Torino: inchiesta sull'olio extravergine Carapelli

Lo scandalo del falso non riguarda però l’olio prodotto con olive raccolte in Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 novembre 2015 14:17
Torino: inchiesta sull'olio extravergine Carapelli

Si teme uno scivolone per l’extravergine toscano, dopo l’inchiesta della Procura di Torino sull’olio extravergine d’oliva, che vede coinvolto anche il noto marchio Carapelli, la cui sede è a Tavarnelle Val di Pesa.

Il Codacons affila le armi legali a tutela di migliaia e migliaia di consumatori coinvolti in quello che sembra essere l’ennesimo scandalo alimentare italiano. L’associazione dei consumatori, infatti, ha deciso di pubblicare oggi su www.codacons.it un modulo attraverso il quale le famiglie che hanno consumato olio extravergine prodotto dalla Carapelli e da una delle 7 aziende coinvolte nell’indagine, possono avviare l’iter per chiedere il risarcimento del danno subito e costituirsi parte offesa nel procedimento aperto dalla Procura. “Invitiamo tutte le famiglie che hanno consumato olio extravergine d’oliva di una delle marche colpite dall’inchiesta, a far valere i propri diritti e chiedere un indennizzo fino a 5.000 euro – afferma il Presidente Carlo Rienzi – Se gli illeciti saranno confermati, infatti, il danno per i consumatori sarebbe enorme: a quello morale derivante dall’inganno subito e dalla lesione della buona fede, si aggiungerebbe un evidente danno economico, derivante dall’aver pagato di più per un prodotto con caratteristiche inferiori a quelle promesse”.

La Toscana produce il 4% dell’olio extravergine di oliva italiano, mentre l’industria olearia toscana commercializza quasi il 40 per cento dell’olio extravergine di oliva, lavorato in Italia, ma non sempre frutto dell’”Oliveto Italia”. Una parte consistente della materia prima infatti proviene dai paesi del bacino del Mediterraneo. Il valore dell’esportazione dell’olio dalla Toscana verso i mercati esteri (Europa compresa) si aggira intorno ai 500 milioni di euro, mentre il valore dell’olio prodotto dagli olivi della regione non supera, neppure nelle annate migliori, i 150 milioni di euro.

Gli scandali denunciati in questi giorni non toccano dunque il condimento principe della dieta mediterranea, offrendo l’occasione per fare chiarezza sui tanti inganni, illeciti e purtroppo talora leciti, di cui è vittima il consumatore. Il termine giornalistico “Olio prodotto in Toscana” è usato in modo improprio, secondo una consuetudine adottata spesso dall’industria, che presenta sotto l’immagine della Toscana un prodotto in realtà solo imbottigliato nella nostra regione. E’ quanto sostiene Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana che commenta: “E’ l’ennesimo caso di Toscana sounding, che interessa un autentico fiume di olio, oggi presente sul mercato ma che di toscano ha solo una cosa: la sede dell’imbottigliamento. Lo scandalo che ha conquistato le prime pagine dei media quindi non riguarda l’olio toscano, ma l’industria olearia che purtroppo sfrutta impropriamente l’immagine del nostro territorio, un territorio con un forte appeal sul consumatore, per smerciare prodotti di dubbia qualità”, continua Marcelli che approfitta per fare il punto sull’annata olearia. “Il 2015, tra l’altro, è una buona annata per l’extravergine toscano, protagonista di una importante ripresa produttiva, dopo la performance disastrosa del 2014.

In tutta la regione infatti si registra una buona produzione, per qualità e quantità. Quest’ultima è ritornata a livelli medi (18-20 milioni di litri) dopo la battuta d’arresto targata 2014, quando molte aziende agricole hanno preferito addirittura non effettuare il raccolto a causa della forte infestazione della mosca olearia, evitando di “macchiare” la reputazione dell’olio toscano”. Concludendo Il Presidente di Coldiretti rilancia un messaggio caro all’organizzazione: “Il modus operandi di una certa industria, purtroppo diffuso in tante filiere dell’agroalimentare, penalizza pesantemente le aziende agricole e inganna chi acquista.

La battaglia ingaggiata da Coldiretti per la trasparenza punta proprio a smascherare tutti questi imbrogli. Nelle ultime settimane la nostra organizzazione è mobilitata per difendere la tracciabilità del latte e dei suoi derivati, ma il nostro impegno è massimo anche per tutelare tutto il settore agroalimentare e con esso i produttori e i consumatori, garantendo la certezza dell’origine e la qualità di ciò che viene portato in tavola. Giusto prezzo per un giusto latte è uno slogan che intendiamo estendere a tutte le filiere”.

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