Sanità Toscana: Social in tilt su liste di attesa ed accuse ai medici

La Toscana si interroga sulle liste di attesa: vuoi vedere che sono causate dai medici?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 marzo 2016 14:25
Sanità Toscana: Social in tilt su liste di attesa ed accuse ai medici

"In Sanità basta con la libera professione, fonte di diseguaglianza e di corruzione" a dirlo è il presidente Enrico Rossi che con un post scatena un dibattito molto acceso sui Social Network.Una 'provocazione' che molti medici non apprezzano, c'è chi ribatte "Io fatturo tutto". Scrive Alessandro "Presidente ancora una volta devo prendere atto che fa un enorme fatica a inquadrare il problema e questo mi preoccupa visto che è stato anche assessore con delega alla sanità.

Detto questo spero davvero che possa riuscire nei suoi intenti ma eviti di giocarsi qualcosa mi dia retta. Meno proclami e più soluzioni. Parliamone sempre a risultati ottenuti perché delle sue buone intenzioni ci fidiamo. Dei risultati un po meno. Buon lavoro". Adolfo commenta: "Giuste riflessioni ma giudizio troppo tranchant sui medici. Rossi dovrebbe sapere che le lunghe attese dipendono dalla disorganizzazione, dalla scarsità di risorse e da una propensione alle privatizzazioni malcelata dietro l'accusa di tutti i mali all'attività intramoenia".Miria, chirurgo Ortopedico scrive "Caro Presidente credo che questi siano argomenti così importanti e dai risvolti complessi che trattarli in questo modo superficiale su FB sia profondamente sbagliato (non vedo il nesso tra le liste d'attesa e l'attività extramoenia).

La sanità pubblica è un bene prezioso e i sui operatori meritano rispetto. Mi piacerebbe parlare della intra ed extramoenia dei medici con lei ma mi piacerebbe farlo in modo serio per poi essere propositivi e fattivi non su un social. Con rispetto".

 Il presidente toscano rieletto, già Assessore alla Salute nella Giunta guidata da Claudio Martini e candidato alla segreteria del Partito Democratico esordisce così "In Toscana abbiamo due grandi medici indagati, il chirurgo toracico Macchiarini e il cardiochirurgo Stefàno. L'accusa è più o meno la stessa: avere sospinto i malati verso la libera professione a pagamento. Se hanno sbagliato dovranno pagare. Ma a quanti cittadini è capitato di sentirsi rispondere che a "pagamento si fa prima?". Purtroppo, credo, a molti. Bisogna fare una cosa davvero di sinistra: abolire la libera professione intramoenia. Chi lavora nel pubblico deve essere a tutti gli effetti un dipendente pagato dallo Stato e non può né deve aprire bottega in proprio. Semmai è giusto che chi è bravo e lavora di più sia pagato di più. È un sogno! Ma realizzabile: essere davvero uguali di fronte alla malattia. La mia idea è di promuovere una legge di iniziativa popolare al parlamento. Vi terrò informati.

Forza e coraggio. Cambiare si può".

Non è tutto però perché nel post scriptum aggiunge "abolendo la libera professione intramoenia d'incanto spariranno le liste d'attesa. Mi ci gioco la faccia e tutto il resto. Per non parlare della necessità di affermare sempre e comunque il rapporto di lavoro esclusivo evitando che i cosiddetti extramoenisti lavorino al mattino in una struttura pubblica e al pomeriggio in una privata verso la quale è probabile sentirsi impegnati a portare utenza.Riformare in modo serio e profondo si deve per dare futuro e credibilità alla sanità pubblica".“La provocazione del Governatore Enrico Rossi sull’intramoenia è quanto mai opportuna, perché consente di aprire un dibattito su quello che funziona e che non funziona attualmente nel sistema sanitario pubblico” questo il commento di Rossella Bugiani, della Segreteria regionale Cisl.“Abbiamo verificato negli anni che la libera professione ha troppo spesso prodotto effetti negativi soprattutto sulle liste d’attesa – spiega Bugiani -.

Occorre quindi mettere in campo alcuni correttivi. A cominciare dal richiedere che ci sia equivalenza di produttività, e quindi, banalmente, di operazioni, tra pubblico e intramoenia. Se uno stesso chirurgo fa pochi interventi nel sistema pubblico e il doppio o il triplo, come avviene, in libera professione, evidentemente qualcosa non funziona. In questo caso basterebbe sospendere l’attività in libera professione finché le liste d’attesa pubbliche non fossero rientrate nei limiti previsti che regolarmente invece sono sforati. Bisogna evitare il rischio che durante il lavoro nel sistema pubblico ci si procaccino i clienti per l’attività libero professionale, da cui magari si ricava il doppio o il triplo di quanto si guadagna dallo stipendio pubblico.

E’ evidente che così la tentazione di privilegiare il secondo sul primo è molto forte. Altro elemento di criticità è il fatto che da quando esiste il sistema dell’intramoenia si è rallentata la trasmissione del sapere dai superprimari alla loro equipe, procurando un monopolio alla lunga dannoso per il sistema pubblico” conclude.

In sanità basta con la libera professione, fonte di diseguaglianza e di corruzione.In Toscana abbiamo due grandi...

Pubblicato da Enrico Rossi Presidente su Giovedì 17 marzo 2016
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