Poste: venerdì Sciopero e presidio a Firenze

​Uilposte Toscana: “Un errore”. Equitalia: venerdì presidio davanti alla Leopolda contro lo smantellamento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 novembre 2016 14:09
Poste: venerdì Sciopero e presidio a Firenze

Firenze - Poste, venerdì 4 novembre sarà sciopero nazionale (indetto da Slc-Cgil, Slp-Cisl, Failp, Sailp e Ugl): in Toscana è prevista una manifestazione regionale a Firenze, con un mega sit-in alle Poste in zona piazza Repubblica (logge di via Pellicceria, via Porta Rossa, piazza della Parte Guelfa) dalle 10 alle 14. Sono attese centinaia di persone da tutte le province toscane.

L’agitazione è motivata dalla contrarietà dei sindacati alla completa privatizzazione di Poste Italiane (è in atto già anche lo sciopero dello straordinario e delle prestazioni aggiuntive): questa privatizzazione metterebbe a rischio a livello nazionale circa 20mila posti di lavoro (sia nel settore postale che nel finanziario), di cui oltre mille in Toscana.In Toscana il personale applicato alla sportelleria e al recapito è insufficiente a garantire i servizi ai cittadini e questo determina una situazione non più sostenibile.

Agli sportelli i clienti scaricano tutta la loro rabbia nei confronti degli sportellisti. Al recapito la carenza di personale non permette a Poste Italiane di garantire gli standard di qualità concordati con le istituzioni. Inoltre la nuova organizzazione del recapito a giorni alterni, partita a Prato e Arezzo ormai da alcuni mesi, sta producendo grossissimi disservizi, con la corrispondenza che viene consegnata quando va bene una volta la settimana. Nonostante il problema sia sotto gli occhi di tutti, Poste Italiane continua a affermare che va tutto bene.

Ci sono poi una situazione insostenibile per i continui distacchi dovuti alla carenza di personale negli uffici e le precarie condizioni dei mezzi necessari alla consegna della corrispondenza.“In Toscana - spiegano i sindacati - vogliamo mantenere tutte le nostre specificità, chiedendo di fermare le macchine di una riorganizzazione del recapito che è solo tagli, di provvedere immediatamente a coprire gli organici minimi e indispensabili negli Uffici postali e vogliamo un progetto e investimenti per realizzare un polo logistico toscano e nazionale con al centro gli spazi e le potenzialità del CMP di Sesto Fiorentino”.

Alla manifestazione a Firenze convergeranno anche gli scioperanti dell’Umbria, per dare visibilità al dissenso e far cambiare idea definitivamente al Governo.

La Uilposte Toscana, come la Uilposte a livello nazionale, non aderirà allo sciopero generale del comparto indetto per venerdì 4 novembre 2016. “Un’inutile perdita economica per i lavoratori che non porterà nessun vantaggio reale”, avverte il segretario generale della Uilposte Toscana Renzo Nardi.

“A noi la lotta, anche aspra, non fa paura, anzi – osserva Nardi – Lo abbiamo sempre fatto in Toscana, non ci siamo mai tirati indietro quando c’era da far sentire forte e chiara la nostra voce. Basta ricordare la manifestazione del 27 luglio scorso per le strade di Firenze, a cui parteciparono un migliaio di lavoratori. Con le nostre battaglie, spesso come unica voce fuori dal coro, siamo riusciti a fermare la scellerata idea di privatizzazione aziendale, che il Governo ha rinviato a data da destinarsi.

Non solo, abbiamo costretto Poste Italiane a sedersi a un tavolo per rivedere il piano di recapito a giorni alterni che sta mettendo in ginocchio il servizio”. “Per questo riteniamo lo sciopero di venerdì 4 novembre un errore – conclude il segretario Uilposte Toscana – È il momento di trattare e di aprire i tavoli, non di chiuderli. Non si può scherzare con uno strumento come lo sciopero che è l’extrema ratio della politica sindacale. Non lo possiamo banalizzare, rischiando, di fatto, di sminuirne l’efficacia.

Non si può scherzare sulla pelle dei lavoratori, che sono i primi a metterci la faccia e i soldi di tasca propria. Questo non è il momento di perdere tempo, ma di rimboccarsi le maniche e di trattare con l’azienda”.

Le lavoratrici e i lavoratori di Equitalia scenderanno in piazza venerdì, alle ore 15, nei pressi della ex stazione Leopolda, nell’ambito di un’agitazione unitaria decisa a livello nazionale, per manifestare con forza tutta la loro indignazione per l’emanazione del decreto fiscale che mette in discussione il loro posto di lavoro, e per le reiterate dichiarazioni del Presidente del Consiglio che, oltre ad offendere chi serve lealmente lo Stato, contribuiscono ad alimentare un clima nel quale trovano terreno fertile frange violente e giustizialiste che, con squallide e vigliacche azioni come quelle dello scorso 27 ottobre, mettono a rischio la stessa incolumità dei dipendenti. Con l’emanazione del decreto fiscale recante “Disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili” che prevede la soppressione di Equitalia, lo Stato dà di sé una pessima immagine.

I lavoratori, che da anni sono soggetti alle peggiori ingiurie scritte e gridate dagli evasori e bersaglio dei troppi rappresentanti politico-istituzionali esercitatisi ripetutamente nel “tiro all’esattore” alla ricerca di un facile consenso, vengono ora tacciati di essere dei “vampiri” proprio da colui che dovrebbe essere il garante del benessere del Paese. Il Governo dispone che gli 8.000 lavoratori (472 in Toscana), impiegati in un settore privato, siano trasferiti in un nuovo ente pubblico economico, subordinandone - all’art.

9 - il trasferimento “previo superamento di apposita procedura di selezione e verifica delle competenze”, non riconoscendo, nei fatti, le loro professionalità maturate sino a oggi e che, solo negli ultimi due anni, hanno consentito allo Stato di incassare oltre 15 miliardi di euro. Se passasse il concetto della verifica delle competenze ci sarebbe il serio rischio di vedere spazzato via, in dieci parole nascoste tra una virgola e un punto di un decreto populista, tutto il diritto del lavoro che fa capo all'art.

2112 del codice civile e che garantisce, in caso di cessione di ramo di azienda, la continuità lavorativa e i diritti acquisiti dei dipendenti. I lavoratori di Equitalia sarebbero solo i primi di una lunga serie che, a discrezione del datore di lavoro, potrebbero trovarsi a casa, superando le norme della legge 223 sui licenziamenti collettivi, le procedure contrattuali sulle ricadute occupazionali e le norme comunitarie in materia.La First e la Cisl Toscane intendono fornire tutto il loro appoggio alle lavoratrici e ai lavoratori di Equitalia, sollecitando le proprie strutture ai massimi livelli, affinché si modifichi il testo del decreto, per tutelare la lealtà, la professionalità e difendere la dignità di questi fedeli servitori dello Stato così pesantemente vilipesi da demagogiche esternazioni e da vili attentati alle loro persone. La Cisl invita nuovamente il Governo ad aprire un confronto con le parti sociali per affrontare una riforma della materia fiscale (come sollecitato con la proposta di legge popolare sottoscritta da 500 mila italiani e presentata dalla Cisl in Parlamento), che ristabilisca equità nel Paese e faccia partire una crescita della domanda interna necessaria a uscire dalla crisi.

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