La Toscana ricorda la tragedia dei 232 minatori morti nel 1956 in Belgio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 agosto 2001 16:27
La Toscana ricorda la tragedia dei 232 minatori morti nel 1956 in Belgio

FIRENZE «La tragedia che si consumò nel pozzo St Charles a Bois du Cazier è la più grande sciagura mineraria che si è verificata in Belgio. E non è un episodio isolato, purtroppo. I fatti successi in Romania nei giorni scorsi lo rendono tristemente attuale». E’ quanto ha affermato l’assessore Marco Montemagni, che a nome della Regione ha partecipato oggi alla commemorazione della tragedia della miniera di Marcinelle dove l’8 agosto 1956 morirono 262 minatori: 136 gli italiani, tra cui tre toscani (Otello Bugliani di Massa, Enrico Del Guasta di Cascina in provincia d Pisa e Filippo Romano di Fiesole).

L’assessore, assieme al sindaco di Massa Roberto Pucci che completava la delegazione toscana, ha incontrato nell’occasione il sindaco di Charleroi Van Gompel ed il ministro della regione Vallonia van Cauwemberg: un incontro molto cordiale, con scambio di piccoli doni. «Gli italiani in Belgio sono oggi oltre 300 mila – ha detto Montemagni – una comunità radicata, passata nel corso degli anni dall’emarginazione all’integrazione e che ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo sia del Belgio che dell’Italia, affermandosi economicamente, culturalmente e socialmente».
Le radici con i paesi d’origine sono però ancora forti.

Diversi sono i gemellaggi in Toscana con città del Belgio. E la Regione dal 1999 si è dotata anche di una legge che prevede interventi in favore dei toscani all’estero, per cui nel 2001 è stato stanziato 1 miliardo. Serviranno per corsi di cultura e lingua italiana, formazione professionale, master post-universitari e progetti attinenti ai giovani. «Ed è con questi legami – sottolinea l’assessore – che si può contribuire al rafforzamento dell’unità europea e all’effettiva integrazione dei popoli sulla base di valori imprescindibili quali la solidarietà, la pace, l’antifascismo e la Resistenza».

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