Gay Pride: il Gonfalone della Provincia non andrà a Roma

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 luglio 2000 13:33
Gay Pride: il Gonfalone della Provincia non andrà a Roma

"Garantire la libera espressione di manifestazioni come il Gay Pride ed affermare il rispetto e il riconoscimento della piena dignità di tutte le scelte individuali insieme con una cultura della tolleranza e della non violenza". Lo chiede il Consiglio provinciale in un ordine del giorno a firma dei consiglieri Tiziano Lepri e Gloria Campi, dei Ds, e Alessio Pancani, del Pdci, che sarà inviato al presidente del Consiglio dei Ministri ed ai gruppi parlamentari e che è stato approvato con i voti favorevoli, oltre che dei presentatori, di Rifondazione e Democratici (contrari Ppi, Verdi, Fi e An).
Il sì della Provincia al Gay Pride non sarà accompagnato dall'invio del Gonfalone dell'Ente a Roma.

La partecipazione del Gonfalone era stata chiesta dai consiglieri di Rifondazione con un altro ordine del giorno che è stato respinto dall'assemblea di Palazzo Medici Riccardi con i voti contrari di Ppi, Verdi, Democratici e del presidente Gesualdi, quelli favorevoli dei presentatori, l'astensione di Ds e Pdci. Non hanno partecipato alla votazione i rappresentanti di Fi.
Il Dibattito è stato aperto dall'intervento del capogruppo dei Comunisti italiani Alessio Pancani, che ha annunciato il ritiro di un ulteriore ordine del giorno presentato dalla sua forza politica ed ha dichiarato di sottoscrivere quello proposto dai rappresentanti dei Ds.
Quest'ultimo è stato illustrato da Gloria Campi che è partita dalle persecuzioni storiche ai danni degli omosessuali (ha citato in particolare quelle naziste) per concludere che "l'orgoglio omosessuale non è il tentativo di imporre qualcosa ma un segnale di pace proposto da chi è solo vittima".

"Si tratta di riconoscere diritti lesi - ha detto Campi - non di esprimere una solidarietà imbarazzata".
L'altro documento in votazione, quello di Rifondazione, è stato presentata da Piero Parotti, per il quale, apertamente critico verso la posizione assunta dal Vaticano, "il vero scandalo e l'intolleranza".
Lungo e articolato il dibattito in consiglio. "Condanno l'emarginazione - ha detto Francesco Campigli (Forza Italia) - Ritengo che la dignità da parte degli omosessuali non si raggiunga con atteggiamenti e comportamenti posti al limite del pudore, laddove di ostentano in modo indecenti orientamenti legittimi.

La scelta è caduta non casualmente su Roma. Si sarebbe potuto proporre questa maniera in maniera diversa".
Critico sull'ordine del giorno presentato dai Ds Sergio Gatteschi (Verdi) perché "rivela dimenticanze inammissibili: con gli omosessuali ce l'hanno avuta non solo i nazisti. Penso a quel che accade a Cuba, a quel succede nell'Islam, a quel che è accaduto a Pasolini. Si è scelto Roma non per manifestare l'orgoglio gay, ma per prendere la chiesa cattolica come bersaglio. Mi dispiace, c'è parecchio anticlericalismo camuffato.

Si contesta la Chiesa perché continua a dire che il matrimonio tra diversi, cioè tra uomo e donna, non è la stessa cosa che tra persone dello stesso sesso. Ci si lamenta degli spazi, ma il Circo Massimo non è un pezzo marginale di Roma".
Giovanni Vignoli (Popolari) si è richiamato a quanto accaduto a Firenze la settimana scorsa, con la manifestazione di 'Orgoglio laico' davanti all'arcivescovado. Si è tentato "un affronto alla Curia fiorentina" che rivelerebbe le intenzioni di molti dei partecipanti al Gay Pride.

Di altro segno l'intervento di Pasquale De Luca (Democratici) che domanda se "nel Duemila ci devono essere a Roma solo manifestazioni con il placet della Chiesa", che mostrerebbe un'"ostilità preconcetta". A Roma "è in ballo la libertà di manifestazione di una condizione soggettiva".
"Provo grande rispetto per il Vangelo - ha spiegato Eugenio D'Amico (Rifondazione comunista) - Quando San Paolo contestava la sodomia si riferiva alla viziosità. Il problema dei gay riguarda la Chiesa, con un passato fatto anche di voci bianche e una situazione, anche nell'attualità, di episodi particolari nei seminari e di episodi di pedofilia.

Credo che Giubileo significhi perdono: si può fare il Giubileo dei motociclisti, non capisco perché non si debbano incontrare i gay. Non si dice nulla poi della contromanifestazione dei fascisti".
"Si cerca di affrontare l'argomento in modo sbagliato - è l'opinione di Paolo Marcheschi (Forza Italia) - e gli ordini del giorno presentati in consiglio sono strumentali: le indagini dicono con chiarezza che in Italia due persone su tre non hanno contro gli omosessuali e che il 95 per cento vorrebbe parità di leggi per i gay.

C'è bisogno di fare una manifestazione davanti al Papa per difendere i proprio diritti? Ognuno di noi ha amici gay che desiderano vivere nella normalità. La maggioranza sono cattolici e sono quelli che non vanno nei locali 'gay only'".
"Si parla di volgarità nell'ostentare - replica Beatrice Biagini (Ds) - per non affrontare la sostanza dei problemi". Se c'è una provocazione "è per discutere", non per nascondersi usando "l'argomentazione che la Chiesa considera l'omosessualità contro natura".

Si dimentica peraltro che "è vero che la gran parte degli italiani è cattolica, ma siamo in uno Stato laico".
"Apprezzo lo stile e il contenuto dell'ordine del giorno dei Ds - ha detto il Presidente della Provincia Michele Gesualdi - perché vi leggo un'attenzione alla sensibilità di tutti. Ho apprezzato in particolare l'intervento di Gloria Campi. Sono schierato con i deboli e con i perseguitati: quando gli omosessuali sono perseguitati, io sono con loro. Quando invece scelgono la provocazione, come sta accadendo a Roma, allora non sono d'accordo con loro.

Non credo proprio che si possa parlare di posizione retrograde se si manifesta dissenso a riguardo. Il Giubileo per i cattolici è un anno dal significato speciale, che significa perdono, liberazione dalla schiavitù, remissione dei debiti: è tutto, tranne che retrogrado. Il Papa ha annunciato il Giubileo con anticipo e ha individuato Roma perché vi si svolgesse. La scelta operata per il Gay pride è pertanto dettata da motivazioni diverse da quelle della libertà civili. Sono queste le considerazioni che mi spingono ad assentarmi al momento del voto".
Per Pier Giuseppe Massai (An) "vi sono state dichiarazioni da parte del movimento gay che hanno fatto intendere che la manifestazione si presentasse come una sfida, sfida a un credo e ai sui precetti che prevedono anche la condanna per l'atto omosessuale.

Si punta a sovvertire le regole, si ignora il Concordato firmato da Craxi laico tra i laici, perché la propria idea sia accettata da tutti. Si punta lentamente a fare accettare famiglie omosessuali con bambini adottati. Contestare il Gay pride non vuole dire essere contro i gay che in tanti Paesi sono sottoposti a situazioni terribili". Sul senso della laicità si è appuntato l'intervento di Fabio Filippini (Forza Italia) che ha osservato come nella laica Olanda "sono stati picchiati giornalisti della Rai che riprendevano il trattamento riservato agli handicappati in occasione della finale degli Europei.

La Chiesa non ha aggredito i gay, ma contesta un modo di intendere la famiglia tutto individualista".
"Qui non si tratta di difendere o offendere i gay o la Chiesa - ha spiegato Enrico Nistri - In passato i gay sono stati perseguitati e lo sono ancora in diversi Paesi del mondo. Gli omosessuali hanno il diritto di manifestare. La scelta di Roma rivela la mancanza di buon gusto e la volontà di considerare i cattolici retrogradi perché rifiutano la visione della famiglia sostenuta da molti gay".
In sede di dichiarazione di voto il capogruppo di Rifondazione Eugenio D'Amico ha insistito sull'invio a Roma del Gonfalone.

Il capogruppo dei Comunisti ha dichiarato di essere favorevole oltre che al proprio ordine del giorno anche a parte di quello di Rifondazione. Contrari all'invio del Gonfalone invece i rappresentante dei Democratici Pasquale De Luca e di An Enrico Nistri. Ritenendo l'iniziativa inopportuna Massimo Matteoli ha annunciato l'astensione dei Ds. "Il diritto a manifestare è già stato garantito", ha sostenuto il consigliere dei Verdi Sergio Gatteschi motivando il suo voto contrario ad entrambi gli ordini del giorno.

Il capogruppo di Fi Carlo Bevilacqua si è appellato al diritto dei cittadini a non essere oltraggiati dai manifestanti. "Si manifesti quanto si vuole", ha infine detto il consigliere del Ppi Giovani Vignoli, "ma insistere sul Gonfalone è una provocazione".
Treno speciale per il World Gay Pride
Per partecipare alla manifestazione è prevista la costituzione di un treno speciale in partenza da Firenze. Per informazioni rivolgersi all'Arci Firenze allo 055/5000707 oppure all'Azione Gay e Lesbica allo 055/671298.

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