Una modifica della normativa per il pensionamento dei lavoratori disabili

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 marzo 2000 17:30
Una modifica della normativa per il pensionamento dei lavoratori disabili

La giunta provinciale, su richiesta unanime del consiglio provinciale, dovrà attivarsi e promuovere presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero del lavoro e le confederazioni sindacali, un tavolo di concertazione per chiedere una modifica della normativa per il pensionamento dei lavoratori disabili che riduca gli anni di servizio al compimento dei quali i disabili possano essere collocati in pensione. Le recenti normative in materia pensionistica, infatti, prevedono il collocamento a riposo dopo quaranta anni di servizio per tutti i lavoratori o in caso di totale inabilità.

Ma una quota consistente di disabili vedere crescere il proprio grado di disabilità nel tempo e di questo, sostiene il consiglio provinciale che approvato a riguardo un ordine del giorno presentato dal consigliere Alessio Pancani (Comunisti italiani) e integrato con un emendamento del Presidente Michele Gesualdi sui meccanismi dei lavori usuranti, si deve tenere conto. Succede, ad esempio, che in presenza di una maggiore disabilità il lavoratore venga collocato in mansioni inferiori rispetto a quelle che ricopriva prima.

Insomma, la matematica non può essere applicata tout court a chi è portatore di gravi handicap. In tal senso potrebbero essere approfonditi meccanismi simili a quelli previsti per i lavori usuranti, mantenendo livello di pensioni adeguati e dignitosi. Per quanto il riguarda il finanziamento di queste prestazioni si potrebbe contribuire ricorrendo anche al fondo speciale alimentato dalle sanzioni per chi non ottempera agli obblighi di assunzione dei disabili previste dalla legge 482 e dalla legge 68 sul collocamento obbligatorio.
"Se la normativa italiana - ha detto Pancani - risulta sul piano giuridico e degli effetti di legge pienamente rispondente alle aspettative di tutti i lavoratori, dall'altro lato essa, proprio nel momento in cui equipara i lavori portatori di handicap agli altri, li pone su di un piano di disparità rispetto ai cosiddetti normali".
La proposta elaborata dal consigliere Pancani è stata accolta con convinzione da tutte le forze del consiglio provinciale.

"Oggi abbiamo approvato un orientamento che lascia un segno: è un risultato soddisfacente", ha detto Carlo Bevilacqua (Forza Italia). Per Tiziano Lepri (Ds) si punta a "favorire misure diversificate che tengano conto della reale diversità di condizioni dei lavoratori". Cita don Milani Sandro Targetti (Rifondazione comunista): "Non si possono fare parti uguali tra disuguali" ed Enrico Nistri (An) sottolinea che "a causa dell'abuso delle pensioni di invalidità oggi si registra la negativa presunzione di colpevolezza verso i disabili: non è giusto destinare un disabile a funzioni più modeste quando sta peggio".

Demetrio Donati (Forza Italia) aveva chiesto specificazioni che aiutassero il documento di Pancani ad approfondire il problema e la proposta indicati, cosa che è accaduta con l'accoglimento dell'emendamento di Gesualdi sui meccanismi per i lavori usuranti. Specificazioni condivise anche da Davide Filippelli (Democratici). "Che fine hanno fatto - ha chiesto il Presidente della Provincia - i soldi delle multe alle aziende che non assumevano i disabili?". Su questa lunghezza d'onda anche il capogruppo dei Popolari Giovanni Vignoli.

Il gruppo di Rifondazione comunista, condividendo il documento, ha espresso sottolineature forti, accusando anche il governo di centrosinistra, circa il riordino pensionistico per il quale "si nega la pensione a chi ne ha bisogno e non si procede a un riordino a partire dai livelli previdenziali più alti" (Parotti) e "si punta a penalizzare il lavoro dipendente" (Targetti). "Quella che facciamo oggi - dice Massimo Marconcini (Comunisti italiani) - è una proposta culturale, che va oltre le polemiche contingenti".

Condivide la proposta di Pancani Fabio Filippini (Forza Italia) "perché punta a mantenere il disabile come membro attivo della società civile: con la nostra scelta diamo vita a un processo che speriamo non si fermi".
"Equiparare un disabile a un normale, dal punto di vista lavorativo- spiega Pancani - nel senso di collocarlo in pensione dopo quarant'anni di servizio, e permettergli di ritirarsi anticipatamente solo in caso di riconosciuta inabilità a proficuo lavoro, è un'ingiustizia ed una prevaricazione nei suoi confronti, perché non tiene conto della diversità di condizioni da cui parte.

E quindi nel momento in cui lo si equipara agli altri, egli viene di nuovo automaticamente discriminato perché le sue condizioni non sono uguali a quelle dei normodotati".
"E' vero - ha detto d'altra parte Gesualdi - che l'Italia è un paese in cui il sistema di protezione sociale, (penso ad es. alla tutela della maternità e alle pensioni), è ancora un fatto importante soprattutto in confronto con gli altri paesi europei, anche se, specie in questi ultimi anni, si moltiplicano gli attacchi al sistema di protezione costruito dallo Stato Sociale e alle conquiste in favore dei più deboli o di chi più ha bisogno.

In qualche caso le spinte per una riconsiderazione degli istituti e degli interventi generalizzati dello Stato Sociale trovano qualche giustificazione nelle difficoltà a mantenere l'attuale livello di Spesa Pubblica, ma spesso sono attacchi strumentali indistinti e comunque non tengono nel dovuto conto i bisogni delle fasce sociali più deboli e delle categorie che già soffrono per la loro condizione oggettiva di disagio fisico o psichico. In questo quadro si inserisce il problema sollevato da Pancani sulle pensioni ai disabili".

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