8 marzo a Livorno: una donna nell'antifascismo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 marzo 2000 13:09
8 marzo a Livorno: una donna nell'antifascismo

Alla biblioteca Labronica "Guerrazzi" (ai Bottini dell'Olio) presentazione del libro di Lea ottolenghi "Tempi oscuri".
Interverranno: Gianfranco Lamberti, Sindaco di Livorno; Marco Di Giovanni, Centro di Documentazione sull'Antifascismo e la Resistenza; Michele Luzzati, Università di Pisa; Tiziana Noce, Università di Pisa; Guido Lopez, giornalista e scrittore; Margherita Ascarelli, Comunità ebraica livornese.
E' un diario, quello di Lea Ottolenghi, che si legge come un romanzo, come un romanzo di avventure, tragiche, ma non sempre, anche di entusiasmi, di aperture ad un mondo nuovo.

E' la scrittura fresca, di una ragazza di vent'anni, appena uscita dagli studi classici, che a causa di avvenimenti eccezionali si trova sradicata dal suo mondo e deve adattarsi ad un ambiente completamente nuovo, che deve affrontare problemi più grandi di lei, stabilire relazioni con persone che si trovano nella sua stessa situazione di rifugiate e con altre che organizzano e dirigono la vita degli ospiti involontari di una Svizzera accogliente ma dura.
Dal diario scaturisce una documentazione interessante ed importante: per la prima volta è descritto con ampiezza di particolari, il modo in cui i profughi vivevano, in cui erano trattati.

Si vivevano, leggendo il diario di Lea, le difficoltà di essere accolti in Svizzera, il modo in cui coloro che avevano avuto fortuna di essere stati accettati, erano trattati e vivevano. Si tratta di un documento che completa la storia di un importante aspetto dei "Tempi oscuri". Ben diverso e certamente non meno interessante ed importante il breve diario di Emma de Rossi Castelli. Non è una ragazza che scrive, ma una donna matura, sui settanta anni, che racconta le gravi difficoltà nelle quali si è trovata lei e la sua famiglia.

Emma de Rossi Castelli è preoccupata per la sopravvivenza sua e dei suoi familiari, il marito, noto farmacista livornese, i figli ed i nipoti.
Ma è preoccupata anche per la sopravvivenza dell'ebraismo cui è profondamente attaccata. Arriva a chiedersi se le persecuzioni antisemite non siano un mezzo voluto dal Signore per rinsaldare l'ebraismo che essa vede scomparire a causa dei matrimoni misti e della sempre minor partecipazione dei giovani ebrei italiani alla vita, alla cultura, alla osservanza ebraica.

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