osteoporosi maschile. Seguono la Campania (107 mila), il Lazio (100 mila) e la Sicilia (96 mila).

La Toscana è al 9° posto con 76 mila casi. In coda Basilicata (11 mila), Molise (6 mila) e Val d’Aosta (2.500).
“In termini di prevenzione si può far molto”, ricorda la professoressa Brandi, “Basta cominciare fin da piccoli. Occorre uno stile di vita sano, un po’ di sport e una dieta ricca di calcio che si trova in quantità sufficienti solo nei formaggi, nei latticini e in alcune acque minerali. In altre parole, si tratta di investire nel nostro scheletro così come si investe in borsa”.
Quanto alle cure, proprio per l’uomo è in arrivo un nuovo farmaco (la molecola di base si chiama Alendronato) destinato a rivoluzionare l’approccio terapeutico: basta con le razioni di farmaci quotidiane, sarà sufficiente una pillola alla settimana.

“L’Alendronato”, spiega la professoressa Brandi, “è una molecola che fa parte della famiglia dei Bifosfonati ed è l’unica, per quanto riguarda l’uomo, sulla quale gli studi ci hanno fornito informazioni sicure”. L’Organizzazione Mondiale della sanità definisce l’osteoporosi come una malattia sistemica con cause diverse, caratterizzata da una patologica riduzione dello scheletro e da una serie di alterazioni del tessuto osseo che diventa fragile e maggiormente esposto alle fratture.

Il fatto è che l’osteoporosi è destinata ad avere un impatto economico e sociale crescente. Secondo studi recenti, tra 25 anni causerà in tutto il mondo ben 4 milioni di fratture al femore. Da qui l’allarme degli specialisti.
Oggi si sa che le principali lesioni osteoporotiche interessano in particolare la colonna vertebrale, l’avambraccio, il collo del femore e, in misura minore, le altre ossa. Nel maschio l’incidenza delle fratture del collo del femore sembra aumentare considerevolmente con l’età.

Mentre tra i 50 e i 70 anni sono di più le donne a patirne con un rapporto di 2/3 a 1, dopo i 75-80 anni i due sessi corrono esattamente gli stessi rischi. Quanto alle fratture vertebrali l’uomo ne registra la metà della sua compagna con un progressivo riavvicinamento dopo gli 80 anni. Studi recenti dimostrano che la prevalenza di deformazioni vertebrali è sostanzialmente simile nei due sessi (15,1% negli uomini, 17,2% nelle donne). Al contrario, per le fratture dell’avambraccio i dati epidemiologici indicano un’incidenza, non influenzata dall’età, notevolmente inferiore negli uomini che nelle donne.

Per questo tipo di frattura si stima un rapporto uomo/donna di 4 a 1. Morbilità e mortalità da lesione ossea sono peraltro superiori nei maschi: il tasso di mortalità successivo alla frattura del collo del femore è in effetti circa il doppio di quello della donna (il 36% degli uomini muore entro il primo anno). Quest’ultimo dato è stato di recente esteso a tutte le altre fratture osteoporotiche. Ciò riflette, probabilmente, la presenza di più malattie nel maschio afflitto da osteoporosi.

Malattie che interagiscono con la frattura e con le sue conseguenze. Nell’arco della vita di un uomo, il rischio di andare incontro a una lesione ossea è pari a circa il 13-25%, ossia la metà di quanto stimato per le donne di razza caucasica. Nella popolazione maschile americana il tasso di osteoporosi è del 6%, circa un terzo di quanto si riscontra tra le donne. Al contrario, il tasso di osteopenia (predisposizione all’osteoporosi) sembra essere simile nei due sessi: 50% nella donna, 47% nell’uomo.

Nei prossimi anni il numero dei pazienti è destinato ad aumentare: si ipotizza che nel 2015 il 20% dei maschi americani sarà colpito dall’osteoporosi. In Italia si prevedono per il 2020 circa 14.000 casi di fratture da osteoporosi, una cifra che nel 2050 toccherà quota 21.000 con una previsione di 56.000 ricoveri ospedalieri. Dei 4 milioni di fratture del femore previste per il 2025, 1,16 milioni riguarderanno i maschi e 2,78 milioni le femmine. Tutto questo, stima l’Organizzazione Mondiale della Sanità, farà dell’osteoporosi, anche di quella maschile, un problema sanitario importantissimo con un sensibile impatto sociale ed economico.

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