L'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni fa sapere, per i contratti dello scorso ottobre, che per le polizze obbligatorie Rcauto si registra un aumento del 7,9% su base annua. Questo mentre gli incidenti stradali sono in calo nei primi sei mesi di quest’anno, intorno all’1%. L’inflazione di ottobre 2023 era in crescita solo dell’1,7% sullo stesso mese dell’anno prima.
I rincari dell’Rc auto registrati ad ottobre sono mostruosi e confermano purtroppo in pieno le nostre previsioni circa l’andamento delle tariffe assicurative nel corso del 2023. Lo afferma Assoutenti commentando i dati forniti oggi dall’Ivass.
“A dicembre dello scorso anno avevamo previsto come le tariffe Rc auto avrebbero subito sostanziosi aumenti nel corso del 2023, e i dati dell’Ivass ci danno purtroppo ragione – spiega il presidente Furio Truzzi – Incrementi del tutto ingiustificati che non rispondono né ad un aumento dei costi in capo alle imprese assicuratrici, né ad un aumento dell’incidentalità, ma sono dovuti unicamente alle troppe anomalie del comparto assicurativo, dove le compagnie dettano legge imponendo clausole illecite ai propri clienti che fanno salire i prezzi”.
Sul fronte territoriale, è Prato la provincia che registra il costo più alto della polizza Rc auto, con una media di 558 euro, superiore addirittura a Napoli (al secondo posto con 555 euro) e Caserta (terza con 499 euro) – analizza Assoutenti – Sul fronte opposto, Enna vanta le tariffe più basse d’Italia, con una media di 277 euro a polizza, seguita da Potenza (290 euro) e Oristano (291 euro).
A Caltanissetta e Vercelli si registrano invece gli incrementi annui più elevati (+12%), seguite da Roma e Milano (+10%), mentre a Catanzaro le tariffe aumentano solo del +3,6% su base annua.
“A fronte di tali numeri, l’Ivass si limita a fare da “notaio”, quando invece dovrebbe intervenire per bloccare pratiche scorrette e tutelare gli assicurati – prosegue Truzzi – L’ennesima dimostrazione di come il settore assicurativo necessiti di una radicale riforma che introduca maggiore concorrenza e maggiori tutele per gli assicurati”.
"I numeri non giustificano la crescita del 7,9%, considerato anche che non si registrano particolari aumenti di tasse e del costo del personale -interviene anche Vincenzo Donvito Maxia, presidente dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- Semplicemente. le imprese hanno deciso di voler guadagnare di più, tanto chi deve pagare è obbligato a farlo.
Certo l’automobilista può scegliere una compagnia piuttosto che un’altra, ma di fatto, in un mercato dove il compratore è obbligato ad esser tale, la forbice di offerte e di concorrenza è molto bassa. E’ questo il mercato libero? E’ sicuramente libero chi offre: le tariffe sono variegate, diverse per regioni in base all’incidentalità, ma all’interno delle specifiche zone le tariffe sono simili. Non è libero chi acquista, vigente l’obbligo di contrarre la polizza. Questo non è un mercato libero, ma organizzato solo per far guadagnare chi offre.
Che fare? Scartata per ovvi motivi l’ipotesi di tariffe di Stato uguali per tutti, occorre che entrambi gli attori possano scegliere, come offrire e se comprare. Occorre levare l’obbligo di assicurazione Rc-auto. Assicurarsi, per il possessore di un veicolo, deve essere una convenienza, pena l’esposizione del proprio intero patrimonio al risarcimento di un danno, dove lo Stato, per esempio, in assenza di copertura, potrebbe intervenire, come già oggi fa, con il Fondo di garanzia per le vittime della strada (reimpostato al nuovo mercato senza obbligo). E per venire incontro a questa convenienza, chi offre l’assicurazione non avrebbe alternative ad essere all’altezza del mercato”.