Divergenze parallele di Roberto Cavosi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 marzo 1999 10:35
Divergenze parallele di Roberto Cavosi

"Rosanero", in scena sino a domenica prossima al Teatro della Pergola, è un testo impegnato. Qualche anno fa, ancora inedito, vinse il premio in denaro dell'Istituto del Dramma Italiano e fu subito rappresentato dal regista Antonio Calenda, componente della giuria. Assurse così alla notorietà Roberto Cavosi, che lo scorso anno abbiamo visto in scena a Firenze anche nei panni di regista.
Con "Rosanero", che è dunque la sua opera più importante, il giovane autore toscano-bolzanino tenta una sintesi di tragedia antica (l'ispirazione ad Antigone), temi psicanalitici (l'anoressia) e questioni sociali (la mafia siciliana).

L'operazione non è facile, poiché richiederebbe nell'autore una conoscenza approfondita delle questioni trattate; una dimestichezza che lo spettacolo non palesa, sia per quanto riguarda il contesto palermitano, sia per quanto concerne la psicanalisi. Ma il problema sta soprattutto nella meccanica narrativa che intenderebbe fondere dimensioni essenzialmente contrapposte, come la socialità e l'intimità individuale. Nel senso che di fronte al modello antico, la drammaturgia contemporanea può percorrere due strade parallele e non convergenti: una, quella di rileggere il mito in chiave analitica, destrutturandone gli elementi portanti e facendone affiorare le componenti inconsce e universali; l'altra, quella di reinterpretare il contenuto collettivo trasponendolo in epoca moderna, in modo da stabilire un confronto dialettico tra società del passato e del presente.

Questo per dire che sfidando la sorte avversa, nonostante l'interpretazione di Ottavia Piccolo, il tentativo di Cavosi si infrange contro lo scoglio del senso di artificio che la visione dell'operazione a tavolino di Cavosi ispira.

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