Firenze contro la pena di morte: Campagna nelle scuole e con i gemellaggi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 giugno 2000 19:07
Firenze contro la pena di morte: Campagna nelle scuole e con i gemellaggi

Un no deciso alla pena di morte dal consiglio provinciale di Firenze che approvando all'unanimità un ordine del giorno contro la pena di capitale, ha impegnato impegna il presidente e la giunta provinciali a stabilire un rapporto permanente, attraverso la settima Commissione, con tutte quelle associazioni, organismi e istituzioni che operino a favore dell’abolizione e/o per una moratoria della pena di morte e a promuovere, verificandone la fattibilità, insieme agli enti locali della Provincia di Firenze, al Comune di Firenze, alla Diocesi Fiorentina ed altre organizzazioni religiose, alle associazioni, una giornata in cui, annualmente, si svolga una iniziativa di rilevante richiamo contro la pena di morte.
Ma il lavoro della Provincia avrà un risvolto non secondario anche nelle scuole perché contribuirà a diffondere negli istituti superiori, coinvolgendo il Provveditorato agli Studi di Firenze, un'informazione capillare per studenti ed insegnanti sulla pena di morte, allestendo anche presso la Provincia una banca dati che serva da riferimento a tutti quei soggetti singoli o associati che intendano operare in questo campo.

La Provincia dovrà anche "stabilire un’azione propria, anche di forte impatto simbolico, che segni in modo netto ed inequivocabile la volontà di condanna per questa pratica disumana e barbara di concepire la giustizia" e attivarsi presso le città e le province gemellate allo scopo di promuovere pronunciamenti e iniziative comuni contro la pena di morte.
Il dibattito che ha preceduto, per due consigli, l'approvazione dell'ordine del giorno non è stato indolore. Il documento, elaborato dalla settima commissione, era stato illustrato dal vicepresidente Sandro Targetti (Rifondazione comunista).

Il consigliere Alessandro Giorgetti, di An e vicepresidente del consiglio provinciale, esprimendo una posizione personale e non del suo gruppo politico nel consiglio del 29 maggio, ha sostenuto che "ci sono alcuni delitti che meritano la pena di morte" e che pur considerando l'Islam una minaccia, ne ammira il rigore con cui applica la pena capitale"; pertanto "invoco la pena di morte come atto supremo di civiltà contro i pedofili che uccidono. Io sono sempre dalla parte di Abele". Giorgetti non era in consiglio nella seduta di lunedì 5 giugno al momento del voto sull'ordine del giorno, che è stato approvato con i voti di tutti i consiglieri presenti.

Respinti invece tre emendamenti di Nistri (An) relativi a "un pensiero rispettoso alle vittime della criminalità e al dolore dei loro familiari, amici, colleghi", al deprecare "l'utilizzazione della pena di morte, anche in epoche recenti della storia d'Italia, come forma di lotta politica e di giustizia sommaria" e all'auspicio "che per i responsabili dei delitti più gravi sia garantita l'effettività della pena detentiva". Nistri aveva chiesto di rimandare la discussione dell'ordine del giorno al prossimo consiglio provinciale "vista l'importanza dell'argomento".

La proposta è stata respinta ed è così cominciato il dibattito. Pasquale De Luca (Democratici) ha trovato l'ordine del giorno "rituale", soprattutto nella parte dispositiva, garantendo che comunque avrebbe votato a favore del documento. Per De Luca si tratta di impostare un discorso più ampio contro "la barbarie culturale", anche per dimostrare - dati alla mano - anche al consigliere che si era detto favorevole alla pena capitale che la pena di morte non rende più sicura la gente, mentre si consegue questo risultato quando, abolita la possibilità di esecuzioni, si garantisce la certezza della pena per i delitti compiuti.
Alessio Pancani (Comunisti italiani) ha sottolineato come intangibile il valore della vita "bene supremo".
Beatrice Biagini (Ds), colpita dal silenzio in cui la volta precedente si erano ascoltate le parole di Giorgetti, ha auspicato un riflessione "sulla filosofia politica che guida alcuni Stati e li spinge a mantenere l'esercizio della condanna capitale".

L'ordine del giorno discusso dal consiglio provinciale mantiene "viva l'attenzione su un obiettivo" su cui non è scontato registrare unanimità.
Per Massimo Matteoli (Ds) "se andassimo a domandare ai cittadini cosa pensano della pena di morte, probabilmente avremmo risposte non collimanti". Per trasmettere una cultura di vita contro la pena di morte, bisogna utilizzare il privilegio "che abbiamo di parlare da Firenze nel mondo".
"Mettere in moto un meccanismo di discussione sulla pena di morte" è per Fabio Filippini (Forza Italia) presupposto per rendere più efficace la necessità di una fraternità di popoli, suscitando convinzioni e sentimenti "che vanno al di là della ragione di stato".

"Giusto", poi, insistere sull'educazione dei giovani, "una tabula rasa e quindi aperta a qualunque informazione".
Dire no alla pena di morte e lavorare per costruire un consenso su questo è per il capogruppo di Rifondazione comunista Eugenio D'Amico un'occasione per porre un argine "alla diffusa decadenza culturale, per la quale alcuni possono pensare che le esecuzioni siano una cura: al ragionamento di Giorgetti, mancava l'individuazione del soggetto società dalla quale talvolta sono forgiate individualità che portano al crimine.

La società che condanna a morte, lava le mani anche dalle sue colpe".
Enrico Nistri (An), espresso il suo sì all'ordine del giorno ("rispetto per la vita umana anche per chi si rende responsabile dei crimini più odiosi e ripugnanti"), ha proposto emendamenti al documento che sono stati però respinti con i voti della maggioranza e di Rifondazione comunista, in considerazione che il documento era stato già discusso nelle sue parti e licenziato dalla commissione. L'ordine del giorno, nella stesura della settima commissione, ha infatti registrato un consenso unanime.

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