Polemiche su Hannibal

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 febbraio 2001 15:57
Polemiche su Hannibal

"Una decisione quanto mai opportuna, ma il problema resta e non è certo questione di censura ma di responsabilità comune". Così Angelo Passaleva, medico e assessore alle Politiche Sociali della Regione Toscana con delega per il coordinamento nelle politiche di materia di infanzia e famiglia, commenta la decisione della De Laurentiis, distributrice in Italia del film "Hannibal", di vietare l'ingresso in sala ai minori di 14 anni.
"Leggo - prosegue Passaleva - che perfino nella permissiva società USA lo stesso film è stato vietato ai minori di 17 anni mentre da noi inizialmente non era stato introdotto alcun divieto per un film che, anche grazie a un accorta copertura promozionale, si annuncia con forte caratura di violenza, scene macabre e raccapriccianti e per il quale è assai facile prevedere grandi incassi.
"Proprio in questi giorni - aggiunge il vicepresidente della Regione Toscana - siamo impegnati con l'aggiornamento 2001 del piano regionale per l'infanzia e l'adolescenza: cerchiamo di impostare politiche corrette in favore di minori che già vivono una realtà spesso fatta di violenza.

Mi permetto dunque, sommessamente, di attirare l'attenzione sul male che certe apparenti forme di libertà possono esercitare in un contesto già così fortemente condizionato da deviazioni e violenze. "L'interesse dei minori a una protezione nel loro già complicato percorso verso la maturità non può essere condizionato dall'interesse commerciale dei botteghini a far sempre più soldi senza scrupoli e senza limiti. Condivido perfettamente i timori degli psicologi quando ricordano i pericoli che scene di violenza sui media possono causare in soggetti di minore età, non ancora in grado di distinguere il vero dal racconto.

"Non pongo certo un problema di censura, anche se mi chiedo a cosa serva in simili condizioni la Commissione di revisione cinematografica: avverto semplicemente la necessit… che istituzioni, società civile e famiglie aumentino il loro livello di consapevolezza e di responsabilità davanti all'invadenza di spettacoli che per avere successo e per fare profitto sono costretti ad aumentare il livello di violenza e spesso anche di banalizzazione. Riflettiamo tutti insieme: su certe strade si sa bene dove si inizia ma non dove si finisce".
Interviene anche il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito: "E' triste e vergognoso il fatto che una vera e propria commissione censura (eufemisticamente ribattezzata Commissione di revisione cinematografica) debba analizzare il film per dirci se lo possiamo vedere o meno nella sua integrita' e se va vietato o meno ai minori di questa o quell'altra eta'.

E come se non bastasse questa considerazione da microcefalo delle capacita' intellettive e speculative di un italiano medio (maggiorenne o minorenne che sia), ci dobbiamo anche sorbire il puro di turno, ovviamente difensore dell'infanzia e non delle sue specifiche paure e incapacita', per cui ci domandiamo se qualcuno di questi censori ha mai avuto 13 anni; se ne sanno qualcosa della capacita' di discernere e della curiosita' che si hanno a quest'eta', oppure sono nati dentro i loro vestiti da chierici ingessati, che non si levano neanche se dovesse capitargli (e glielo auguriamo ...) di far l'amore con la persona che hanno sempre desiderato.
Ma qui -potrebbe obiettare il censore- siamo di fronte a veri e propri bambini che possono liberamente andare a vedersi scene di violenza e disgusto inaudito .

Scomodando anche la massima de gustibus disputandum est, per far capire di cosa stiamo parlando, basti per tutti l'esempio di come e' stato deciso di fare negli Usa: i ragazzi al di sotto di 17 anni possono andare a vederlo se accompagnati dai genitori, cioe' si e' deciso che non sia lo Stato a stabilire cosa far vedere o meno ad un soggetto minorenne, ma chi ne sta curando formazione ed educazione.
Qui la commissione censura, che non ha nei suoi parametri e soluzioni quella decisa negli Usa, ha fatto cio' che e' nella sua prassi, quindi non ha messo alcun divieto.

Ben venga, anche se ci sentiamo a disagio nel difendere l'operato di questa istituzione borbonica che ancora sopravvive nel ministero della Giovanna Melandri".

Collegamenti
In evidenza