E' durata oltre due ore l'audizione dell'associazione Idra concessa dopo oltre un anno di attesa dall'Osservatorio nazionale istituito presso il Ministero dell'Ambiente per le attività di sorveglianza sulle opere di cantierizzazione della tratta ferroviaria ad Alta Velocità in costruzione sotto l'Appennino fra Bologna e Firenze.
Questi alcuni dei risultati più importanti dell'incontro, avvenuto ieri pomeriggio in Regione, che ha fatto seguito all'audizione dei sindaci in merito alle nuove misure di salvaguardia poste dall'Osservatorio a CAVET per il prosieguo delle opere dopo gli ingenti danni ambientali provocati dagli scavi.
A una importante fetta di quesiti, rimasti per un anno senza risposta, il presidente dell'Osservatorio ing.
Fabio Trezzini ha opposto la "non competenza" a rispondere. La riflessione critica sulle procedure di approvazione di un progetto evidentemente fallimentare sul piano ambientale già nell'impostazione, nei contenuti e nelle gravi omissioni avallate in Conferenza di servizi (mancano i pareri dell'Autorità di Bacino, del Servizio geologico della Presidenza del Consiglio, dei Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco) è stata esclusa a priori dal confronto, in quanto "non riguarda le attività istituzionali dell'Osservatorio".
E' evidente, ha commentato Idra, che entro coordinate così strette come quelle imposte dal progetto esecutivo dell'opera, l'Osservatorio non può affrontare alla radice, né risolvere né prevenire i danni ambientali che la cantierizzazione produce e continuerà a produrre sul territorio.
Se è ancora un dogma invalicabile il tracciato approvato nel '95, che attraversa falde idriche delicatissime e impone abbattimenti drammatici del livello di falda per rendere possibile la costruzione di un tunnel altrimenti non realizzabile, allora l'unica novità che l'Osservatorio può garantire è quella - evidente dalla lettura del suo documento del 2 agosto - di una "pianificazione controllata" del danno.
Non per questo meno cinica. Lo attestano del resto espressioni come "le sorgenti Badia di Moscheta e Felciaione sono destinate ad essere prosciugate dal drenaggio della galleria Firenzuola e della Finestra Osteto (…) La sorgente Badia di Moscheta ha un notevole interesse dal punto di vista turistico-ambientale; infatti si tratta di una captazione fatta dai monaci di Moscheta e si trova nel cortile della Badia, meta di numerosi turisti. La sorgente potrebbe essere impattata a partire dall'agosto 2001 (…) La Galleria Firenzuola daòla finestra Rovigo verso sud drena attualmente circa 200 l/s"(!!!) (Osservatorio Ambientale, Ministero dell'Ambiente, Interferenze idrogeologiche causate dallo scavo delle gallerie: valutazioni e prescrizioni dell'Osservatorio Ambientale, 2 agosto 2000).
E poi, è plausibile sotto un profilo scientifico, è stato chiesto da Idra, pretendere studi idrogeologici complessi "entro 45 giorni", in corso d'opera, come è stato fatto nei confronti di CAVET con la nota del 2 agosto? A noi risulta che sussistono difficoltà oggettive a stabilire il bilancio idrico e i parametri ad esso collegati (permeabilità, coefficiente di infiltrazione, ecc.) di un ammasso roccioso con permeabilità secondaria per fratturazione senza uno studio almeno annuale comprendente il monitoraggio delle sorgenti, dei corsi d'acqua superficiali, lo studio della fratturazione, ecc.
Quali salvaguardie effettive ci si può aspettare da un'istruttoria tecnica così affrettata? E' giusto che le pressioni economiche e politiche debbano prevalere sulla pressione delle certezze scientifiche quando si tratta di diritto all'ambiente, sancito anche in sede europea e internazionale?
"E' una impostazione placebo quella che l'Osservatorio segue nel controllo della cantierizzazione, e sono provvedimenti inevitabilmente placebo quelli che vengono adottati a mo' di rammendo di una tela nata con cento buchi e strappi": così ha commentato Idra il complesso delle misure di salvaguardia indicate dall'Osservatorio a CAVET nel suo documento del 2 agosto.
Ma Idra ha anche posto alcune questioni brucianti, di strettissima competenza dell'Osservatorio, come quella del mancato uso della ferrovia Faentina come linea di cantiere per la movimentazione dei milioni di metri cubi di inerti da costruzione e di smarino scavato dal sottosuolo.
A questa domanda il rappresentante della TAV, ing. Fabio Polazzo, ha risposto che la modifica del tracciato Alta velocità, ora che si innesta a Firenze da ovest invece che lungo l'asse Mugnone-Campo di Marte, ha determinato l'impossibilità di utilizzare la Faentina. Idra ha fatto notare che invece proprio la Conferenza di Servizi conclusa il 28 luglio '95 aveva sancito l'ingresso a Firenze da ovest, e che proprio questa modifica di tracciato era stata vantata dalle Amministrazioni Locali come strategica per ottenere l'utilizzazione della ferrovia Faentina, che avrebbe evitato i gravi danni alla salute e alla sicurezza legati al trasporto su gomma dei materiali.
Altra questione quella della sicurezza dei cantieri sotto il profilo del rischio sismico: è stato chiesto al nuovo rappresentante della Regione Toscana nell'Osservatorio, dott.ssa Mara Sargentini, che ha sostituito in questo ruolo l'arch.
Gianni Biagi, di verificare se risponda al vero il dato della mancanza di un progetto anti-sismico della Regione in relazione alla cantoierizzazione TAV. Alla dott.ssa Sargentini è stato chiesto anche di fornire a Idra le informazioni complete, fin qui mai accordate, sulle modalità e i criteri con cui è stato affidato all’associazione Amici della Terra da parte della Regione l'incarico di studio per la “promozione del riuso produttivo dei materiali inerti estratti dagli scavi” nella tratta ferroviaria ad Alta Velocità Bologna-Firenze e nel nodo di Firenze, e il compenso pattuito. Sui danni alla flora e al manto forestale delle aree interessate dalle intercettazioni delle falde, paventati dai tecnici della Comunità Montana che hanno richiesto un intervento urgente di monitoraggio, l'ing.
Trezzini ha spiegato che l'Osservatorio sta considerando proprio in questi giorni una specifica indagine, in stretta collaborazione con l'Istituto Nazionale di Ricerca sulla Montagna: un approfondimento metodologico importante, anche sul piano scientifico, secondo il presidente dell'Osservatorio, per gli aspetti predittivi di possibili intereferenze legati a questo tipo di studi.
Il presidente dell'Osservatorio Ambientale Trezzini ha accolto invece l'indicazione da tempo trasmessa da Idra, in relazione ai danni economici subiti dai privati e dalla collettività per effetto delle cantierizzazioni TAV, circa la necessità e urgenza di protocolli di indennizzo certi, scritti e il più possibile uniformi sul territorio.
"Secondo l'Osservatorio, ha detto Trezzini, va affrontato anche l'impatto socio-economico. Noi cerchiamo di andare, attraverso una specifica richiesta a TAV, in questa direzione".
Idra ha conclusivamente proposto che a svolgere le funzioni dell'Osservatorio Ambientale, nel quale sono singolarmente presenti gli stessi proponenti dell'opera, sia chiamato un organismo superiore terzo.
E ha ribadito ufficialmente la propria richiesta fondamentale: quella di una riapertura contestuale delle conferenze di servizi della tratta Vaglia-Bologna, della Variante di Sesto Fiorentino, del Nodo di Firenze, della Variante di valico e della terza corsia autostradale: solo in questa sede potranno essere ridiscussi efficacemente i progetti esecutivi approvati, che rappresentano oramai un limite insormontabile alla predisposizione di meccanismi di tutela e salvaguardia reali degli ambienti già danneggiati e di quelli candidati ad esserlo.