Rider in sciopero, rabbia in piazza Sant'Ambrogio

Oggi pomeriggio il presidio indetto dalla Cgil. "Basta cottimo, basta morire per una consegna". Presente anche Giani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 ottobre 2022 23:17
Rider in sciopero, rabbia in piazza Sant'Ambrogio
ph Facebook Cgil Toscana

Lavoratori/e, sindacalisti/e, politici, esponenti delle istituzioni, cittadini /e: tanta gente con tanti rider questo pomeriggio al presidio indetto dalla Cgil (e le sue categorie Filcams, Filt e Nidil) in piazza Sant’Ambrogio a Firenze, in occasione dello sciopero dei rider proclamato dal sindacato dopo la recente morte sul lavoro di Sebastian Galassi in città. Lo sciopero (buona l’adesione) ha riguardato i rider fiorentini delle società aderenti ad Assodelivery (Glovo, Deliveroo, Uber) ma anche quelli inquadrati come dipendenti nel comparto logistica (Just Eat e Runner Pizza), in solidarietà con i colleghi.

Per tutti, l’esigenza di richiamare l’attenzione alla salute e sicurezza in un settore molto esposto ai rischi. In occasione della manifestazione di oggi a Firenze, sono partite iniziative di protesta e sensibilizzazione anche in altre città come Milano, Torino, Perugia, Roma. In piazza Sant’Ambrogio diversi rider dal sagrato hanno preso parola per raccontare le loro storie.

Ha detto la Cgil (con le sue categorie Filcams, Filt e Nidil): “C’era bisogno di un momento di lutto e cordoglio, quanto successo è inaccettabile. Ringraziamo i tanti rider che hanno scioperato rischiando in proprio. Da Firenze il messaggio che parte oggi è forte: basta cottimo, basta morire per una consegna. Non si può andare avanti così. Chiediamo alle società aderenti ad Assodelivery di assumersi le proprie responsabilità, di riaprire i tavoli di confronto col sindacato e di garantire piene tutele ai propri rider, a partire da un modello retributivo che superi la paga a cottimo e assicuri un corretto inquadramento contrattuale, così come sancito dalle sentenze che in questi mesi sono state emesse da più Tribunali.

Lavoratori e lavoratrici del settore delivery hanno bisogno di tutele, diritti, paghe decenti, sicurezza sul lavoro, in antitesi a un modello che spinge a correre per consegnare e guadagnare di più. E’ l’ora di risposte vere, senza le quali siamo pronti a mobilitarci come già fatto in passato. Chiediamo anche alla politica di fare la propria parte. La lotta non finisce qui”. Dopo il presidio di oggi, si è svolta una assemblea della Cgil coi rider intervenuti.

Il presidente della Regione Eugenio Giani e l’assessora al lavoro Alessandra Nardini hanno partecipato al presidio di Cgil, Filcams, Filt e Nidil. Al presidio era presente anche l'assessora all'ambiente Monia Monni.

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“La Toscana continuerà a fare la propria parte, nell’ambito delle proprie competenze, ma adesso non è più rinviabile un intervento deciso del livello nazionale, del Governo, che ponga fine al cottimo, inquadri i rider come lavoratrici e lavoratori e lavoratrici subordinati e riconosca piene tutele” – hanno detto presidente e assessora, ribadendo la loro vicinanza alla famiglia di Sebastian Galassi e giudicando “pessimo” il comportamento della multinazionale spagnola che, pur ammettendo l’errore, ha “licenziato” il giovane nelle ore successive alla morte.

Giani e Nardini hanno ricordato l’impegno della Regione per la sicurezza e la dignità di lavoratrici e lavoratori ciclofattorini. In primo luogo, il protocollo sottoscritto circa un anno fa con Cgil, Cisl, Uil, numerose aziende toscane del food delivery e il comitato regionale consumatori e utenti che prevede l’applicazione della disciplina del lavoro subordinato ai rider, garantendo così coperture assicurative e previdenziali, e la nascita di un marchio etico. “Un’intesa complessiva e organica per la tutela effettiva dei diritti dei rider e per sollecitare la sensibilità di consumatrici e consumatori”, hanno sottolineato presidente e assessora, "da cui poi è scaturito il documento tecnico di riferimento regionale sulle tutele e la sicurezza dei rider elaborato in sinergia con l'assessore all diritto alla salute Bezzini”.

“Il nostro impegno, però - hanno spiegato Giani e Nardini – non basta, perché le Regioni devono attenersi alle proprie competenze”. “Per questo – hanno proseguito – occorre un intervento nazionale e occorre che tutte le imprese del settore, anche le grandi, facciano la propria parte".

Per Giani e Nardini, “La battaglia per i diritti deve andare avanti, non è accettabile il sacrificio di vite umane sull'altare del profitto”.

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