Un'interrogazione dei consiglieri provinciali di Forza Italia sui bocconi avvelenati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 maggio 2000 18:29
Un'interrogazione dei consiglieri provinciali di Forza Italia sui bocconi avvelenati

I consiglieri di Forza Italia Paolo Marcheschi ed Enrico Bertini hanno presentato un'interrogazione a risposta immediata al Presidente della Provincia Michele Gesualdi, chiedendo da quanto tempo e quanti agenti della Polizia provinciale lavorano sul caso dei bocconi avvelenati; quanti risultati concreti sono stati raggiunti; se è a conoscenza "delle esternazioni del Comandante delle Guardie Provinciali" e se Gesualdi approva o riteneva opportuno prendere provvedimenti contro di lui per la presunta frase "è nel Dna dei cacciatori mettere i bocconi avvelenati"; per quale motivo, infine, la Provincia di Firenze non ha fatto partire il coordinamento della vigilanza come previsto dalla legge 157/92.

L'interrogazione consente di fare il punto sulle attività della Provincia contro il fenomeno dei bocconi avvelenati.
Circa le "esternazioni", il Comandante, chiamato a commentare in un'intervista le asserzioni di un cacciatore che sosteneva pubblicamente che le "guardie venatorie i pongono i veleni per le volpi" ha affermato testualmente : "..bisogna riconoscere che l'utilizzo del veleno come strumento di controllo faunistico è nel dna proprio del mondo della caccia -...- questo é un segmento, ripeto, di un segmento più ampio...

" . L'affermazione, quindi, è per Gesualdi ben diversa nella sostanza da quella attribuita nella interrogazione, perché non individua dirette responsabilità dei cacciatori in quanto tali, ma evidenzia il fatto che i veleni sono usati normalmente nella gestione faunistica (gestione che peraltro viene fatta anche da soggetti diversi dai cacciatori).
"Non c'è alcun motivo di scandalo - ha scritto sulla vicenda il Comandante Massimo Matteini - Tutti sanno che veleni e tagliole sono strumenti utilizzati normalmente da centinaia di anni e sono ancor oggi parte integrante del bagaglio culturale di chi si occupa di gestione faunistica.

Il fatto che da circa venti anni a questa parte tali strumenti siano stati vietati non ha provocato un automatico adeguamento per il quale si va ad agire su convincimenti secolari. Occorreranno ancora tanti sforzi e molto realismo". Si potrebbero citare al riguardo centinaia di dichiarazioni, denunce e documenti. Ecco alcuni casi emblematici:
il flusso documentato di vendita di stricnina di una farmacia e la qualità degli acquirenti:
- il depliant pubblicitario di una farmacia toscana col quale si è reclamizzato (anche presso strutture faunistiche di Firenze) un veleno per lo sterminio di lupi e nocivi in genere
Circa le altre domande poste dai consiglieri di Forza Italia, è dal 1995 che il fenomeno dei bocconi avvelenati viene seguito con sistematicità e attenzione anche a seguito di disposizioni della Procura della Repubblica che, con apposita circolare, ha disposto che le denunce di avvelenamenti, inoltrate ai vari organi di polizia giudiziaria, fossero comunque trasmesse alla Polizia Provinciale.

A far data dal 1996 sono state intensificate le attività investigative e di monitoraggio del fenomeno raccogliendo sistematicamente dati e informazioni. Il numero degli Agenti coinvolti negli accertamenti varia in funzione delle necessità e delle altre attività d'ufficio. I fenomeni, infatti, hanno carattere discontinuo: in alcuni mesi non si hanno denunce, in altri anche più di una al giorno. Si è comunque cercato di dare continuità alle attività investigative in modo da professionalizzare al meglio alcuni Agenti.

Per esempio durante questa primavera (il fenomeno dei bocconi avvelenati ha avuto una recrudescenza notevole), un ufficiale e quatto Agenti si sono occupati prioritariamente di accertamenti sui veleni.
I risultati ottenuti vanno considerati sotto due diversi profili e cioè quello strettamente investigativo teso ad accertare le singole responsabilità penali personali e quello più generale di raccolta di dati, analisi di reperti, acquisizione di informazioni che hanno permesso di accumulare un patrimonio di conoscenza del fenomeno che rappresenta un successo e una novità sul piano nazionale.


Dal punto di vista strettamente giudiziario le condanne - alcuni procedimenti sono ancora in corso - sono state scarse. Va però considerato che anche laddove non si ottiene la certezza processuale della colpevolezza di un soggetto, restano agli atti elementi significativi di grande rilevanza, come l'ingente quantità di veleno sequestrato, il materiale vietato rinvenuto durante le perquisizioni laddove, anche se non si dimostra che un individuo ha avvelenato degli animali, il fatto di recuperare esche già confezionate e pronte per l'uso (purtroppo la detenzione non è vietata dalla legge) o altri veleni rappresenta comunque un successo.


Sul piano più generale i risultati sono da considerare ampiamente positivi. Per la prima volta sono stati acquisiti elementi conoscitivi e statistici che hanno permesso una maggior conoscenza del fenomeno e, particolare non secondario, l'attività del Corpo ha dato fiducia e credibilità all'intervento della pubblica Amministrazione. Questo spiega un numero così elevato dei casi denunciati dalla cittadinanza. Nella Provincia di Firenze - primo caso in Italia - sono stati fatti accertamenti sistematici sul fenomeno, molto diffuso, dei bocconi avvelenati.
Quanto al coordinamento di vigilanza, la Provincia sta lavorando alla riorganizzazione del Corpo e in pochi mesi dovrebbe essere portata a termine anche l'attivazione del coordinamento.
Il consigliere Bertini si è dichiarato non soddisfatto della risposta della Presidenza perché "il successo si ottiene con risultati concreti, cioè quando si arriva all'incriminazione e alle condanne.

Mi sembra che il comandante abbia preso di punta tutto il mondo venatorio. Sono poi sei anni che aspettiamo l'attivazione del coordinamento della vigilanza".

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