Serie A: ancora una sconfitta a Parma

Il bilancio 2025 della Fiorentina si chiude in negativo, il peggiore in tutta la sua storia

Paolo
Paolo Pellegrini
27 Dicembre 2025 18:17
Highlights Parma vs Fiorentina 1 - 0 (Sørensen)

C’eravamo tanto illusi. E invece. Pranzo indigesto. Basta una squadretta calibro amatori e forse meno, ma con tanta fame, con voglia di correre e fare male, un paio o tre individualità niente male (ricordate? Pioli voleva Bernabé, gli appiopparono Sohm…) ed è di nuovo tonfo. Caduta libera. Sprofondo. Spettro della serie B sempre meno spettro e più concreta possibilità. A meno che. Arriva Paratici. Carta bianca, si spera. Piazza pulita di ciarpame, si spera.

Almeno cinque undicesimi da cambiare con gente che giochi a calcio, che abbia idee, piedi veloci, voglia di correre anzi di volare in campo come hanno dimostrato – se ce n’era bisogno ancora – pure gli amatori del Parma, e poi capacità di saltare l’uomo (esterni alti) e non farsi saltare dall’uomo (difensori) se non direttamente dal pallone, pensare al concreto e non alle giochesse tipo tacchettini leziosi e inutili in area di rigore altrui, dove invece c’è da portare dentro anche i portieri.

Poi, oltre a un mental coach bravo perché sicuramente gira paura più che adrenalina nelle vene dei giocatori ci vorrebbe anche qualcuno, non sarebbe male che qualcuno si prendesse cura anche un pochino dei fondamentali. Perché non è mica possibile che si vedano palloni vaganti a dieci metri dalla linea di porta che volano in curva o in fallo laterale, e colpi di testa tutti ma proprio tutti sbagliati nei peggiori dei modi.

Si consuma così, negli spasimi dolorosi dell’ulteriore sconfitta, anche il Sabato del Panettone nella patria del culatello. Che, è vero, non è dote in questo momento in appannaggio ai giocatori viola: però occhio, soprattutto cari leoni tecniconi da tastiera, il portiere del Parma ha fatto le sue brave parate perché lo pagano per l’appunto per quello, di qua anche lo pagano ma un’uscita che sia una non gliela vedi fare… Vero, sì, un pizzico di culatello in più in veste viola non guasterebbe. Però anche quello, si sa, de lo devi conquistare e meritare perché la Fortuna, dicevano gli antichi che qualcosa quanto a saggezza ne sapevano, aiuta gli audaci. E la Banda Vanoli vola diretta in serie B, di questo passo, perché l’audacia non c’è.

La partita di Parma è lì a dimostrarlo. Il Libro delle Cazzate racconta una trentina – e sono solo le più clamorose – di leggerezze, imprecisioni, scelte assurde, stop falliti con palla in fallo laterale, palle velenose perse in zone sanguinose, appoggi ben oltre il limite dell’assurdo, tentativi poco credibili di dribbling nello strettissimo tra nugoli di gambe avversarie, attacchi uno contro cinque, corsie laterali lasciate scoperte con praterie vastissime in cui per i ducali era facilissimo prendere tempi e spazi fino all’area di rigore.

E questo a livello individuale. Poi la follia di squadra. Consentire al Parma di schiacciarti – al Parma, non al City – nella tua area provando a uscire soltanto con qualche rinviotto a casaccio, nel nulla cosmico, e quando si trattava di ripartire, farlo come d’abitudine: tanta comfort zone, tanto reticolo di passaggi massimo sei metri, preferibilmente all’indietro, lancioni a cercare il solito Kean che corre e si sfianca ma non ne azzecca mezza, di testa non trova la porta, gioca da solo senza vedere Piccoli solo in mezzo all’area.

Il quale Piccoli tuttavia, quando Gudmundsson – ed è una delle poche giocate azzeccate in una partita da centomila tocchi ma poco arrosto – lo becca solitario a quattro metri dalla porta è capace di lanciarsi in tuffo su un pallone ghiottissimo, ma sfiorarlo o poco più e depositarlo sul fondo a sei-sette metri dal palo.

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Perché alla fin fine le occasioni ci sarebbero state, e voglio vedere, contro un avversario di quel livello, che comunque è riuscito a metterti in difficoltà, e non una volta sola. Ma se è stato così è perché gli hai regalato un tempo, il primo, in cui parti contratto con il braccino, in cui il giro-palla del Parma ti ha irretito fisso con un ritmo quantomeno decoroso nella corsa e nei tempi dei passaggi, di fronte ai tuoi ritmi compassati, agli attacchi a uno contro cinque e mai di squadra, al rinculo invece di pressare il portatore di palla, ai cross sempre troppo bassi o corti, alle rimonte a volte anche davvero incredibili.

Poi, ripresa, pronti via, dormita collettiva e il solito morto che solo la Viola riesce a far risorgere, stavolta tocca a Sorensen, trova il suo primo gol in serie A con la maglia del Parma. Dormita collettiva: Ondrejka può tranquillamente appoggiare su Britscghi tanto Parisi non chiude, cross, Comuzzo sbuccia, De Gea non esce ci mancherebbe, Fortini e Dodo si perdono Sorensen che spizza di testa e la frittata è fatta.

Sì, la frittata è fatta. Non si rivede il 4-3-3 brillante del match con l’Udinese, perché preso il gol non c’è l’effetto schiaffo, anzi la ripartenza è timida e lenta, anzi la Viola prende il gol e va in affanno, idee poche passaggi sbagliati sempre tanti, troppi, l’approssimazione è la cifra della squadra vista a Parma. Il tempo per provarci ci sarebbe, ma in pratica c’è solo una gran parata di Corvi su una bella botta di Comuzzo, già, Comuzzo, e gli attaccanti? S’è già detto, dai, l’azione più bella quando mancano otto giri allo scadere, Gosens lancia sulla fascia Gud che scodella nel mezzo ma Piccoli all’appuntamento ci arriva male, poi il tempo di vedere ancora una zuccata di Kean verso le nuvole, e finisce.

E si materializza il problema più serio di questa squadra: non si segna. I cinque gol con l’Udinese avevano illuso, evidentemente il dieci-contro-undici il suo peso l’ha avuto.

Paratici, ora. Ma facciamo presto, perché tempo ce n’è sempre meno, se ne sono andate già 17 giornate 17. Si parla di mercato, nomi nuovi che non fanno impazzire, tra Boga e Coppola, meglio certamente Martel su uno (Dragusin) ci sarebbe la concorrenza della Roma, figurati se potendo scegliere quello viene dove hai un piede e mezzo nella fossa. Per domenica con la Cremonese – resta a casa Mandragora, che s’è beccato un giallone più che meritato su un fallo stupido, “mal di poco visto come ha giocato”, dirà qualcuno – non sarebbe male vedere in campo già qualche faccia nuova.

O qualche idea nuova, e saranno comunque utilissime, facce e idee, già per Befana all’Olimpico sponda Lazio, prima di un bel trittico perché dopo arriva il Milan e quindi si va a Bologna, ci sta di non raccattare che bricioline se tutto va bene. Avanti Paratici, quindi. E intanto prosegue il silenzio stampa. Meglio, quello che c’era da dire l’hanno fatto vedere. Purtroppo.

PARMA (4-3-2-1): Corvi; Circati, Britschgi, Valenti, Valeri; Bernabè (81' Ordonez), Keita (90' Cremaschi), Sorensen; Benedyczak (67' Oristanio), Ondrejka (67' Estevez); Pellegrino (90' Djuric). A disp.: Almqvist, Guaita, Del Prato, Lovik, Begic, Hernani, Cutrone, Troilo, Trabucchi. All. Cuesta

FIORENTINA (4-4-2): De Gea; Dodò, Pongracic, Comuzzo (86' Kouadio), Viti (45' Fortini); Parisi (76' Gosens), Mandragora (63' Piccoli), Fagioli, Ndour (76' Sohm); Gudmundsson, Kean. A disp.: Lezzerini, Dzeko, Nicolussi Caviglia, Kospo, Martinelli, Kouame. All. Vanoli

ARBITRO: Guida di Torre Annunziata; Zingarelli-Moro, quarto ufficiale Pairetto; Var Ghersini-Maggioni

MARCATORI: 47' Sorensen (P)

NORE: ammoniti Circati (P), Mandragora (F), Pongracic (F); angoli 6-5 Fiorentina; spettatori 20.658

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