Associazionismo e amministrazione comunale: un nuovo rapporto per rifondare il welfare locale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 dicembre 2000 19:21
Associazionismo e amministrazione comunale: un nuovo rapporto per rifondare il welfare locale

Un “salto di qualità” per nuove e più efficaci forme di collaborazione fra amministrazione comunale e associazioni di volontariato del “terzo settore”, per rinnovare la politica sociale a Firenze e per proseguire la costruzione di un nuovo welfare locale, dove l’associazionismo abbia un ruolo decisivo. E’ questa l’esigenza emersa stamani nel Salone dei Duecento in Palazzo Vecchio, durante il convegno “Per un sistema integrato di interventi: la collaborazione tra amministrazione comunale e associazionismo”, organizzato dall’assessore al Terzo settore Andrea Ceccarelli e al quale hanno partecipato fra gli altri gli assessori Giacomo Billi, Daniela Lastri, Marzia Monciatti, Maria Teresa Capecchi del Cesvot, il presidente di Antropolis don Giovanni Momigli, il presidente Arci Paolo Beni, il direttore della rivista Animazione Sociale Franco Floris, la responsabile della Sicurezza sociale del Comune Lucetta Tre Re e il direttore generale del Comune Carlo Paolini.

“Nel lavoro svolto fino ad oggi, che ha portato alla mappatura di tutte le associazioni del volontariato presenti a Firenze, che sono circa 900 – ha detto Ceccarelli nella sua introduzione – abbiamo capito quanto importante fosse per il Comune stabilire un rapporto più stretto con il mondo del terzo settore. E’ vero che non siamo all’anno zero: molto è stato fatto, molte associazioni svolgono compiti che non esito a definire fondamentali. Ma sono convinto che possiamo fare molto di più, mettendo in conto l’esigenza di un maggior coordinamento e di una vera e propria rete complessiva dell’offerta di solidarietà.

Vorrei che si riuscisse a trasferire l’esperienza delle Reti di solidarietà organizzate nei quartieri a tutto il mondo del volontariato, superando la logica un po’ obsoleta delle Consulte. Nel rispetto dell’autonomia di ciascuno, dobbiamo pensare a nuovi strumenti di confronto e coordinamento”. “La nuova sfida che abbiamo di fronte – ha sottolineato da parte sua l’assessore Billi – è quella di arrivare a un reale concorso alla programmazione delle politiche sociali. L’iniziativa di oggi può realmente aiutare l’amministrazione, se l’obiettivo è quello di voler cambiare il nostro stato sociale non da soli, ma insieme ai soggetti che operano su territorio.

E’ una sfida: anche per le stesse associazioni, che devono esprimere interlocutori certi per dialogare con le istituzioni”. A lui ha poi risposto il presidente Arci Beni: “Noi siamo disponibili a raccogliere questa sfida. E quindi voglio fare una proposta: quella di costituire un Forum del terzo settore a livello locale, che coinvolga le altre associazioni e il Comune”. Nel suo intervento, Maria Monciatti ha poi affermato che “il terzo settore rappresenta ormai una fetta importante nel mondo del lavoro, una realtà con cui è necessario dialogare.

Basti pensare all’intervento dello sgombero alle Draghe: avremmo sbagliato, se non ci fossimo affidati all’esperienza dell’associazionismo. Vorrei però che si superassero le contrapposizioni che troppo spesso hanno bollato l’amministrazione di eccessiva rigidità e il terzo settore di flessibilità sfrenata: non è più così”. Da parte sua, Daniela Lastri ha poi ricordato gli ottimi risultati del lavoro fatto insieme all’associazionismo nel settore degli interventi per l’infanzia e l’adolescenza: “In questo campo siamo ad un punto davvero avanzato nella riforma del welfare comunale.

Utilizzando i finanziamenti statali e regionali abbiamo realizzato servizi innovativi ad alto standard di qualità: gli esempi sarebbero tantissimi: voglio citare per tutti i servizi all’infanzia alla Madoninna del Grappa”. Il rapporto con l’amministrazione e la necessità di chiarire le posizioni anche all’interno del mondo del terzo settore è stato infine al centro dell’intervento di don Momigli. “E’ necessaria l’individuazione certa di responsabilità su chi debba avere ‘l’ultima parola’ a un tavolo di concertazione.

Che non significa venire meno alle singole identità: l’importante è tener presente non solo la qualità dell’intervento, anche la sua impostazione. Il mondo del terzo settore è complesso, è necessario tenere conto delle diverse identità dei vari soggetti”.

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