BIT Mobility - azienda attiva nel settore della sharing mobility dal 2019, oggi presente in 15 città italiane - esprime sorpresa e delusione per la decisione del Comune di Firenze di interrompere il servizio di monopattini elettrici in sharing dal 31 marzo 2026. Una scelta comunicata senza alcuna interlocuzione preventiva e appresa direttamente dalla stampa, nonostante gli ultimi incontri con l’amministrazione risalissero all’inizio dell’estate, quando si stava ancora ragionando insieme sul nuovo bando per il servizio. È un modo di procedere che lascia interdetti, soprattutto alla luce del fatto che già il giorno successivo l’assessore alla mobilità parlava pubblicamente del potenziamento del bike sharing gestito da RideMovi, con l’introduzione perfino di nuovi modelli di mezzi: segnale evidente che la decisione era stata presa da tempo e che solo un operatore era stato informato in anticipo.
Questa disparità solleva interrogativi non solo sul piano commerciale, ma sul rispetto della concorrenza e della correttezza amministrativa. Mentre l’attuale gestore del servizio bike ha ricevuto risorse dal Comune e ulteriori finanziamenti regionali, gli operatori dei monopattini come BIT e Bird non hanno avuto alcun sostegno pubblico. Oggi solo a RideMovi viene consentito di ampliare la flotta senza gara, creando un evidente squilibrio competitivo. Se Firenze ritiene necessario aumentare le biciclette, è legittimo chiedersi perché non aprire una procedura trasparente e competitiva.
La scomparsa dei monopattini in sharing priverà migliaia di cittadini di una soluzione di mobilità rapida, economica e sostenibile, aumentando traffico e difficoltà negli spostamenti quotidiani. La città rinuncerà a uno strumento efficace per ridurre le emissioni e alleggerire le aree più congestionate. Senza alternative competitive e trasparenti, Firenze perderà un tassello fondamentale del proprio sistema di mobilità urbana.
Alla luce di questi elementi, BIT Mobility ritiene indispensabile aprire un confronto vero, sincero, finalmente concreto. L’obiettivo non è entrare in conflitto con l’amministrazione, ma recuperare un dialogo istituzionale che consenta di chiarire le ragioni della scelta, valutare soluzioni alternative e garantire che tutti gli operatori possano lavorare in un contesto equo e trasparente. Su questo punto l’azienda continua a rinnovare la propria disponibilità.
Allo stesso tempo, di fronte alla mancanza di interlocuzione e alla natura unilaterale della decisione, BIT Mobility — insieme agli altri operatori e all’associazione di categoria Assosharing — sta valutando anche la strada del ricorso per vie legali, affinché siano verificate la correttezza procedurale, la legittimità del provvedimento e l’assenza di disparità nella gestione del servizio pubblico.
“Non è accettabile che a Pisa ci siano in circolazione monopattini di operatori che non hanno più alcun titolo per farlo: è una pratica scorretta, crea confusione negli utenti e danneggia chi rispetta le regole” A dirlo è Bird, società internazionale leader nella micromobilità elettrica in sharing, intervenendo dopo aver rilevato sul territorio mezzi di operatori non più assegnatari del servizio comunale.
“La sicurezza urbana e la tutela degli utenti richiedono – fanno notare da Bird – mezzi tracciati, controllati e autorizzati. Chi decide di operare senza permesso mette a rischio persone e mobilità sostenibile. Chiediamo controlli e interventi tempestivi: Pisa merita un servizio credibile, ordinato e garantito da operatori responsabili e pienamente autorizzati. La concessione pubblica non è un optional: quando termina, un operatore serio ritira i mezzi e rispetta la decisione del Comune. Agire diversamente significa ignorare la legge e il rispetto dovuto alla città”.