L’Italia rimane il paese con il più basso grado di utilizzo dei Fondi Strutturali Europei. Nel periodo 1994-1999, il 40% delle risorse UE non sono state utilizzate dall’Italia.
Promuovere gli investimenti, per migliorare la produttività, al fine di generare il reddito necessario per rilanciare lo sviluppo del Paese sono la logica delle priorità economiche del nuovo Governo.
I Fondi Strutturali hanno contribuito a ridurre il divario di reddito nell’UE, soprattutto quando sono accompagnati da riforme strutturali.
Nel 1985 il reddito procapite nei quattro Paesi più poveri (Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo) era al 68% della media UE; da allora è salito al 79%.
In Spagna ed Irlanda, dove i Governi hanno adottato le riforme strutturali più incisive, il Pil è cresciuto in media ad un tasso doppio rispetto al resto dell’UE.
Nel prossimo quinquennio, il Governo Berlusconi intende perseguire una politica economica basata appunto sul binomio fondi strutturali e politiche strutturali. Occorrerà, quindi, una forte volontà politica per superare le difficoltà che hanno bloccato il processo in passato.
Per il periodo 2000-2006 il totale dei Fondi già allocati ammonta a 211 miliardi di euro, di cui 29 (15% del totale) sono previsti per l’Italia.
Le disparità economiche-sociali nell’UE permangono forti: la disoccupazione in Spagna, Grecia e Italia (9-10%) è il doppio dell’Austria, Inghilterra e Olanda; la disoccupazione nelle regioni in declino di Spagna e Italia (oltre il 20%) è 7/8 volte più alta che nelle regioni più ricche; la percentuale della popolazione con reddito al di sotto del livello di povertà eccede il 25-30% in Irlanda e Portogallo.
Il caso italiano, in particolare, ha assunto toni preoccupanti: la disoccupazione giovanile in Italia è la più alta dell’UE (32,9%); la disoccupazione di lunga durata in Italia è la più alta dell’UE (il 60,6% dei disoccupati); la popolazione attiva in Italia è la più bassa dell’UE (59,6%); gli investimenti in percentuale del Pil sono tra i più bassi dell’UE (18,5%); gli investimenti di Ricerca e Sviluppo in percentuale del Pil sono tra i più bassi dell’UE (1,02% rispetto al 2-3% degli altri Paesi).
Di conseguenza la produttività dell’economia italiana nei settori reali è tra le più basse dell’UE.
Malgrado queste debolezze strutturali, nel periodo 1994-1999, l’Italia ha utilizzato in minima parte le risorse assegnate, ed esattamente:
Obiettivo 1: utilizzo pari al 67%;
Obiettivo 2 : utilizzo pari al 51%;
Obiettivo 3: utilizzo pari al 63%;
Obiettivo 4: utilizzo pari al 52%.
Per il nuovo Governo è essenziale, oltre che concentrarsi sulle politiche strutturali, assicurarsi che i Fondi Strutturali vengano effettivamente utilizzati e rompere il circolo vizioso creato dal ritardo socio-economico, la scarsa produttività e l’uso inadeguato delle risorse disponibili.
GV