Firenze – Non sarà un termovalorizzatore. Il progetto per l’impianto di metano da materie prime non riciclabili a Stagno (Livorno) è una “alternativa all’incenerimento e all’utilizzo massivo delle discariche”. Lo spiegano rappresentati Eni ascoltati oggi, mercoledì 16 ottobre, in commissione Ambiente del Consiglio regionale, guidata da Stefano Baccelli (Pd).
Dopo l’incontro con le istituzioni del territorio, Francesco Manna responsabile relazioni istituzionali locali Italia, Monica Spada bio development suistanable mobility & circular economy e Paolo Fiaschi per i progetti ‘Waste to Energy’ della multinazionale ribadiscono che la bioraffineria guarda alla “sostenibilità ambientale” come “elemento della progettazione industriale. Non un obbligo di legge, non un costo ma un fattore della produzione con l’obiettivo di creare valore aggiunto a lungo termine”, spiega Manna.
In questo contesto si inseriscono anche le altre informazioni di dettaglio di un progetto su cui “non esiste ancora un business plan”: le uniche emissioni in atmosfera sono di Co2, riguardo alla quale, peraltro, si sta cercando di capire se possa essere “sequestrata e venduta al mercato che la utilizza nelle varie filiere”. Per quanto attiene la frazione residua, circa 30mila tonnellate l’anno di inerti vetrificati, Eni “cautelativamente” li considera rifiuti speciali, “ma intendiamo sottoporli a caratterizzazione perché vengano utilizzati come inerti nel mercato”, continua Manna.
La tecnologia dell’impianto è del tutto innovativa. È sostanzialmente la sintesi di tre sezioni già note: la gassificazione (esperienza ventennale in Giappone con produzione di energia elettrica), il sistema di separazione (nota in tutto il mondo), il sistema di sintesi del metanolo (esperienza attiva da almeno 60 anni). “Eni – spiega Fiaschi – si presenta con un progetto per un impianto ‘Waste to Methanol’ in grado di convertire circa 200mila tonnellate l’anno di rifiuti solidi urbani, ossia Css (combustibile solido secondario, ndr) e plasmix (plastiche non riciclabili, ndr), in circa 100mila tonnellate l’anno di metanolo”. “Il metanolo – spiega ancora - è un nuovo vettore energetico utilizzabile come carburante per autotrazione o come base petrolchimica tramite una parziale ossidazione con ossigeno a elevata temperatura”.
La realizzazione dell’impianto, tra progettazione, autorizzazione e costruzione, potrebbe vedere la luce tra circa quattro anni, secondo quanto comunicato alla commissione, con un costo complessivo di 250milioni di euro, circa 300 addetti ai lavori e una previsione di posti a bioraffineria ultimata di 60 tecnici. La scelta di Stagno è stata dettata dal fatto che nel territorio sono già presenti quelli che Eni chiama ‘utylities’, ossia servizi base quali la raffineria e il collegamento ferroviario. “Siamo consapevoli – dichiara Manna – della necessità di costruire un percorso in totale trasparenza con le comunità locali”. E annuncia altri incontri e un workshop dedicato nei prossimi mesi.
Dalla commissione sono state poste molte domande, sullo stato progettuale, i livelli occupazionali, il recupero dei residui e della Co2, le opere compensative a favore del territorio, i trasporti, le garanzie ambientali, gli investitori, il percorso partecipativo ed è stata apprezzata la disponibilità di Eni al confronto con il Consiglio regionale e in particolare con gli enti locali e gli stakeholder del territorio interessato. Il Presidente Baccelli ha concluso chiedendo a Eni la disponibilità a ulteriori e successivi approfondimenti. Sul progetto di transizione verso un modello di economia circolare, Spada spiega che “per noi significa rigenerare. Non basta fare rinnovabili per essere circolari”. E su questa “leva di sviluppo”, Eni è impegnata su una formazione diffusa. Da fine ottobre, annuncia, sono in programma incontri nelle scuole elementari di Livorno.
L’eventuale inserimento della bioraffineria nella pianificazione regionale, tema toccato nel corso della seduta, viene spiegato dall’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni: “Quanto più si entra nella dimensione per cui il rifiuto viene in qualche modo recuperato, e quindi da problema diventa risorsa, tanto più ci si allontana da un meccanismo di pianificazione”. “La nostra priorità resta quella di portare, al 2030, la raccolta differenziata di qualità all’80 per cento e la bioraffineria è pensata con questa percentuale”.