Va avanti in Consiglio regionale la nuova legge sulle cave

Oggi la manifestazione in difesa del Piano Paesaggistico. Nascosti e Santini (Forza Italia): “Persistono forti elementi di illegittimità costituzionale giustificabili solo da un improvviso ritorno dell’ideologismo comunista”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 marzo 2015 23:42
Va avanti in Consiglio regionale la nuova legge sulle cave

Firenze –  Manifestazione oggi in piazza del Duomo a Firenze a difesa del Piano Paesaggistico e della tutela delle Apuane e per sensibilizzare l'opinione pubblica sugli effetti della nuova legge sulle cave licenziata ieri dalla Terza Commissione del Consiglio regionale della Toscana. Il 10 marzo il Consiglio Regionale voterà.

“La positiva conclusione dei lavori della commissione sull’analisi della proposta di legge che detta norme in materia di cave è il frutto di un lungo, attento e approfondito lavoro di analisi e confronto su una tematica di grande importanza e di non facile approccio”. Lo ha dichiarato ieri la presidente della commissione Sviluppo economico, Rosanna Pugnalini (Pd), dopo che la stessa commissione ha licenziato l’atto a maggioranza. In sede di votazione finale sul testo ha espresso voto contrario il consigliere Nicola Nascosti (Forza Italia), mentre Marina Staccioli (Fratelli d’Italia) e Giuseppe Del Carlo (Udc) si sono astenuti.

Con la nuova normativa si introduce la pianificazione regionale del settore, che sarà esplicitata attraverso il Piano regionale delle cave, che stimerà il fabbisogno e gli obiettivi di produzione sostenibili. “La norma”, spiega inoltre Pugnalini, “recepisce i principi delle normative europee in tema di concorrenza”. Nella proposta di legge viene inserito anche il Distretto Apuo-versiliese e in questo senso equipara agli agri marmiferi i cosiddetti “beni estimati”, cioè quei siti che in provincia di Massa Carrara furono concessi a privati dall’editto della Duchessa Maria Teresa Cybo Malaspina del 1751.

La proposta legge, con una scansione temporale definita sulla base delle scadenze delle concessioni e autorizzazioni in essere o sulla base dell’entrata in vigore della legge laddove le concessione e autorizzazioni non prevedano scadenze, stabilisce che il rinnovo delle concessioni avvenga attraverso un procedimento di evidenza pubblica. Sempre relativamente al Distretto Apuo-versiliese si introducono premialità che prevedono l’allungamento dei tempi della concessione in presenza di attività legate al concetto di filiera produttiva corta e appositi accordi di programma.

Infine, viene istituito un Ufficio regionale di supporto e controllo.

Sul testo, che nei prossimi giorni approderà all’esame del Consiglio regionale, il consigliere Nascosti ha annunciato la presentazione in Aula di una serie di emendamenti.Nicola Nascosti, Consigliere regionale di Forza Italia e vicepresidente della Commissione attività produttive, e Giovanni Santini, capogruppo in Consiglio di FI, hanno espresso contrarietà verso la proposta di legge sottolineando come questa presenti evidenti profili di incostituzionalità, ma anche notevoli e significativi aspetti ideologici che richiamano alla mente le politiche sovietiche degli anni ‘30.

“L’unica nota positiva – spiegano Nascosti e Santini – è l’accoglimento di alcuni emendamenti proposti da Forza Italia, come ad esempio la definizione di un sistema di tassazione dei residui della lavorazione delle pietre da taglio così come per quelli ottenuti da scavi industriali o per inerti, che hanno evitato almeno l’aumento indiscriminato della pressione fiscale per queste imprese”.

“La Commissione ha approvato una legge fortemente sbagliata che presenta fortissime criticità – puntano il dito gli esponenti azzurri – tra le quali la pubblicizzazione dei beni estimati, derivanti dall’editto emanato nel 1751 dalla duchessa Maria Teresa, senza nessun tipo di indennizzo. Il paradosso è nel fatto che sul piano pratico la maggior parte delle cave oggi di proprietà privata sono state acquisite con tanto di atti notarili e relative mappe; una buona parte di questi titoli di proprietà sono stati assegnati a titolo oneroso direttamente dai tribunali; decenni e decenni di atti e di comportamenti dell’amministrazione comunale che hanno avvalorato l’affidamento generale sull’oggettivo riconoscimento della natura di bene privato di questa porzione delle cave”.

“Paradossale – continuano Nascosti e Santini – anche il fatto che a fronte della richiesta di pubblicizzazione delle cave non sia stata contemplata nessuna forma di indennizzo, se non limitata al valore degli ammortamenti dei macchinari. Nessuno però ha citato quanto potrebbe valere l’avviamento o il danno subito da chi per legge si trova espropriato di un proprio bene, legittimamente acquistato o ereditato”.

“Troppo restrittiva la durata massima prevista per le concessioni: 20 o 25 anni sono un lasso di tempo particolarmente punitivo per le cave che operano in galleria – accusano i Consiglieri forzisti – per non parlare poi dell’assurda previsione per cui il comune può riservarsi di coltivare direttamente anche a seguito di affidamento diretto a società a totale partecipazione pubblica. Non solo questa norma viola la competenza esclusiva nazionale in materia di concorrenza, quindi sulle modalità di affidamento della gestione di un servizio pubblico, ma del tutto anacronistica ed incomprensibile è la previsione di eventuali lavorazioni in house tramite società a totale partecipazione pubblica (fattispecie quest’ultima considerata come eccezionale dal diritto comunitario e nazionale)”.

“Non convincono neppure gli articoli della legge inerenti la filiera corta – rincarano – obbligatoria per i proprietari delle cave che detengono beni estimati per vedersi prorogare la concessione per almeno 25 anni. Il periodo transitorio previsto per le concessioni in atto è assolutamente insufficiente, solo 7 anni. La sua applicazione discrimina tra le diverse cave: i 7 anni validi per tutte le cave si trasformano in 25 anni se si sottoscrivono accordi che riconoscono la proprietà comunale delle cave, opzione che vale solo per le cave che detengono beni estimati, e si impegnano a trasformare il 50% del materiale scavato attraverso la filiera corta”.

“Una legge sbagliata – chiosano Nascosti e Santini – che rischia di bloccare gli investimenti, ma soprattutto mette in pericolo tutte le aperture ed i miglioramenti previsti nel piano del paesaggio in merito a questo settore. Il Pd ormai è una sommatoria di partiti. Il problema, in Toscana, è che la mano destra non sa cosa sta facendo la mano sinistra. Risultato: la penalizzazione dei settori produttivi”.

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