La pratica della medicina contro il dolore, per dare dignità a coloro che sono alla fine della vita

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 ottobre 2000 22:39
La pratica della medicina contro il dolore, per dare dignità a coloro che sono alla fine della  vita

E' questo il senso della rete di medicina palliativa che attiveremo entro la prima meta' del 2001; medicina palliativa intesa nel senso piu' nobile del termine, e quindi non pratica di scarsa utilita', ma "copertura" totale nelle situazioni ormai senza speranza per alleviare le sofferenze, come intende il termine latino da cui deriva, "pallium", il mantello che proteggeva il viandante ". Cosi' l'assessore regionale al diritto alla salute Enrico Rossi nel corso della presentazione del progetto, prima esperienza del genere in Italia, approvato dalla giunta nei giorni scorsi con il parere favorevole della Commissione regionale di bioetica.
"Ogni anno muoiono in Toscana circa 8000 persone per malattie tumorali, che rappresentano la stragrande maggioranza di coloro che necessitano di questo tipo di attivita' - ha proseguito Rossi -.
Noi intendiamo creare una vera e propria rete di intervento soprattutto a domicilio, ramificata in dodici centri territoriali, uno per Asl, dotati di equipe integrate appositamente formate a questo scopo.

Ancora oggi verifichiamo troppo spesso la resa della medicina una volta arrivati al punto in cui le cure non servono piu'; qui va creato questo nuovo territorio di interventi, che per fortuna in Toscana non parte da zero, ma gode di esperienze ben avviate, come a Viareggio, Pisa, Firenze soprattutto grazie alla collaborazione delle forze del volontariato. Investiremo subito a questo scopo 19 miliardi per rafforzare in particolare l'assistenza domiciliare e il supporto alle famiglie.
Inoltre avanzeremo al governo la proposta di modificare la normativa sull'uso degli oppiacei, ingessata dalla legge del 1990 sulle sostanze stupefacenti.

Abbiamo il dovere di riagganciare l'Europa anche su questo terreno di civilta': oggi i dati ci dicono che il nostro paese e' al pari della Bulgaria nell'uso di farmaci oppiacei e non per alleviare il dolore nelle fasi terminali della malattia. Per l'intanto, non avendo il potere di modificare autonomamente una legge nazionale, abbiamo rafforzato l'interpretazione della norma gia' fornita in materia dal Ministero della sanita'; il richiamo e' ai manager delle Asl per evitare il ripetersi di spiacevoli episodi, che hanno coinvolto medici, farmacisti e associazioni all'avanguardia in questo campo".

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