Tutti gli Ex di Firenze: immobili storici da vendere, recuperare o tutelare?

Architetti ed Urbanisti preoccupati: “Firenze elimina il restauro e spiana la strada alla speculazione immobiliare”

Antonio
Antonio Lenoci
27 marzo 2018 17:24
Tutti gli Ex di Firenze: immobili storici da vendere, recuperare o tutelare?

 Firenze negli ultimi anni ha cercato di portare nei Saloni immobiliari internazionali i propri beni di famiglia che gravavano inutilizzati nel paniere comunale. Foto, disegni, presentazioni arricchite di cenni storici e qualche asta con l'obiettivo di assegnare beni che sarebbero costati uno sproposito in restauri e recuperi edilizi. Una task force a caccia di investitori, non benefattori, in grado di metterci i soldi per evitare crolli ed abbandoni senza tempo. L'obiettivo della controparte ovviamente quello di poter recuperare l'investimento attraverso la vendita dei locali, il settore ricettivo o la ristorazione.

Il tema in una città come Firenze si è posto più volte agli occhi dell'economia nazionale. In quale modo tutelare il patrimonio dismesso? Da una parte le lunghe liste di attesa per le case popolari, dall'altro i movimenti che hanno chiesto l'autorecupero edilizio, e poi i tanti desideri di trasformare vecchi immobili in musei, biblioteche, spazi condivisi, circoli ricreativi.Adesso architetti e urbanisti affrontano il tema in un incontro pubblico programmato domani, 28 marzo alle ore 17 allo Spazio InKiostro, in via degli Alfani, 49 e puntano il dito sul Regolamento Urbanistico del capoluogo toscano che potrebbe subire a breve alcune modifiche.

Da Convento ad Albergo? Potrebbe essere fattibile.

“Firenze può dire addio al restauro edilizio e alla tutela degli immobili storici e l'amministrazione comunale spiana la strada alla speculazione immobiliare nel centro storico, se il Consiglio approverà la Variante al Regolamento Urbanistico, in discussione alla commissione Urbanistica come adozione della proposta di delibera” afferma Miriam Amato, consigliera del gruppo misto aderente a Potere al Popolo. La consigliera insieme a urbanisti e architetti dell'Università di Firenze e di Bologna ha spiegato che “Sarà un bomba libera tutti, la variante mette a rischio tantissimi edifici ancora tutelati, grazie alla abolizione del vincolo di restauro, perché con la prevista “ristrutturazione edilizia” si potrà stravolgere palazzi e appartamenti di interesse storico e architettonico, consentendo anche il cambio di destinazione d'uso e dandoli così in pasto a società finanziarie e immobiliari, per fare operazioni speculative nel centro storico ma anche fuori”.L'elenco comprende ex caserme, industrie dismesse, ex ospedali, e palazzi vari "Dall'ex Teatro Comunale all'ex Cassa Risparmio di via Bufalini, da Villa di Rusciano all'ex Manifattura Tabacchi, dalla Fortezza da Basso all'ex Tribunale di S.Firenze, dalle ex Grandi Officine Riparazioni alle ex Meccanotessile, dall'ex caserma Cavalli del Cestello all'ex caserma Ferrucci di S.Spirito, dall'ex Caserma Redi di via Micheli all'ex Palazzo delle Poste, dall'ex Procura di piazza della Repubblica all'ex Camera di Commercio, da ex ospedali di Careggi all'ex Meyer, dall'ex deposito del tram di via Casaccia dall'ex ospedale Monte Oliveto".Cosa potrebbe accadere? “Sarà la Soprintendenza, tramite trattative riservate, caso per caso – sottolinea Amato – a decidere il destino della città monumentale, sempre che non scatti il silenzio assenso.

Così il Comune elude un suo obbligo costituzionale: la pianificazione del territorio comunale. Allargando le maglie d’intervento sui grandi contenitori dismessi e favorendone la vendita, la Variante accelera i processi di espulsione dei cittadini dalla città storica”. Il pretesto sarebbe offerto dall'allineamento delle norme del Regolamento Urbanistico a recenti indirizzi legislativi e giurisprudenziali "Questi dispongono che il cambiamento di destinazione d’uso degli immobili storici, per esempio da convento ad albergo, è ammesso solo in caso di restauro purché previsto anche dalle norme del Regolamento stesso e in maniera coerente con le caratteristiche tipologiche dell’immobile (art.

3 D.P.R. 380/2001)" spiegano i tecnici. "A Firenze ciò diventa l’occasione per alterare profondamente gli interventi sul patrimonio sottoposto a tutela, per i quali oltre al restauro è inserita, la “ristrutturazione edilizia”, mentre, secondo noi sarebbe stato sufficiente aggiornare la definizione di restauro in maniera coerente con le recenti disposizioni nazionali: per questo chiediamo il ritiro della variante urbanistica”, conclude Amato.All'incontro pubblico “All’assalto della città pubblica!” saranno presenti Ilaria Agostini, ricercatrice, Università di Bologna, Miriam Amato, consigliera comunale attivista di Potere al Popolo, Antonio Fiorentino, architetto urbanista, Roberto Budini Gattai, ricercatore, Università di Firenze, coordina Ornella De Zordo.

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