Privatizzazione del gruppo Finmeccanica: e la Sma?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 maggio 2000 16:19
Privatizzazione del gruppo Finmeccanica: e la Sma?

Una mozione per invitare Sindaco e giunta ad «attivarsi immediatamente per conoscere la reale situazione della Sma, rispetto alla sua chiusura ed in considerazione dell’imminente privatizzazione del gruppo Finmeccanica di cui la Sma fa parte» è stata approvata martedì scorso, all’unanimità, dalla commissione consiliare speciale per il monitoraggio dei problemi del lavoro e dell’occupazione.
La Sma (la società per azioni che si occupa di sistemi per la meteorologia e l’ambiente) è nata operativamente il 1 gennaio del 1995 ereditando l’esperienza di diversificazione dell’industria militare all’industria civile delle società operanti nel settore della difesa dell’ex gruppo Efim, attualmente di proprietà Finmeccanica.

«Da quanto acquisito dalla commissione - si legge nella mozione - esiste l’elevata possibilità che la Sma venga chiusa, nonostante la possibilità che imprenditori fiorentini si rendano disponibili a subentrare e rilanciare le attività specifiche della Sma nel campo metereologico ed ambientale».
«Non siamo solo preoccupati per la salvaguardia dei posti di lavoro - ha sottolineato il Presidente della commissione Walter Acciai - anche se, stando a quanto ci hanno riferito gli stessi rappresentanti sindacali tutti i dipendenti e tutti i tecnici sarebbero trasferiti alle officine Galileo.

Siamo molto preoccupati perché la chiusura della Sma toglierebbe al territorio un’opportunità di lavoro e produzione in un settore di alta tecnologia come quello della meteorologia».
La consigliera del PPI Lavinia Balata Orsatti ha «auspicato che l’associazione industriali di Firenze possa dare un contributo autorevole e “consistente” per rendere possibile il rilancio di un’azienda in un settore che ha grandi opportunità di espansione in Europa».
«La Sma - ha spiegato il capogruppo del CCD Federico Tondi - è stata riconvertita dal settore militare a quello civile.

La sua chiusura, oltre a privarci di un’ azienda ad alta tecnologia, ci farebbe perdere un’esperienza significativa di riconversione del sistema industriale in favore dei valori della pace».

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