Attacco agli Usa: una riflessione del Presidente della Provincia Michele Gesualdi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 settembre 2001 14:10
Attacco agli Usa: una riflessione del Presidente della Provincia Michele Gesualdi

Il Presidente della Provincia Michele Gesualdi interviene sui fatti accaduti a New York e Washington:
“Mi viene da pensare a un’immagine che mi ha particolarmente colpito nella giornata degli attentati, così assurda, così colma di odio: è quella delle persone che una telecamera, zoomando, ha colto mentre da una delle due torri colpite sventolano lenzuola, maglie e coperte per chiedere soccorso. Poco dopo la torre è caduta: vorrei dire che il nostro cuore, è là, là con loro, con tutta quella gente che ha avuto l’unica colpa di essere al mondo.

Ho sentito valutazioni di diverso segno, ipotesi sulle matrici di questo sistema di attentati: forse siamo in troppi a volere fare gli investigatori. Certo se istintivamente i nostri pensieri si volgono al Medio Oriente, all’Afghanistan o all’Iraq vuole dire che tutti abbiamo interiorizzato l’esistenza di queste ferite così profonde, ferite che non si curano temporeggiando e, credo, nemmeno colpendo alla cieca, per vendetta: non serve, non restituisce alla vita i morti, i nostri morti perché quei cittadini fanno parte della nostra famiglia.

Bisogna rilanciare il dialogo a tutti i livelli, capire dove e perché nascono i diversi fondamentalismi, come fare a disinnescare la miscela di credo e violenza, assumersi con maggiore discernimento i problemi del mondo su cui germinano gli atti suicidi e omicidi, non giustificare mai la violenza, ascoltare in profondità, non cedere al pessimismo, a visione apocalittiche. Credo che esprimere solidarietà non sia mai un atto banale, è prima di tutto un atto di educazione culturale che vuole ribadire la sensibilità al dolore degli altri, in questo caso al dolore degli Stati Uniti, delle famiglie di tutti quelli che registrano una vittima, alle migliaia di volti che noi ricorderemo nel loro insieme ma dei quali vorremmo sapere nome e cognome, vorremmo ricordarli per sempre uno per uno.

Finché ci sentiremo anche noi su una di quelle torri a sventolare un lenzuolo, una maglia, una coperta, l’odio non vincerà anche se oggi ci colpisce tutti.
Dobbiamo registrare una verità: si è chiusa un’epoca. Esperti di politica internazionale ne stanno discettando certo con strumenti e capacità scientifici. La vulnerabilità degli Stati Uniti rivela oggi l’esistenza di un male globale, che può colpire globalmente, ovunque. Ma vorrei dire che oggi, mentre la vulnerabilità di dice che tutti possono essere in grado di fare male – perfino agli Stati Uniti negli Stati Uniti, alle cui autorità siamo vicini – il nostro ritrovarci insieme ci dice che tutti possiamo sottrarre, con un’esistenza pacifica, spazio al male e alla violenza: la nostra resistenza al terrorismo, a tutte le forme di terrorismo, nasce da qui.

Non diamo occasione a nessuno di dividere quel tessuto connettivo che collega tutte le parti della nostra città, del territorio nazionale, di quello internazionale. Siamo tutti protagonisti della pace e della resistenza ad ogni forma di male”.

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