Siccità: emergenza in Toscana con grano a –30% e mais a -50%

Drammatica situazione: proposte di Cia Toscana per invertire rotta

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 luglio 2022 18:17
Siccità: emergenza in Toscana con grano a –30% e mais a -50%

FIRENZE, 15 luglio 2022 – L’obiettivo deve essere quello di avere piena disponibilità di acqua in tutta la Toscana e per tutte le colture, sia per le coltivazioni ordinarie sia per l’irrigazione di soccorso. Tanto più che siamo di fronte ad un - 30% del grano raccolto, mais e soia a -50%, aumento dei costi di produzione +170% fertilizzanti e +130% gasolio nell’ultimo anno. I danni all’agricoltura toscana e le problematiche causate dalla siccità stanno aumentando giorno dopo giorno, e la conta delle perdite di produzione è destinata a salire.

E’ quanto sottolinea la Cia Agricoltori Italiani della Toscana che oggi ha incontrato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, con una delegazione formata dal presidente regionale Valentino Berni, dal vicepresidente Claudio Capecchi e dal direttore regionale Giordano Pascucci.

Apprezzamento, intanto, da parte di Cia Toscana e “disponibilità a partecipare in modo propositivo” al Tavolo tecnico per la semplificazione delle procedure per laghetti e invasi annunciato oggi dalla Regione Toscana.

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“Sul fronte dei danni economici, in continuo divenire e aggiornamento – sottolinea il presidente Cia Toscana Valentino Berni -, si calcola che potrebbero superare le diverse centinaia di milioni di euro per la Toscana, oltre il miliardo di euro a livello nazionale, considerando che nel solo bacino del Po è a rischio il 50% della produzione agricola. Considerate l’insieme delle difficoltà e le drammatiche conseguenze per effetto della crisi evidenziate si segnala l’urgenza per l’adozione di provvedimenti immediati, adeguati ed efficaci”.

Le cause della grave crisi idrica sono imputabili alle precipitazioni sotto la media anche del 70% (anche 110 giorni di siccità assoluta in alcuni areali) e ad un inverno con scarse precipitazioni soprattutto nevose.

A preoccupare è la riduzione delle rese produttive, a partire dalle coltivazioni in campo. “Oltre a grano, mais e soia – aggiunge il vicepresidente Cia Toscana Claudio Capecchi - anche le produzioni più tradizionali della nostra regione, oltre le produzioni frutticole e orticole, quali l’olivicoltura e la vitivinicoltura manifestano riduzioni consistenti di produzione. Particolarmente drammatica è la situazione del comparto zootecnico”.

Per Cia Toscana – come evidenziato al governatore Giani - si rendono urgenti interventi adeguati ed efficaci, in particolare: l’immediata dichiarazione dello stato di emergenza da parte della Regione Toscana ed il tempestivo riconoscimento da parte del Governo nazionale al fine di adottare provvedimenti tempestivi e coordinati a livello territoriale.

Quindi l’avvio delle procedure previste, per l’agricoltura, in caso di calamità naturali o eccezionali avversità atmosferiche e necessarie per garantire alle imprese l'accesso alle provvidenze e l’attivazione delle misure di aiuto di prevenzione e compensazione.

“Inoltre è necessaria la definizione di un decreto legge ad hoc sulla gestione dell’emergenza idrica – sottolinea Berni – che non si limiti ai pur importanti aspetti procedurali e ordinamentali ma che, al tempo stesso, includa al suo interno risorse finanziarie e misure adeguate ed efficaci per fronteggiare la siccità in agricoltura”.

Ma anche la progettazione di opere di interesse collettivo per coprire le esigenze di “Area Vasta” quali nuovi invasi, reti di adduzione e di distribuzione.

“Fondamentale – aggiunge Capecchi - il recupero dei laghetti privati aziendali, interaziendali o consorziati, prevalentemente nelle aree collinari e montane”.

Senza dimenticare – ha sottolineato la Cia Toscana - la semplificazione delle procedure per l’ottenimento delle autorizzazioni per nuovi invasi o laghetti e per il ripristino e recupero di quelli esistenti consentendo lo smaltimento del materiale di risulta all’interno delle aree di pertinenza degli stessi o delle imprese agricole alleggerendo e superando in parte i vincoli paesaggistici ed ambientali.

La predisposizione e l’avvio di un progetto infrastrutturale di piccoli invasi-laghetti attuabile con tempistiche certe e con procedure amministrative semplificate rispetto a quanto previsto dall’attuale architettura del PNRR.

Non deve mancare la ristrutturazione immediata della rete di canali e della rete idrica pubblica esistente favorendo quegli investimenti necessari a ridurre gli sprechi di risorsa idrica; la messa in sicurezza e salvaguardia delle produzioni, nelle aree adiacenti gli alvei di fiumi, torrenti e canali al fine di evitare danni da alluvioni e esondazioni già ampiamente segnalate e note ad Enti, Consorzi di Bonifica e Regione Toscana.

Quindi il pieno e tempestivo utilizzo del Fondo di Rotazione messo a disposizione della Regione Toscana per la definizione delle progettualità da presentare da parte dei Consorzi di Bonifica sul PNNR. E poi l’aumento delle risorse della Sottomisura 4.1.4 del Psr per lo scorrimento e completamento della graduatoria, l’apertura di un nuovo Bando con un’adeguata dotazione finanziaria e l’implementazione delle opere a finanziamento da parte delle aziende agricole.

Infine – conclude la Cia Toscana – è necessario rivedere le modalità di definizione dello stato di calamità, semplificare la procedura di segnalazione e richiesta danni utilizzando i costi standard. Oltre ad una valutazione attenta della revisione dei Piani di classifica irrigua da parte dei Consorzi di Bonifica (evitare di aumentare la contribuzione a fronte della diminuzione della disponibilità di acqua per l’irrigazione).

PREZZI: IL GRANO DURO DOPO 9 MESI SCENDE SOTTO QUOTA 500 €/TON

Speculazioni sui mercati finanziari, Chicago in testa, e il cartello degli acquirenti che da un paio di settimane non acquistano più prodotto, spingono sotto quota 500 euro/tonnellata il prezzo del grano duro italiano del nuovo raccolto, a livelli che non si raggiungevano da ottobre 2021.

Lo comunica Consorzi Agrari d’Italia in base alla rilevazione della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento per la contrattazione fisica dei prodotti agricoli. Il grano duro di alto valore proteico oscilla infatti tra 497 e 502 euro/tonnellata, in ribasso di 30 euro rispetto alla settimana scorsa. Grano tenero e altri cereali, invece, restano sostanzialmente invariati.

La situazione, secondo Consorzi Agrari d’Italia, alla luce anche della mancata quotazione della Borsa Merci di Foggia, rischia di diventare insostenibile per tante aziende agricole che hanno investito in questi mesi nonostante l’aumento dei costi di gasolio e concimi dovuto al caro energia e alla guerra in Ucraina.

In questo momento complicato, CAI - come primo player nazionale - è impegnata nella creazione di contratti di filiera in grado di garantire un prezzo equo agli agricoltori e prodotti di qualità ai trasformatori.

Tuttavia, è necessario un richiamo alla responsabilità di tutti i protagonisti della filiera affinché si possa essere veramente uniti in questo momento difficile.

Allarme e preoccupazione da parte della Coldiretti di Siena per l’improvviso calo del prezzo del grano registrato negli ultimi giorni. Una caduta libera impressionante e ingiustificata, se non strettamente legata ad una speculazione. Una tendenza al ribasso che gli agricoltori non possono assolutamente permettersi dopo il forte rincaro dei costi di produzione e la siccità che hanno fatto crollare la produzione.

La speculazione in atto a causa del conflitto si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori.

Anche nel senese la preoccupazione è forte fa sapere Coldiretti Siena – “A Siena e provincia ci sono circa 2100 imprese che producono cereali e arrivano a generare circa 450000 quintali di grano duro e 350000 di grano tenero. Numeri importanti quelli della produzione cerealicola senese, quantificabili in circa 1 milione e 200 mila quintali e che rappresenta una grande fetta della produzione Toscana, circa il 30%”. Una situazione che penalizza fortemente il mercato e gli agricoltori. “E’ inspiegabile – afferma Coldiretti – “ il prezzo del grano crolla, ma il prodotto base che ne deriva, cioè il pane, costa di più, siamo arrivati ad un prezzo tra i 3 e i 5 euro al Kg. E’ evidente che siano in corso manovre speculative e procedure commerciali sleali che fanno si che il prodotto grano tenero e duro, finiscano sotto al sotto filo fuoco della speculazione.

Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali, ma è anche necessario investire per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.”

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