Speciale calcio storico: nella mischia con Simone Mafara. 2° puntata

In questa seconda puntata Mafara ci parlerà di se stesso e del rapporto con gli altri calcianti: compagni di squadra, avversari e di quello con alcuni tifosi.

Massimo
Massimo Capitani
25 marzo 2014 15:06
Speciale calcio storico: nella mischia con Simone Mafara. 2° puntata

È una domanda che ho fatto ad altri ma mi piacerebbe avere anche la tua opinione, quanti anni ci vogliono per fare un calciante?

Riprendendo il concetto di David Cappelletti, detto Rocky, “giocatori di Calcio Storico si diventa negli anni”. Lui ad esempio gioca da quando aveva 18 anni, mai un passo indietro, anche quando i Bianchi - la squadra di Cappelletti - avevano finito il ciclo vittorioso. Come Gabriele - Zena - 40 anni di Calcio Storico, 40 cacce segnate, Gianluca Lapi 30 anni di Piazza, uno dei pochi ad entrare nella nostra area con la palla. Marino Vieri, 15 anni di calcio storico. Io stesso che gioco da oltre 20 anni.

Piombino - Alessio Giorgerini - l’ho visto rimanere in piedi e segnare dopo tentativi di placcaggi durissimi, nel 2013 ha fatto caccia con 7 avversari che lo rincorrevano. Non si è calcianti dopo due anni di Piazza perché si mostra un tatuaggio, gli addominali o una depilazione. E poi dal campo si esce segnati, quando la partita s’incattivisce devi affondare, altrimenti vuol dire che non hai fatto il tuo dovere verso i tuoi compagni. Poi al termine della partita, sportività. Che sia io che vado a brindare o che sia l’altro.

Dopo ci sono 365 giorni per pensare alla vittoria o alla sconfitta. Io ho avuto la mia fortuna, ho perso sempre poco. Ho perso due volte.

Cosa hai provato quando hai visto lo striscione Educazione Mafariana ed il perché di questa dedica?

Approfondimenti

Prima di me l’ha visto Gigi - Luigi Ferraro, che non avrebbe giocato quella partita. Durante il giro di campo prima della partita si gira verso di me e dice:

- Hai visto che hai fatto?

- Cos’ho fatto, ancora non abbiamo iniziato, lasciami stare che sono teso.

- Guarda le tribune.

Così mi giro e vedo lo striscione. È stata una bella emozione, anche se io non voglio essere un mito, ma un gregario e lavorare nell’ombra, i miti vanno distrutti.

Il perché? Io ho le mie regole, non succede nulla per caso, se vinci perché vuoi vincere, perché sei allenato, perché: io sono più forte di te, ti schiaccio, cane mangia cane. Ed inoltre il rispetto, l’allenamento si inizia insieme e si finisce insieme. Toccano uno, toccano tutti. Vince uno, vincono tutti. Perde uno perdono tutti. Rispetto. Per te stesso, per i tuoi compagni, per gli avversari. Qual è la peggio cosa che tu possa fare agli avversari: la sconfitta. Mi puoi aver tirato per tutta la partita, ma al 50esimo conta quello che c’è scritto su quel quadrato - il tabellone del risultato - puoi dire quello che ti pare, ma devi ritornare il prossimo anno per battere cassa. Questa è la mia filosofia.

Come si è evoluto il tuo ruolo negli anni in considerazione dell’età e degli infortuni?

Il mio ruolo è quello di stare alla battuta - la parte del campo dove la palla viene lanciata dall’arbitro ed inizia la lotta per entrarne in possesso - e di placcare. Negli anni ho imparato anche a fare la lotta ed il pugilato e mi sono serviti. Sono devoto e non ho mai fatto una caccia in 38 partite, a me la palla - ed alza le spalle come dire non è affar mio. In Piazza devi fare solo quello che ti riesce al massimo delle tue potenzialità, è un concetto che mi ha spiegato I’Cerchi, che considero un grande leader.

Con l’età non devi regalare nulla, gioco più in maniera cinica, oculata, anche in relazione al mio fisico, che non può più essere quello di 20 anni fa. All’inizio della partita mi metto lì in attesa, guardo come si evolve il gioco e cerco sempre di placcare il portatore di palla avversario per rompere l’azione, o di liberare il mio portatore di palla da una situazione che lo costringe ad essere inoffensivo. Il calcio storico è un gioco di anticipo, se pensi a fare una cosa sei già in ritardo.

A 20 anni se vedevo uno distratto a guardare Santa Croce, l’andavo a placcare e quello si ritrovava da “I’ Vivoli”.

Confrontandoci con gli altri Colori del calcio storico abbiamo appreso che nelle rose si fa sempre più uso di giocatore di calcio, per la loro rapidità e capacità d’inserimento, vorrei sapere cosa ne pensi e se avete calciatori in rosa?

No, abbiano rugbisti, pugili, lottatori ed atleti che vengono dalle MMA - dalla lotta nelle gabbie - siamo un po’a corto con i portatori di palla. I giocatore di calcio sono veloci, hanno belle linee di corsa, il loro problema è che non sopportano lo scontro, non ci sono abituati, non rompono la linea come invece fanno i rugbisti. Anche se riconosco fra questi, che Fabrizio Valleri - il Vallero - è un bell’atleta, uno dei pochi nel 2013 a buttarsi nel mezzo.

Lavori a due passi da P.za Tasso in pieno quartiere dei Bianchi, come sono i rapporti?

In linea generale bene, tutti i sabati vado a mangiare alla “Vecchia Bettola”, il proprietario è dei Bianchi, ma non ci sono problemi. Dopo la partita del 2013 alcuni clienti del bar non sono più venuti, altri hanno telefonato e dopo avermi offeso hanno riattaccato. Ma l’aneddoto più carino è successo nel 2011, dopo la finale vinta al 50esimo. Io non avevo ancora le foto degli Azzurri attaccate, quel giorno venne un cliente e dopo aver consumato attacca a parlare della partita e a dire male degli Azzurri che avevano vinto alla fine …, poi rincara dicendo che fra di loro ce ne è uno che è il peggio di tutti un vero str…., un certo Mafara. La scena si sposta alla cassa, io tiro fuori il documento e mostrandolo gli dico:

- Ecco, sono io Mafara, non puoi sbagliare, a Firenze ci siamo solo io e mio fratello.

- Ma io non volevo

- Niente ma io, ma io…. Paga ed esci!

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