Terremoto in Toscana: esempio Fivizzano, non ponti che crollano

Una volta presa consapevolezza dei rischi occorre agire prontamente per mettere in sicurezza le infrastrutture e strutture più delicate

Antonio
Antonio Lenoci
14 settembre 2016 16:02
Terremoto in Toscana: esempio Fivizzano, non ponti che crollano

Dopo il verificarsi di un imprevedibile terremoto non possono sparire le vie di comunicazione utili per portare soccorsi alle popolazioni colpite. Punto. Non è una opinione.A sottolineare l'importanza di costruire infrastrutture sicure sono tutti i soggetti che hanno partecipato al Convegno fiorentino sulla microzonazione sismica che deve servire proprio in funzione delle opere strategiche destinate ad un territorio.A prescindere dalla disponibilità economica di un sindaco la gestione del territorio è prioritaria e non conta solo il consumo di suolo rapportato al parametro Zero, poiché è importante sapere cosa c'era nel sottosuolo nel passato.La presidente dell'Ordine dei Geologi della Toscana ha scosso la testa davanti alla nostra domanda sull'episodio del crollo del ponte Tre Occhi ad Amatrice: "Questo tema riguarda i Piani di Protezione Civile in tempo di Pace che devono indicare dove ammassare gli aiuti e gli sfollati.

Vuoi perché è brutto in tempo di pace pensare ai disastri, vuoi per mancanza di soldi - spiega Maria Teresa Fagiolii piani sono spesso fatti male o poco conosciuti dalla popolazione. In Toscana una zona se non è a rischio sismico è a rischio idraulico, il rischio insomma c'è sempre ed i piani di Protezione Civile dovrebbero essere pronti a tutto. Non bisognerebbe mettere ad esempio una zona di ammassamento su un terreno soggetto ad esondazioni, questo non dovrebbe accadere..

eppure in passato è accaduto anche questo. Ad evento accaduto le responsabilità si trovano sempre, ma occorre anche vedere se un responsabile c'era o si è perso nei meandri della burocrazia".La Regione Toscana si presenta in Italia portando l’esempio del centro abitato di Fivizzano (MS), in cui a seguito di una importante campagna pluriennale e multidisciplinare di esplorazione del sottosuolo, realizzata a partire dal 1997 mediante il Programma VEL (L.R. 56/97), sono stati condotti studi di microzonazione sismica di terzo livello.

Perché Fivizzano? Ci risponde il Dirigente del settore Sismica regionale, Franco Gallori: "Fivizzano ha purtroppo una lunga storia di terremoti, ma anche una storia di amministratori molto sensibili alla prevenzione sismica. Ricordo che nel 1993 con i primi fondi stanziati per al prevenzione antisismica il Comune e le strutture sanitarie si sono mosse con responsabilità per accertare la sicurezza degli edifici e co-finanziare gli adeguamenti antisismici. Un esempio che deve essere imitato di responsabilità e di quella sana concretezza che porta ai risultati".

L'Italia è il Paese delle Emergenze. Per poter costruire bene è necessario conoscere il terreno, e questo aspetto, ai tecnici toscani, lo hanno spiegato con dovizia di particolari Alessandro Pagliaroli e Giovanna Vessia dell'Università di Chieti-Pescara."Microzonazione significa suddividere il territorio in base alla risposta sismica ed all'interno dello stesso Comune possono esserci risposte molto diverse pur mantenendo lo stesso epicentro e la stessa profondità" spiega il professore Pagliaroli.Una scuola antisismica che crolla può essere evitata con la conoscenza del terreno? "Sulla scala del manufatto lo studio è diverso, sull'edificio incide la vulnerabilità.

Lo studio sulla zonazione non deve tenere conto del fabbricato, si guardano solo le caratteristiche locali: tipo di terreni e rocce o parametri meccanici che caratterizzano appunto il comportamento meccanico. Questo può essere fatto guardando la geologia oppure basandosi su una simulazione numerica. Si applica un accelerogramma e si fa propagare un segnale nel sottosuolo, poi si vede come il segnale viene modificato dal passaggio attraverso il terreno. Vediamo ad esempio che rispetto ad un sottosuolo roccioso il terremoto offre un dato tipo di risposta diverso da un terreno sabbioso".Fivizzano è un buon esempio per la Toscana, esportabile altrove, come ci spiega la professoressa Vessia: "Sono una delle ricercatrici che ha iniziato nel 1997 con l'equipe dell'architetto Ferrini ed abbiamo attivato procedure che oggi sono una linea guida dei modelli attualmente esistenti.

Abbiamo studiato l'onda sismica ed il suo effetto amplificativo, i parametri vengono calcolati numericamente attraverso sezioni bidimensionali ma in futuro potremo avere anche un quadro tridimensionale del sito studiato. Dalle analisi fatte a Fivizzano abbiamo visto che risposte sismiche monodimensionali rischiano di far sottovalutare il fenomeno e che ci sono elementi che possono influenzare gli effetti dello scuotimento sismico che poi è ciò che produce i danni.

A Fivizzano è emerso quanto sia importante l'ampiezza dello spostamento, ma anche le frequenze che nel sito sono amplificate perché sono strettamente legate alla struttura che si può costruire o che, già esistente, potrebbe essere esposta al rischio di crolli".La pianificazione del futuro edilizio toscano ed italiano potrebbe nascere proprio da questi dati, pensiamo al ponte Tre Occhi di Amatrice.. "Non possono mancare le vie di comunicazione fondamentali per gli aiuti..

ma infatti è questo che stiamo tentando di fare e che in passato non faceva parte del nostro bagaglio culturale, nonostante una documentazione dei disastri dovuti ai terremoti risalente al Medioevo. Però in epoca recente solo adesso ci rendiamo conto che una microzonazione può darci elementi per costruire un ponte, ad esempio, che non perda funzionalità proprio nel momento del bisogno".C'è il rischio che questi dati raccolti non vengano poi letti nel momento opportuno, ma solo a posteriori? "Con tutta l'esperienza accumulata in questi anni - risponde la dottoressa Vessia - sarebbe uno spreco di risorse non tenere conto della mole di dati e delle buone pratiche, come quelle messe in atto a Fivizzano che dovrebbero essere esportate".

Si tratta di una conquista, ma oggi proteggersi è possibile? "Abbiamo finalmente compreso - sottolineano infine gli esperti dell'Università di Chieti-Pescara - come il Terremoto non sia un evento proiettato dall'alto, ma un fenomeno che si genera e propaga dal basso. Il terreno subisce modifiche in ampiezza, frequenza e durata e questo produce alcuni effetti. Possiamo oggi, dopo aver affinato gli strumenti, intervenire e proteggere il territorio".

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