La posizione contro la guerra degli enti locali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 novembre 2001 23:17
La posizione contro la guerra degli enti locali

Il Quartiere 4 prende posizione contro la guerra e il nuovo decreto legge sull'immigrazione. Nella seduta del 31 ottobre il Q.4 ha approvato due importanti mozioni relative rispettivamente alla guerra in Afghanistan e al disegno di legge Bossi-Fini sull'immigrazione. "Questo testo - si legge nella mozione - se disgraziatamente verrà approvato dal Parlamento, renderà ancora più difficile la vita degli stranieri introducendo norme pesantemente restrittive con evidenti violazioni della Costituzione e del diritto internazionale [...]"
Il Sindaco di Bagno a Ripoli, Giuliano Lastrucci, interviene sulla guerra in Afghanistan:>BR> “Sono sotto gli occhi di tutti gli avvenimenti che stanno sconvolgendo il mondo, cui si aggiunge, in questi giorni, l’annuncio ufficiale del prossimo coinvolgimento anche del nostro Paese, con uomini e mezzi, nell’ormai dichiarata guerra all’Afghanistan.
Occorre, al riguardo, aprire un’ampia riflessione, che interessi, sì, il Centrosinistra, ma anche e soprattutto le coscienze della cittadinanza intera, trovando tutti il coraggio delle nostre azioni e, soprattutto, di un pensiero profondo, non banale, né viscerale.
I terribili eventi dell’11 settembre, che, sconvolgendo l’America, hanno offeso l’intera umanità, non giustificano azioni con contenuti e significati parimenti offensivi della stessa umanità.

E’ questo il punto su cui intendo soffermare la mia riflessione, anche perché dobbiamo chiederci se le azioni belliche attualmente in corso siano veramente efficaci per sradicare il fanatismo e il terrorismo dal mondo e per annientare nelle coscienze il seme della violenza.
E’ mia opinione che, a tali fini, la guerra non serva, anzi alimenti una spirale perniciosa per tutto il mondo e dia forza ad una serie di reazioni che hanno l’effetto di far regredire le coscienze, di svilire il tasso di umanità e di deteriorare le relazioni fra le persone.
Non siamo in presenza di uno Stato che attacca un altro, ma, come si dice, di un gruppo di fanatici ben organizzati, più probabilmente di un’associazione criminale a livello internazionale che si fa scudo della fede religiosa per conseguire scopi di potere ben più pressanti.

Tuttavia, tale congrega, riparandosi dietro il fanatismo, riesce a coinvolgere nelle sue azioni delinquenziali milioni e milioni di persone, potenzialmente miliardi. Ecco perché non dobbiamo e non possiamo concedere alcun alibi al terrorismo, né compattare il fronte del fanatismo islamico, né portare nuovi adepti a progetti ed interventi criminali e ai vari fondamentalismi.
Invece, è proprio quanto stiamo facendo colpendo alla cieca e scatenando una guerra contro un nemico invisibile, il quale deve essere, al contrario, sconfitto sul piano della politica e dell’economia, non sul terreno militare, con l’uccisione di innocenti e l’aggravamento delle situazioni di miseria di milioni di persone.

Questo non lo possiamo fare! E’ un crimine contro l’umanità, che, non risolvendo niente, contribuisce altresì ad alimentare la tensione e ad aumentare la pericolosità della situazione internazionale, già abbastanza alta. L’azione che dobbiamo condurre è quindi un’azione politica, di convincimento, di apertura, unite alla fermezza. Quindi, sì alle operazioni di polizia e agli interventi concreti di guerra economica: del resto, è noto a tutti quali siano i conti di Bin Laden, quali i suoi proventi, quali le sue fonti di alimentazione finanziaria.

Per questo, dobbiamo intervenire con forza e durezza sulla rete economica che protegge quello che è indicato come ‘fanatismo islamico’ (benché personalmente sia più propenso a credere che si tratti di un gruppo di potere che si sta affermando e che a quel livello debba essere colpito) e compire azioni armate, ma realmente mirate a colpire obiettivi sicuri da cui può partire il terrorismo.
Scatenare le truppe, come sta accadendo, significa solo fare nuove vittime tra i militari direttamente impegnati nelle campagne belliche, tra i civili, le donne, i bambini, gli anziani, i poveri.

Questa è un’azione che, a mio avviso, non possiamo fare, né c’è alcuna ragione che possa spingere le forze del Centrosinistra ad aggregarsi ad essa per non incorrere in ‘strappi’ con la popolazione o, comunque, con quel comune sentire alimentato dalla unidirezionalità dei mass media, o a prendere posizioni di comodo o allineate su una politica a noi tradizionalmente estranea.
Al contrario, dobbiamo avere il coraggio delle nostre azioni, anche a rischio di trovarci a sostenere difficili battaglie politiche, culturali e morali.

E dobbiamo farlo senza scadere in un facile e non condivisibile antiamericanismo e senza alimentare odi contro la popolazione ebraica, altrettanto inaccettabili e vergognosi.
Questo credo sia ciò che si richiede al Centrosinistra, cioè tenere la posizione più giusta: no alla guerra, no al terrorismo, no al fanatismo, sì a tutti gli sforzi volti a creare e ricreare e condizioni dell’umana convivenza. E’ questa la politica più ferma.
Certo, è molto difficile sgominare le reti economiche, perché da esse un po’ tutti traggono alimento, anche chi produce armi oggi utilizzate contro gli acquirenti di ieri, ma questa deve essere la battaglia di un Centrosinistra riconoscibile dalle giovani generazioni e da tutte le persone di buona coscienza.
Vorrei che questo mio appello, che è insieme personale, ma anche da primo cittadino di Bagno a Ripoli, fosse un modesto, ma significativo contributo ad assumere posizioni di coraggio.

Per quanto riguarda il nostro Comune, siamo aperti ad ospitare qualsiasi dibattito ed incontro. E’ per tali ragioni che ringrazio il Sindaco di Firenze Leonardo Domenici per aver invitato le delegazioni israeliana e palestinese a Palazzo della Signoria per cercare di comporre la loro difficile situazione. Lo stesso invito, se avanzato da Bagno a Ripoli, non avrebbe avuto la stessa considerazione, tuttavia personalmente mi unisco ad esso dichiarando fin d’ora il nostro pieno appoggio all’azione del Sindaco di Firenze.

Insomma, siamo con lui.”

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