Utility: tra autorità, investimenti e proprietà pubblico/privata

Serve una strategia coordinata per acqua, energia, gas, rifiuti, ma su quale base: territoriale, politica, o di capitale?

Nicola
Nicola Novelli
09 gennaio 2018 08:37
Utility: tra autorità, investimenti e proprietà pubblico/privata

Le perdite della rete idrica, insieme alle infrazioni sulla depurazione sanzionate a livello europeo, sono legate ai pochi investimenti effettuati nel passato nel settore idrico. I dati Istat dimostrano che -nei fatti- in Italia l’acqua viene consumata in proporzione più che nel resto d’Europa. Anche se da qualche anno si registrano nuovi investimenti nel settore idrico, in gran parte grazie all’affidamento della regolazione del comparto all’Authority.

Con la Legge di Bilancio e l’affidamento all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas e il Sistema Idrico anche della regolazione dei rifiuti, è possibile che il sistema si sviluppi verso una maggiore industrializzazione ed efficienza. Una più spiccata conformità della produzione e dello smaltimento dei rifiuti alle direttive dell’Unione Europea potrebbe finalmente porre fine alle migrazioni di tonnellate di rifiuti urbani, tra regioni e persino all’estero, che causa anche le macroscopiche differenze tariffarie. A partire dall’accettazione dei principi europei della copertura dei costi (full cost recovery) e del “chi inquina paga” (polluter pays) che certi settori imprenditoriali nazionali hanno spesso mal digerito, in epoca in cui la sensibilità dei cittadini nella riduzione dei consumi idrici e dei rifiuti è invece cresciuta.

Anche in terra Toscana si declina il tema delle Multi-utility a capitale pubblico di cui sono soci diretti, o indiretti, Comuni e Province. Gli azionisti hanno sempre manifestato attenzione alla vicinanza ai territori in cui operano le imprese, nell’ottica di potenziamento dei servizi offerti e della clientela raggiunta. Ma future operazioni di aumento di capitale sociale, ad esempio per articolarsi in più aree di business, richiederanno una crescita per linee esterne e lo sviluppo di network e progetti innovativi.

E l’allargamento delle Autorità di Ambito Territoriale rischia di ridurre la capacità di investimento delle attuali Utility, rispetto alla concorrenza esercitata da alcune che sono già mega-aziende. Si profila all’orizzonte politico una questione di “sovranità amministrativa” e tanti sindaci cominciano a pensare che la base regionale imposta non sia migliore per governare il sistema dei servizi.

Per parte loro gli addetti ai lavori affermano la prevalenza dei processi industriali sugli assetti amministrativi, soprattutto se imposti per legge. Soprattutto nel Centro Nord quasi ogni regione ha già una Multi-utility strutturata e il dibattito su come riorganizzarla è già avviato: su base territoriale? Oppure per omogeneità di colorazione politica degli enti azionisti? Oppure dando libero accesso al capitale privato mediante le quotazioni in borsa? Ogni formula contiene in sé soluzioni e problemi. E su temi così rilevanti è bene coinvolgere l’opinione pubblica in un dibattito trasparente e approfondito. Ma la campagna elettorale appena iniziata non aiuta a moderare i toni.

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