Rooming: la sindaca di Empoli fa appello ad Asl e Regione

Brenda Barnini: "Chi partorisce abbia accanto un familiare". Gagliardi: “Una pratica sicura con le dovute attenzioni”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 gennaio 2023 14:45
Rooming: la sindaca di Empoli fa appello ad Asl e Regione

"E' importante per ciascuna donna che partorisce possa avere accanto giorno e notte un familiare o una persona che conosce e a lei cara". Lo evidenzia la sindaca Brenda Barnini, intervenendo dopo la tragedia accaduta nei giorni scorsi all'ospedale "Sandro Pertini" di Roma e rivolgendo un appello alle aziende Asl e alla Regione Toscana affinché "prendano la saggia decisione di rendere nuovamente possibile per ciascuna donna che partorisce avere accanto giorno e notte un familiare, il babbo, una sorella, un’amica, una persona di cui si fida. Perché in quella stanza, in quel letto, possano nuovamente nascere un bambino, una mamma e un po’ del villaggio che servirà per farlo crescere".

"Confesso che da quando ho letto la notizia della tragedia successa all’ospedale Pertini non riesco a smettere di pensarci - sottolinea Barnini - Ho letto tanti commenti, prese di posizione, accuse di ogni tipo contro quella povera mamma, contro le ostetriche, si è parlato di violenza ostetrica, messo sotto accusa il metodo del rooming in e in generale trasformato una disgrazia infernale nell’ennesima occasione per sparare sentenze. Questa tragedia non deve rappresentare una nuova occasione per dare giudizi, deve essere una occasione per riflettere, per analizzare un sistema e per trovare soluzioni perché un dramma come quello avvenuto a Roma non si ripeta.

Per me, è stato inevitabile come penso per qualsiasi altra donna che abbia vissuto l’esperienza del parto ripensare a quei momenti trascorsi in ospedale. In occasione della nascita dei miei due figli, ho maturato sulla mia pelle che non basta una mamma per prendersi cura di un bambino, anche se la mamma può contare su ostetriche meravigliose, attente, competenti, incoraggianti. In occasione del primo parto, nel 2015, ho avuto la possibilità di avere accanto a me, giorno e notte, mio marito.

Nel 2020, in piena pandemia, quando è nato il mio secondo figlio, non è stato così: era consentita la presenza del babbo o di un familiare per poco tempo, negli orari di visita. Due contesti profondamenti differenti. Una donna che diventa mamma non deve sentirsi sola, deve poter contare per tutto il tempo a lei necessario sul sostegno emotivo ma anche fisico che soltanto un familiare o comunque una persona cara e fidata può offrire".

In merito alla discussione in corso a livello nazionale sul rooming in, anche il direttore del dipartimento materno infantile dell’Azienda USL Toscana nord ovest Luigi Gagliardi evidenzia che si tratta di una pratica ormai consolidata e sicura, sempre con le dovute attenzioni e precauzioni.

“Il rooming in - spiega il dottor Gagliardi - è la possibilità per la mamma di tenere nella propria camera il bambino, dopo il parto, senza limiti di orario. Il nome inglese potrebbe far pensare a una pratica moderna, ma in realtà viene attuata praticamente da sempre ed è stata riscoperta e valorizzata soprattutto negli ultimi decenni. Oggi è presente in ogni ospedale, sul territorio della nostra Asl ma anche a livello regionale e nazionale, ed è alla base dell’attuale modello organizzativo della Maternità, che prevede la gestione congiunta di madre e bambino.

I numerosi benefici del rooming in sono confermati da vari studi e sono sostenuti dalle principali società scientifiche italiane d’area perinatale.

Tra i vantaggi segnalo in particolare che il contatto prolungato subito dopo la nascita favorisce la creazione e il rafforzamento di un legame speciale, profondo e unico, tra la mamma e il neonato.

Questa pratica, ormai consolidata nei nostri reparti ospedalieri, si lega anche al corretto avvio dell’allattamento al seno, oltre che alla cura e alla gestione del neonato. Inoltre, rappresenta un fattore di ulteriore sicurezza del neonato che è più protetto da contatti esterni in questa fase iniziale della vita.

Per quanto riguarda la condizione del co-sleeping (mamma e bambino che dormono nello stesso letto), come dicono le società scientifiche, che sono intervenute sulla questione, “la condivisione del letto fra una madre vigile ed un neonato sano, messo in una posizione di sicurezza, è un fatto naturale, pratico, indiscutibile”.

Come in ogni altra situazione legata alla salute e alla gestione del bambino, è però necessaria grande attenzione da parte della madre e degli altri familiari, che devono essere adeguatamente informati, coinvolti e supportati, anche dal punto di vista psicologico.

E’ del tutto naturale che una mamma, dopo il parto, possa sentirsi stanchissima, anzi esausta, e possa aver bisogno di aiuto e di sostegno. Il rooming in deve essere vissuto in ogni caso come una scelta libera della mamma e mai come un’imposizione della struttura sanitaria.

Non vorrei banalizzare ma è una situazione simile a quando siamo alla guida della nostra auto: se ci accorgiamo che non siamo completamente lucidi, prima di addormentarci, possiamo fermarci un attimo o magari far guidare qualcuno che è al nostro fianco.

Alla stessa maniera se una donna ha con sé il proprio piccolo e capisce di essere vicina ad assopirsi può affidare il bambino a un familiare o a un operatore sanitario. Non bisogna mai fare i supereroi.

Questa attenzione è richiesta per i primi sei mesi di vita, quindi anche oltre alla permanenza della diade madre-neonato nel punto nascita.

Quindi sì a proseguire il rooming-in. La paura è sempre una cattiva consigliera, ma dobbiamo avere consapevolezza e rispetto del momento di fragilità della mamma e del suo bambino".

“Il nostro personale – chiude Gagliardi – è ovviamente a disposizione durante il rooming-in, in aiuto alle mamme e ai familiari, e anche per fornire tutte le informazioni e i chiarimenti necessari, su una tematica oggi molto analizzata e dibattuta anche sugli organi d’informazione e sui social network”. 

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