L'operazione che ha portato al rientro in Italia di Silvia Baraldini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 settembre 1999 15:55
L'operazione che ha portato al rientro in Italia di Silvia Baraldini

E' "meritoria sul piano umanitario" deve essere possibilmente "estesa a tutti i casi di detenuti italiani che siano incarcerati all'estero da lungo tempo e/o in precarie condizioni di salute": il Consiglio provinciale, dopo un lungo confronto su tre ordini del giorno presentati uno dalla maggioranza e da Rifondazione comunista, un altro da Enrico Nistri di An e un terzo da Forza Italia, ha approvato il primo (contrario il Polo). Su quello di Forza Italia si è astenuto Gatteschi (Verdi). Anche i Comunisti italiani avevano presentato un documento, poi ritirato a favore di quello elaborato da maggioranza e Prc.

Con l'ordine del giorno approvato il Consiglio esprime "viva soddisfazione e il proprio incoraggiamento verso tutte le associazioni sensibili a tali temi e verso lo stesso governo nazionale per il conseguimento di questo e di altri auspicabili futuri obiettivi su tale terreno". Il rientro di Silvia Baraldini è frutto dell'azione "dei precedenti governi e di questo, in particolare nelle persone del Presidente del Consiglio e del Ministro di Grazia e Giustizia, insieme alla pressione di numerose associazioni umanitarie e di personalità di diversa estrazione culturale e politica".

Il risultato conseguito è importante anche "per affermare una concezione equa e non vendicativa della giustizia". Nell'ordine del giorno si osserva che il rientro "è maturato dopo la firma di un protocollo di intesa fra il governo italiano e quello americano che, richiamandosi alla convenzione di Strasburgo, permette alla detenuta di scontare la pena nel proprio paese d'origine, seppure con una serie di forti limitazioni".
Ampio e differenziato il dibattito registrato in aula. Il consigliere Demetrio Donati (Forza Italia) ha lamentato la presenza di un certo antiamericanismo che si sarebbe manifestato con chiarezza al rientro in Italia della Baraldini, "donna che ha sofferto e contro la quale non ho nulla".

Gli Stati Uniti sono "un modello di convivenza", al trasferimento della Baraldini non sarebbe estranea la vicenda del Cermis e "se la Baraldini avesse fatto tutte queste cose a Cuba, forse non ci sarebbe stato tutto questo movimento". Durante l'intervento di Donati il consigliere Alessandro Corsinovi (Ccd) ha mostrato le fotografie di due poliziotti uccisi durante un'azione del gruppo terrorista di cui aveva fatto parte Silvia Baraldini.
Riccardo Gori (Ds) ha invitato il consiglio a fare proprio "un punto di vista eminentemente umanitario", del resto adottato da governi "non sempre dello stesso colore".

Non si tratta di fare questioni ideologiche, "tutti i casi Baraldini devono registrare lo stesso impegno", ha aggiunto Gori che ha criticato il "disegno edulcorato fatto da Donati" sul sistema giudiziario americano, viste tra l'altro l'applicazione della pena di morte, contro la quale si è mossa la stessa Forza Italia, e la "mancanza di una giusta difesa per i detenuti poveri". Per Sandro Targetti (Prc) "è stata la pressione alimentata in questi anni contro le condizioni di detenzione di Silvia Baraldini a risolvere il problema", a favore di una visione della giustizia non vendicativa ma rispettosa dei diritti di tutti.

Il Governo italiano "ha fatto bene a richiedere l'applicazione degli accordi di Strasburgo". Quanto all'ipotesi di uno scambio Cermis-Baraldini, per Targetti Ustica e Cermis "non vanno scambiate con nulla".
La sua adesione all'ordine del giorno poi approvato non esprime "nessuna simpatia né politica né umana per il caso Baraldini" da parte Sergio Gatteschi (Verdi) che ha contestato il clima di antiamericanismo, sottolineando però che anche nel caso di Silvia Baraldini era "importante affermare un principio", quello stabilito dalla convenzione di Strasburgo, senza lasciarsi andare a trionfalismi di "dubbio gusto" e politicamente scorretti.


Massimo Marconcini (Comunisti italiani) ha invitato a non fare questioni ideologiche su Silvia Baraldini e a fare propri altri casi da risolvere. Quanto al sistema giudiziario americano "vi sembra poco la pena di morte?".
Alessandro Giorgetti (An) non avrebbe voluto intervenire perché "questo consiglio avrebbe cose più confacenti alla sua attività di cui occuparsi", tuttavia si è interrogato sul "senso di un intervento così massiccio" su Silvia Baraldini, il cui rientro in Italia non provoca in ogni caso soddisfazione nel consigliere perché si dimenticano "i diritti delle vittime".


"Tutti noi crediamo a una giustizia non vendicativa - ha detto Enrico Nistri (An) - Non credo tuttavia che sia compito di un ministro recarsi all'aeroporto per accogliere una persona condannata per terrorismo... Vorrei che la dignità nazionale venisse rivendicata e riaffermata anche per il Cermis e per gli altri 3300 detenuti italiani in carceri straniere, in particolare per i quatto connazionali che rischiano la pena di morte in Pakistan". Nistri ha criticato poi come eccessivamente costosa la traduzione di Silvia Baraldini in Italia.


Eugenio D'Amico (Prc) ha contestato "la sudditanza rispetto agli Usa" respingendo le "lezioni" di antiterrorismo: il consigliere ha voluto ricordare a riguardo che "è stata la classe operaia a non far passare il terrorismo in Italia".
Carlo Bevilacqua, capogruppo di Forza Italia, ha ricordato che "Forza Italia si è sempre battuta per i diritti umani" e non ci può essere che compiacimento per il rientro nel Paese di una cittadina italiana. L'attenzione ai delitti commessi però - e quelli di Silvia Baraldini sono ascritti al terrorismo - consentirebbe di non lasciarsi andare ad atteggiamenti sbagliati, come quello di sindaci che hanno nominato Silvia Baraldini cittadina onoraria.

Si creerebbe così un clima dal quale menti malate" potrebbero trarre la convinzione che la lotta terroristica può essere ripresa. Bevilacqua anche sollecitato un documento con cui invitare il Parlamento a ratificare un accordo che consentirebbe a detenuti italiani in Cuba di scontare la pena in Italia.
"In molti casi i nostri concittadini non contano niente", ha commentato Guido Sensi (An), contestando l'atteggiamento del Governo e in particolare del ministro Diliberto.

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